Riportare le temperature a 1,5 °C dopo lo sforamento non è ancora un progetto politico chiaro e definito. Per rendere possibile un calo delle temperature globali, a seguito di un superamento iniziale di 1,5 °C, la Terra, nel complesso, dovrebbe raggiungere emissioni globali nette negative.

Tra fine settembre e inizio ottobre nella cittadina di Laxenburg, in Austria, si è tenuta la prima conferenza internazionale, prima in assoluto, sul tema dello sforamento climatico. Per tre giorni quasi 200 ricercatori ed esperti di questioni legali hanno esaminato e discusso dei futuri percorsi di riscaldamento globale. L’ambizione per tali percorsi, così come previsto dall’Accordo di Parigi sul clima, prevede che l’obiettivo di limitare a 1,5 °C il riscaldamento globale venga raggiunto dall’alto, piuttosto che dal basso, puntando a emissioni nette negative.
Il rischio di superare la soglia di riscaldamento di 1,5 °C sta diventando sempre più realistico, rendendo più importante che mai comprendere le sfide dello sforamento climatico ed esplorare le modalità per rispondere a tale rischio. La conferenza ha permesso di identificare alcune lacune critiche nella ricerca, contribuendo a plasmare il futuro del lavoro scientifico riguardo questa tematica quanto mai urgente. I lavori hanno riguardato otto temi: ambizioni di mitigazione più alte possibile; rimozione dell’anidride carbonica; risposte del sistema terrestre; impatti climatici; punti di non ritorno; adattamento; perdite e danni; implicazioni legali. Carbon Brief ha fornito un resoconto molto esaustivo.
Percorsi di sforamento climatico
I percorsi di sforamento climatico si basano sul presupposto che venga superato il limite di 1,5 °C di riscaldamento globale per poi scendere di nuovo al di sotto dello stesso limite attraverso tecniche di rimozione del carbonio dall’atmosfera. Lo scopo della conferenza era esplorare la fattibilità dei percorsi di superamento ed esaminare i quadri giuridici utili a realizzarli. I ricercatori e gli scienziati riuniti in Austria si sono anche confrontati in merito alle possibili conseguenze di un eventuale aumento, e del successivo calo, delle temperature globali sull’azione per il clima, sulla società e sui sistemi climatici del pianeta.
Joeri Rogelj, professore di climatologia e politica climatica all’Imperial College di Londra, intervenuto alla conferenza, ha spiegato che entrare in un mondo con 1,5 °C di riscaldamento globale ed essere chiamati a gestire i percorsi di sforamento si può ritenere un esercizio di “gestione del fallimento“. Secondo il climatologo, è fondamentale che tale fallimento sia riconosciuto affinché sia possibile minimizzare e gestire la situazione, definire le implicazioni sia delle azioni tra intraprendere nel breve termine sia di quelle da mettere in atto nel lungo termine per invertire l’aumento della temperatura globale.
Gli Studi sull’overshoot
Gli studi dedicati al superamento sono aumentati molto nel corso degli ultimi anni man mano che le prospettive di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C si riducevano gradualmente. Carl-Friedrich Schleussner, ricercatore senior presso l’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) e organizzatore della conferenza, ha detto che l’occasione sarebbe servita proprio a riunire le diverse comunità di ricerca impegnate a lavorare su questo nuovo campo della scienza.
Come comunicare correttamente lo sforamento
Uno dei focus della conferenza ha riguardato la maniera più corretta per comunicare il concetto di sforamento climatico. Il termine significa superare o andare oltre un certo limite ma, per la climatologia, la parola sforamento implica sia il mancato raggiungimento di un obiettivo sia le azioni successive intraprese per correggere quell’insuccesso.
Attualmente, la parola si utilizza per descrivere le traiettorie future della temperatura oltre il limite di 1,5 °C previsto dall’Accordo di Parigi e la successiva discesa sotto questo stesso livello. Non tutti gli scenari di sforamento, però, sono uguali perché un percorso di emissioni può sia superare 1,5 °C nel breve termine che limitare il riscaldamento entro i 1,5 °C nel lungo termine. In base alla definizione dell’IPCC AR6, lo sforamento di 1,5°C si riferisce a “percorsi che prima superano un livello specifico di concentrazione, forzante o riscaldamento globale, e poi tornano a o scendono sotto quel livello entro un periodo di tempo specificato (ad esempio, prima del 2100)”.
Ambizioni di mitigazione
L’argomento principale affrontato durante la conferenza riguardava le ambizioni globali di tagliare le emissioni di carbonio. Joeri Rogelj, professore di climatologia e politica climatica all’Imperial College di Londra, ha parlato della recente sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sui contributi determinati a livello nazionale. La sentenza sottolinea che il livello di ambizione degli NDC non è puramente discrezionale per uno Stato e che ciascun Governo dovrebbe lavorare per garantire che i propri NDC riflettano la massima ambizione possibile per raggiungere l’obiettivo di temperatura a lungo termine stabilito nell’Accordo di Parigi.
Nella stessa sessione è emerso che riportare le temperature a 1,5 °C dopo lo sforamento non è ancora un progetto politico chiaro e definito. Per rendere possibile un calo delle temperature globali, a seguito di un superamento iniziale di 1,5 °C, la Terra, nel complesso, dovrebbe raggiungere emissioni globali nette negative.
Emissioni globali nette negative
L’espressione zero emissioni nette descrive la condizione seguente: le emissioni di un Paese sono bilanciate dalla quantità di gas serra che è possibile rimuovere dall’atmosfera. L’espressione emissioni nette negative, invece, si riferisce a una condizione in cui le rimozioni superano le emissioni prodotte. La Danimarca, per il momento, è l’unica economia avanzata ad avere un obiettivo netto negativo quantificato di riduzione delle emissioni del 110% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. Anche la Finlandia ne ha al 2035 e al 2040, mentre la Germania l’anno scorso ha annunciato l’intenzione di fissarne uno. Tuttavia, alcuni piccoli Paesi, come Panama, Suriname e Bhutan, avebbero già raggiunto l’obiettivo netto negativo. Gli sforzi fatti in tal senso, dunque, sono ancora troppo pochi e soprattutto le economie più avanzate dovrebbero impegnarsi molto di più.
Rimozione del carbonio
Esistono molte tecniche per rimuovere la CO2 dall’atmosfera, come la riforestazione e i metodi di cattura e stoccaggio del carbonio. Il carbonio catturato deve essere trattenuto a tempo indeterminato per poter essere efficace nel ridurre le temperature globali.
Un altro tema importante emerso quindi durante la conferenza è stato questo: le temperature globali avrebbero risposto alla rimozione di carbonio nello stesso modo in cui hanno risposto all’aumento delle emissioni a livello mondiale? Ossia, scenderebbero con la rimozione del carbonio così come sono salite quando il carbonio nell’atmosfera è aumentato? Risposta: non è detto. Potrebbe verificarsi un’asimmetria. Ecco perché agire solo in ottica emissioni nette zero non basta.
Quando si parla di sforamento delle emissioni, in molti casi, ci si riferisce a mondo a zero emissioni nette. Parlare invece di un mondo a emissioni nette negative potrebbe essere la chiave per una comunicazione migliore e rivelarsi una strategia più efficace. Come è venuto fuori dalla conferenza, in tal modo, l’obiettivo di limitare a 1,5 °C il riscaldamento globale verrebbe raggiunto dall’alto, piuttosto che dal basso.
Impatti dello sforamento climatico
Uno degli otto temi della conferenza prevedeva la discussione su reversibilità o irreversibilità degli impatti climatici. Le risposte da dare cambiano a seconda del tipo di impatto, da quanto velocemente si riesce a far scendere la temperatura dopo lo sforamento e di quanto è lo sforamento.
Samuel Lüthi, ricercatore presso l’Istituto di Medicina Sociale e Preventiva dell’Università di Berna, si è concentrato su un impatto in particolare e ha affermato che lo sforamento delle temperature potrebbe avere conseguenze sul tasso di mortalità correlata al caldo. Utilizzando i dati sulla mortalità provenienti da 850 località in tutto il mondo, Lüthi ha mostrato come le proiezioni basate su un percorso in cui il riscaldamento globale supera di 0,1-0,3 °C il grado e mezzo di aumento, prima di scendere al 1,5 °C entro il 2100, comportino il 15% in più di decessi correlati al caldo nel XXI secolo rispetto a un percorso con un superamento inferiore a 0,1 °C.
Conclusioni della conferenza
Il riscaldamento globale superiore a 1,5 °C aumenterà le perdite economiche e provocherà sempre più danni irreversibili e inaccettabili per persone, società e ambiente. È fondamentale ridurre al minimo sia il riscaldamento massimo che la durata del superamento della temperatura di 1,5 °C per contenere ulteriori violazioni dei diritti umani e cambiamenti irreversibili a livello sociale ed ecologico. Ciò viene richiesto dal diritto internazionale ed è possibile farlo rimuovendo la CO2 dall’atmosfera e riducendo ulteriormente le emissioni di gas serra rimanenti. Lo sforamento è una questione scientifica importantissima ma riuscire a far capire quanto è importante l’argomento risulta spesso molto complesso. Cosa possiamo fare in ultima analisi? Agire per controllare le emissioni.
QUI il resoconto di Carbon Brief











