Lo sforamento di 1,5°C è "ormai quasi inevitabile". Uno studio internazionale a cui ha partecipato il CMCC delinea 3 scenari possibili per contenere l'overshoot e tornare alla soglia più ambiziosa del Paris Agreement

I negoziati internazionali sul clima si aggrappano ancora a un mantra: “tenere gli 1,5 gradi a portata di mano”. Superare l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi, tuttavia, è “ormai quasi inevitabile”. Ma è ancora possibile tornare indietro, entro questo secolo, dallo sforamento di 1,5°C. Servono strategie mirate, una comprensione migliore di come può rispondere il sistema climatico terrestre e quale sarà l’impatto del cambiamento climatico sull’uomo, la società e l’economia.
A questo tema – cruciale nel dibattito scientifico sul clima di questi anni – è dedicato lo studio “Overshoot: A Conceptual Review of Exceeding and Returning to Global Warming of 1.5°C”, pubblicato nell’Annual Review of Environment and Resources 2025 (scarica il pdf in fondo all’articolo). Lo studio è stato condotto dall’Australian National University insieme a ricercatori del CMCC italiano e diversi autori dei rapporti dell’International Panel on Climate Change dell’Onu (IPCC).
Il concetto di overshoot: definizione e dimensioni
L’overshoot nel contesto climatico ha una definizione precisa che va oltre il significato comune di “eccedere un limite”. Secondo la definizione dell’IPCC AR6, lo sforamento di 1,5°C si riferisce a “percorsi che prima superano un livello specifico di concentrazione, forzante o riscaldamento globale, e poi tornano a o scendono sotto quel livello entro un periodo di tempo specificato (ad esempio, prima del 2100)”.
Si tratta quindi di un concetto che incorpora sia il superamento che il successivo ritorno sotto una soglia predefinita.
Questa definizione differisce dall’uso comune del termine, che si limita a indicare il superamento di un limite. Nel linguaggio scientifico dell’IPCC, l’overshoot implica anche un’azione correttiva successiva, sebbene questa non possa cancellare completamente gli impatti negativi verificatisi durante il periodo di superamento.
Le dimensioni concettuali dell’overshoot analizzate nello studio includono:
- magnitudine dello sforamento: l’entità con cui la temperatura supera un livello specificato prima di iniziare a diminuire,
- durata dello sforamento: il periodo durante il quale la temperatura rimane sopra il livello specificato,
- picco dello sforamento: il livello massimo di riscaldamento raggiunto durante il periodo di sforamento,
- emissioni nette zero di CO2: quando la quantità di CO2 rilasciata nell’atmosfera è bilanciata dalla quantità rimossa,
- emissioni nette negative di CO2: quando viene rimossa più CO2 dall’atmosfera di quanta ne viene emessa.
Tutti fattori che è fondamentale considerare per delineare le possibili traiettorie dello sforamento di 1,5°C e del ritorno al di sotto di questo limite fissato dal Paris Agreement.
L’IPCC e l’Accordo di Parigi: lo sforamento di 1,5°C tra scienza e politica
L’Accordo di Parigi del 2015 ha stabilito l’ambizione di “perseguire sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, riconoscendo che ciò ridurrebbe significativamente i rischi e gli impatti del cambiamento climatico”.
Questa formulazione è stata ulteriormente rafforzata alla COP28 di Dubai, dove i paesi hanno riaffermato l’impegno a “mantenere 1,5°C alla portata”.
Queste ambizioni politiche si scontrano con la realtà scientifica, sottolinea lo studio. Secondo l’IPCC, il riscaldamento globale raggiungerà 1,5°C entro i primi anni 2030, anche negli scenari di mitigazione più ambiziosi. E aumenterà ulteriormente fino a circa 1,6°C entro la metà del secolo, con buona probabilità. Questi scenari presuppongono un’azione globale concertata dal 2020 e una riduzione delle emissioni di gas serra del 60% entro il 2035, ma finora le emissioni globali hanno continuato ad aumentare.
Il budget di carbonio rimanente per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C con una probabilità del 50% a partire dal 1° gennaio 2025 è inferiore a 4 anni di emissioni attuali. Non esiste alcun precedente storico o scenario dai modelli di valutazione integrata globale in cui le emissioni si ridurrebbero abbastanza rapidamente da rimanere entro questo budget di carbonio residuo.
Questa discrepanza ha portato a una rimodulazione del significato di “mantenere 1,5°C alla portata”: non si tratta più di evitare completamente il superamento di 1,5°C, ma di limitarne l’entità e la durata, per poi riportare il riscaldamento globale a 1,5°C prima della fine del secolo. La sfida politica, dunque, è far sì che lo sforamento di 1,5°C sia il più contenuto possibile e duri meno tempo possibile.
I rischi dell’overshoot: implicazioni per ecosistemi e società
Gli ultimi rapporti del 6° ciclo di valutazione dell’IPCC (2021-2023) hanno chiaramente dimostrato che i cambiamenti negli eventi estremi e i rischi correlati al clima aumentano con ogni incremento di riscaldamento globale. E che i rischi saranno maggiori se il riscaldamento globale supera 1,5°C rispetto a scenari in cui fosse stato limitato a, o sotto, quel livello.
Eventi estremi come ondate di calore, precipitazioni intense e siccità in alcune regioni diventeranno più intensi e frequenti con ogni incremento di riscaldamento globale, anche di soli 0,1°C. Lo sforamento di 1,5°C aumenta inoltre la probabilità di perdite irreversibili, come il collasso delle barriere coralline in acque calde.
Fin qui, si tratta di conseguenze assodate. Ciò che risulta meno chiaro dalla letteratura scientifica attuale è:
- in che misura riportare il riscaldamento a 1,5°C prima della fine del secolo limiterebbe o ridurrebbe i rischi climatici rispetto a uno scenario in cui il riscaldamento si stabilizza sopra 1,5°C;
- come si confrontano i rischi dopo un ritorno a 1,5°C con quelli che si sarebbero verificati se 1,5°C non fosse mai stato superato;
- quanto sono fattibili i diversi percorsi di overshoot nel mondo reale.
Le conseguenze per l’adattamento sono significative. Le società dovranno adattarsi non solo al superamento temporaneo di 1,5°C, ma anche alle diverse velocità di cambiamento: prima un riscaldamento accelerato, poi una stabilizzazione e infine un raffreddamento. Questo richiede strategie di adattamento flessibili e robuste, evidenzia lo studio. Strategie che possano rispondere a condizioni climatiche in evoluzione, il che complica ulteriormente la pianificazione a lungo termine.
Scenari dello sforamento di 1,5°C: percorsi possibili
Gli scenari di overshoot rappresentano un’area di studio cruciale per comprendere le future traiettorie climatiche. Questi percorsi sono caratterizzati da 3 fasi distinte: la fase di superamento di 1,5°C, il picco di temperatura, e la fase di declino per tornare sotto la soglia.
La stabilizzazione del riscaldamento globale a qualsiasi livello richiede almeno emissioni nette zero di CO2 a livello globale, insieme a riduzioni profonde e sostenute delle emissioni di gas diversi dalla CO2. Limitare il riscaldamento globale attorno a 1,5°C richiede cambiamenti rapidi e trasformativi in tutti i settori per raggiungere emissioni nette zero di CO2 entro gli anni ’50. Ogni anno di ritardo ovviamente aumenta la magnitudo dello sforamento di 1,5°C.
Invertire il riscaldamento globale riportandolo a 1,5°C richiederebbe sforzi di mitigazione ancora maggiori dopo la metà del secolo per ottenere una combinazione di emissioni nette negative sostenute di CO2 e ulteriori riduzioni delle emissioni di gas non-CO2. Questo potrebbe creare rischi e pressioni aggiuntivi e disomogenei sulla natura e sulla società, che si aggiungerebbero ai rischi derivanti dal cambiamento climatico stesso, evidenzia lo studio.
Le traiettorie di overshoot devono considerare diversi fattori critici:
- aspetti geofisici: le risposte del sistema Terra e come i diversi componenti (oceani, ghiacciai, permafrost) reagiscono a temperature diverse e in fasi diverse dell’overshoot;
- tecnologie di emissioni negative: il ruolo delle tecnologie di rimozione della CO2 (Carbon Dioxide Removal, CDR) come la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio (BECCS), la cattura diretta dell’aria (DAC), e soluzioni basate sulla natura;
- implicazioni economiche: i costi dell’overshoot confrontati con quelli della stabilizzazione a livelli più alti di riscaldamento;
- aspetti ambientali: gli impatti sui servizi ecosistemici e sulla biodiversità durante e dopo il periodo di overshoot;
- dimensioni socioculturali e istituzionali: le implicazioni per la giustizia climatica, l’equità intergenerazionale e i meccanismi di governance internazionale.
Tre scenari possibili di overshoot di 1,5°C e ritorno
Lo studio identifica alcuni “scenari illustrativi” di sforamento di 1,5°C e ritorno sotto questa soglia entro il 2100. Sono costruiti a partire da combinazioni diverse di 3 direttrici fondamentali per l’azione climatica, che vanno oltre ciò che è necessario per fermare semplicemente l’aumento del riscaldamento globale:
- ulteriore riduzione delle emissioni residue lorde di CO2,
- ulteriore aumento del CDR,
- ulteriore riduzione delle emissioni di gas a effetto serra che esprimo un potenziale elevato nel breve termine (in particolare il metano, CH4).
“Tutte e tre le componenti potrebbero, in linea di principio, ridurre il livello di riscaldamento globale di almeno 0,1°C o più e svolgere ruoli complementari per raggiungere un calo complessivo della temperatura”, calcola lo studio.
La tabella seguente illustra le caratteristiche di ciascuno dei 3 scenari di sforamento di 1,5°C e ritorno:
Caratteristica | Scenario 1 | Riduzione ulteriore delle emissioni lorde di CO2 | Scenario 2 | Espansione della rimozione di CO2 (CDR) | Scenario 3 | Riduzione avanzata delle emissioni di CH4 |
Strategia principale | Ridurre drasticamente le emissioni lorde di CO2 per ottenere emissioni nette negative senza aumentare CDR | Aumentare massicciamente la CDR per compensare le emissioni residue e ottenere emissioni nette negative | Ridurre ulteriormente il metano (CH4), mantenendo CO2 netta quasi a zero |
Obiettivo entro il 2100 | Emissioni lorde ridotte a ~2 GtCO2/anno | Più di 20 GtCO2/anno rimosse tramite CDR | Riduzioni avanzate delle emissioni di CH4, soprattutto da agricoltura |
Fonti delle emissioni residue | Settori hard-to-abate: industria, aviazione, trasporti pesanti | Qualsiasi settore con emissioni residue compensate da CDR | Agricoltura (ruminanti); fossili e discariche già ridotti nello scenario di riferimento |
Misure chiave | – Misure lato domanda – Cambiamenti nei consumi – Trasformazioni sistemiche – Politiche coordinate | – BECCS – Afforestazione – DACCS – CDR oceanico o nel suolo | – Cambiamenti dietetici – Riduzione consumo carne – Tecnologie: inibitori metano, vaccini |
Sfide ambientali | – Rischi di uso intensivo di biocarburanti – Pressioni su sicurezza alimentare | – Competizione per terra con agricoltura – Impatti su biodiversità – Eventi estremi (es. incendi) che minano l’efficacia | – Equità nelle diete – Impatto su redditi rurali e sicurezza alimentare |
Sfide tecnologiche | Tecnologie esistenti ma difficili da applicare nei settori critici | – Molte tecnologie non ancora pronte su larga scala – Incertezza su permanenza e reversibilità | Tecnologie ancora sperimentali o in sviluppo |
Sfide economiche | Costi alti per settori difficili da decarbonizzare | CDR molto costoso (es. DACCS), richiede forti investimenti pubblici e privati | Difficoltà politiche nel promuovere cambiamenti dietetici globali |
Requisiti di policy | Coordinamento internazionale, misure lato domanda, giustizia climatica | Supporto massiccio a ricerca e diffusione CDR | Politiche sensibili alle differenze culturali ed economiche, sostegno alla transizione agricola |
Impatto stimato sulla temperatura (da solo) | ↓ ~0.1–0.2°C entro il 2100 | ↓ ~0.1–0.2°C entro il 2100 | ↓ ~0.1–0.2°C entro il 2100 |
Sinergie con altri archetipi | Dieta → meno domanda di terra → più spazio per CDR | CDR su terra disponibile grazie a cambiamenti dietetici (scenario 3) | Riduzione carne → terra per afforestazione (scenario 2) |
Trade-off | Biocarburanti vs sicurezza alimentare | DACCS aumenta domanda energetica, può alzare costi elettrificazione | Difficile accettazione sociale e politica globale |
Limite di efficacia da solo | Non sufficiente se picco > ~1.7°C | Più necessario con picchi più alti; rischi aumentano | Non sufficiente da solo se il picco supera ~1.7°C |
Condizione per successo complessivo | Picco contenuto, azioni immediate, combinazione con altri archetipi | Sostegno rapido e massiccio a R&S e implementazione | Accettazione globale e cambiamento di sistema alimentare |
Questi scenari illustrativi mostrano che non esiste una risposta univoca alla domanda se un percorso di overshoot che supera 1,5°C di riscaldamento globale, raggiunge un picco di circa 1,7°C e poi riduce nuovamente il riscaldamento globale a 1,5°C sia preferibile a un percorso che supera 1,5°C e si stabilizza a 1,7°C.
Le preferenze dipenderanno in modo cruciale dalla distribuzione e dall’evoluzione dei rischi climatici, nonché dalla distribuzione e dal tipo di sforzi di mitigazione aggiuntivi che un declino del riscaldamento globale richiederebbe.