Durante il vertice i leader europei hanno espresso tutta la loro insoddisfazione per la transizione verde dell'Unione. Dalla riunione del Consiglio europeo altre modifiche alle norme sul clima.

Rinviata ancora l’approvazione dell’obiettivo climatico dell’UE
I leader europei si sono incontrati il 23 ottobre per discutere di come raggiungere l‘obiettivo climatico dell’UE per il 2040 ma la discussione in seno al Consiglio europeo è terminata senza che fosse presa una decisione definitiva in merito. Ora il testimone passa alla riunione straordinaria dei Ministri dell’Ambiente fissata per il 4 novembre.
L’Unione Europea avrebbe dovuto approvare il nuovo obiettivo climatico al 2040 almeno entro settembre, come richiesto dalle Nazioni Unite, ma ha mancato la scadenza. Adesso è con l’acqua alla gola e spera di farlo prima del vertice sul clima COP30 del 6 e 7 novembre in Brasile.
La politica climatica UE si svuota
Il dibattito di giovedì 23 ottobre riguardava la strategia da seguire per allineare gli obiettivi climatici dell’UE alle necessità economiche e doveva servire a rompere l’impasse sul nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni del blocco per il 2040.
Durante il vertice i leader europei hanno espresso tutta la loro insoddisfazione per la transizione verde dell’Unione e infatti le conclusioni del Consiglio europeo risultano molto vaghe e non arrivano all’approvazione definitiva dell’obiettivo climatico al 2040 proposto dalla Commissione. Il braccio esecutivo dell’UE aveva suggerito una riduzione delle emissioni di CO2 dell’UE fino al 90% rispetto ai livelli del 1990. I Ministri dovrebbero riunirsi nuovamente e votare il 4 novembre per approvare il target, appena prima dell’inizio dei lavori della COP30.
In previsione del vertice del 23 ottobre, era stata preparata una bozza di documento conclusivo. Nella bozza i leader europei avevano chiesto alla Commissione delle solide misure a sostegno delle industrie. A conclusione della riunione, i Ventisette hanno infatti chiesto alla Commissione di “sviluppare ulteriormente le condizioni necessarie per sostenere l’industria e i cittadini europei nel raggiungimento dell’obiettivo” climatico intermedio al 2040 (le controverse condizioni abilitanti).
Il Consiglio ha sottolineato che lo sforzo globale di riduzione delle emissioni debba essere efficiente anche sotto il profilo dei costi, chiedendo un livello adeguato di crediti internazionali, ossia gli strumenti che l’UE e gli Stati Membri finanziano in Paesi terzi per compensare le emissioni di carbonio.
La clausola di revisione
I leader europei hanno manifestato la necessità di una clausola di revisione all’obiettivo climatico dell’UE al 2040, come si legge nelle conclusioni del vertice. L’unico scopo della clausola è preparare il terreno per riuscire eventualmente a indebolire l’obiettivo in futuro. A sostenere la misura è stata in primo luogo la Polonia, affermando che fosse necessaria nel caso in cui le tecnologie verdi non si sviluppino come previsto o le condizioni economiche non rendano possibili gli investimenti necessari a raggiungere l’obiettivo climatico.
Diversi Stati hanno chiesto maggiore flessibilità soprattutto in vista del fatto che le loro foreste stanno faticando ad assorbire le emissioni di CO2, a causa principalmente di problemi come gli incendi boschivi. I leader hanno inoltre chiesto all’UE che, qualora le foreste non saranno in grado di assorbire le emissioni di CO2, altri settori non si vedano costretti a ridurre le emissioni più rapidamente per poter raggiungere l’obiettivo del 2040.
Condizioni abilitanti
Il focus dei colloqui tra i rappresentanti dei Governi dell’EU ha riguardato le cosiddette condizioni abilitanti. Tali condizioni altro non sono che finanziamenti e politiche di sostegno ritenute necessarie a ridurre le emissioni di gas serra e al contempo a sostenere le imprese europee. Il Primo Ministro olandese Dick Schoof ha detto di aspettarsi che l’Unione rispetti gli obiettivi climatici. “Tuttavia – ha aggiunto – dovremo valutare attentamente come mantenerli realizzabili per cittadini e aziende“.
I dettagli di tali condizioni arriverranno prima dell’incontro del 4 novembre. Definirli non sarà semplice perché alcuni Stati Membri potrebbero chiedere di ritardare l’attuazione della nuova tassa sul carbonio applicata ai trasporti e ai combustibili per il riscaldamento. Il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di sviluppare ulteriormente tali condizioni abilitanti e si aspetta che i co-legislatori portino avanti rapidamente i lavori su questo punto.
Altre modifiche alle norme sul clima
In vista del Consiglio europeo di ieri, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si era impegnata ad adeguare le principali leggi ambientali ai desideri degli Stati Membri per poter arrivare a un accordo sul nuovo obiettivo climatico. In una lettera ai leader nazionali a inizio settimana, von der Leyen aveva esposto i piani per modificare, tra le altre cose, il meccanismo di fissazione del prezzo del carbonio dell’UE e le norme attuali sugli obiettivi climatici delle foreste.
E infatti il Consiglio europeo ha accolto con favore “l’intenzione della Commissione di proporre misure per facilitare l’entrata in vigore dell’ETS 2” e ha invitato la stessa Commissione a “presentare una revisione del quadro di attuazione dell’ETS 2, compresi tutti gli aspetti pertinenti”.
Il Consiglio ha anche espresso il proprio favore al riesame del regolamento sui livelli di emissioni di CO2 delle autovetture e dei furgoni, come proposto dalla Commissione a inizio settimana. E ha chiesto la rapida presentazione di un proposta al riguardo.
Le condizioni poste dal Governo italiano: il no di Meloni alla legge Clima dell’UE
In un discorso al Senato, la Presidente del Consiglio Meloni, ha definito i paletti posti dal Governo italiano alle proposte di Bruxelles. Il no di Meloni era diretto in primo al nuovo obiettivo intermedio al 2040 che, per la Presidente, doveva appunto comprendere “chiare e definite condizioni abilitanti”.
Tali strumenti, a detta di Meloni, servono a raggiungere gli obiettivi senza compromettere l’economia europea. La Presidente aveva parlato di “follie verdi“ in merito alla transizione ecologica che intende perseguire l’UE. Meloni ha chiesto di conteggiare sino almeno al 5% (tanto degli obiettivi a livello UE, tanto degli obiettivi nazionali), i crediti internazionali.
Meloni aveva inoltre chiesto la massima flessibilità nella contabilizzazione delle riduzioni nelle emissioni ottenute dai diversi sistemi di cattura del carbonio attualmente in uso. Non solo, aveva anche invocato l’adozione di una “robusta clausola di revisione degli obiettivi climatici sanciti dalla Legge Clima europea“.
La seconda condizione posta da Meloni all’UE puntava di nuovo all’applicazione del principio della neutralità tecnologica a tutta la legislazione climatica UE, a cominciare dal settore automobilistico e dell’industria pesante. In sostanza, Meloni si è unita al coro di chi chiedeva di ripensare l’obbligo di eliminazione graduale delle nuove auto con motore a combustione interna entro il 2035.
I timori del WWF sull’obiettivo climatico dell’UE per il 2040
Il WWF ha espresso le proprie preoccupazioni per la mancanza di chiarezza delle conclusioni del Consiglio su tempi, quantità e qualità delle compensazioni internazionali, che rischiano di limitare l’ambizione dell’obiettivo climatico.
“L’obiettivo del 90% non è stato contestato dai leader dell’UE, quindi rimane l’unica cifra sul tavolo. La domanda da farsi è: quanto di questa percentuale sarà costituita da reali riduzioni delle emissioni nazionali piuttosto che da compensazioni internazionali? Considerata l’inaffidabilità dimostratasi in passato, la risposta corretta deve essere zero. L’atmosfera non può essere ingannata da una contabilità creativa“, ha affermato Alex Mason, Responsabile Clima ed Energia del WWF dell’UE.
“I leader europei – ha proseguito Mason – hanno anche trascurato la causa principale del declino degli assorbimenti naturali, suggerendo invece che gli obiettivi climatici dell’UE in materia di assorbimenti di carbonio debbano essere ridotti. Pozzi di carbonio terrestri stabili e sani sono fondamentali affinché l’UE raggiunga i propri obiettivi climatici e garantisca la resilienza contro i crescenti impatti del clima. La scienza è chiara: il disboscamento è la causa principale del minor tasso di assorbimento di CO2 da parte delle foreste dell’UE, non le catastrofi naturali. Questo è ciò che l’UE dovrebbe affrontare“.













