Rinnovabili • Rischio erosione costiera: 66% dei delta fluviali italiani è in pericolo Rinnovabili • Rischio erosione costiera: 66% dei delta fluviali italiani è in pericolo

Rischio erosione costiera, l’Italia arretra di 10 metri all’anno

Uno studio dell’Università di Pisa fotografa 4 decenni di cambiamenti lungo le coste sabbiose italiane. Il delta del Po, l’Arno, l’Ombrone e il Sinni tra le aree più colpite

Rischio erosione costiera: 66% dei delta fluviali italiani è in pericolo
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Il rischio erosione costiera in Italia è una minaccia concreta e in rapida evoluzione. In gran parte della penisola. Oggi, il 66% dei 40 principali delta fluviali italiani è interessato da fenomeni di erosione costiera. Con punte che superano i 10 metri di arretramento della linea di costa all’anno. Una percentuale che arriva al 100% se si escludono le aree protette da difese artificiali.

A rivelarlo è un’analisi basata su immagini satellitari e su 40 anni di dati, dal 1984 al 2024, condotta dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e pubblicata di recente sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science.

L’Italia e il Mediterraneo tra le aree più vulnerabili al rischio erosione costiera

La ricerca prende in esame l’intera fascia costiera sabbiosa italiana. E si concentra in particolare sui delta fluviali, considerati tra gli ambienti più fragili e soggetti a trasformazioni. Questi territori sono vulnerabili non solo per la loro conformazione morfologica, ma anche per la combinazione di fattori climatici e antropici che ne minano la stabilità.

In particolare, i cambiamenti climatici – come la riduzione delle precipitazioni annuali, l’aumento degli eventi meteorologici estremi e l’innalzamento del livello del mare – hanno alterato profondamente il ciclo idrologico e ridotto la capacità dei fiumi di trasportare sedimenti fino alle foci. Un processo essenziale per mantenere l’equilibrio costiero.

Delta fluviali ed erosione: i casi più critici

Dallo studio emerge una fotografia dei delta fluviali italiani come hotspot della crisi climatica. Le situazioni più critiche si riscontrano da Nord a Sud:

  • nel delta del Po, dove l’interazione tra subsidenza naturale, innalzamento del mare e opere umane ha reso l’area altamente vulnerabile, con numerosi tratti in arretramento;
  • nella costa toscana, dove il Serchio e l’Arno registrano arretramenti medi tra i 2 e i 3 metri all’anno, mentre il delta dell’Ombrone presenta tassi di erosione tra i 5 e i 6 metri all’anno, minacciando sia l’ecosistema del Parco della Maremma che le attività economiche locali;
  • nel delta del Sinni, in Basilicata, si osserva uno degli episodi più gravi di erosione costiera in Italia, con perdite superiori ai 10 metri l’anno.

Le cause di questi fenomeni sono molteplici: oltre ai cambiamenti climatici, dighe, bonifiche, urbanizzazione e variazioni nell’uso del suolo hanno progressivamente ridotto l’apporto sedimentario dei fiumi. Accelerando il ritiro della costa.

“E’ chiara l’urgenza di adottare strategie sostenibili per gestire le coste, mitigare gli effetti dell’erosione e proteggere le aree più fragili – spiega Marco Luppichini, co-autore dello studio sul rischio erosione costiera in Italia – grazie al nostro studio abbiamo realizzato un database omogeneo per l’intero territorio nazionale così da aiutare una possibile pianificazione degli interventi a difesa delle zone più a rischio, come i delta fluviali, veri e propri “hotspot” della crisi climatica in corso”.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.