Minacciate Monreale e Cefalù, mete turistiche che calamitano gli interessi degli speculatori nel palermitano. In fiamme anche le province di Messina, Agrigento e Trapani
(Rinnovabili.it) – Mezza Sicilia brucia da un giorno e due notti. Il fuoco sta inghiottendo ettari su ettari di boschi e minaccia da vicino paesi e città, compresa Palermo dove sono state evacuate le aree a ridosso del monte Pellegrino. Le zone colpite non si limitano al capoluogo: fumo e fiamme anche nelle province di Trapani, Messina e Agrigento. È l’ormai consueta “epidemia” di incendi che colpisce puntualmente la Sicilia ogni estate. A giudicare dai primi riscontri, ma ancor di più guardando tempistica e coincidenze, dubbi ne rimangono pochi: anche questa volta si tratta per la maggior parte di incendi dolosi.
«Non sono piromani, la piromania è una malattia – commenta il direttore di WWF Italia Gaetano Benedetto – Gli autori dei roghi in Sicilia sono criminali». Intanto i sette Canadair dei vigili del fuoco e la Protezione civile continuano a lavorare per spegnere i roghi, ma non sono gli unici a osservare da vicino la situazione. Alla procura di Palermo è arrivato un fascicolo con i primi riscontri sull’origine degli incendi di Cefalù: sono iniziati in contemporanea da focolai distanti. Poi il forte scirocco ha fatto il resto, spingendo le fiamme fino a ridosso del centro abitato fino a lambire l’ospedale e il palazzetto dello sport. Situazione simile a Monreale e in decine di altre località.
Il presidente della Regione Rosario Crocetta, che in passato si è dovuto confrontare con estenuanti bracci di ferro con l’opulento e ridondante corpo forestale siciliano, ha pochi dubbi: «Certo, è una strana coincidenza che gli incendi siano iniziati esattamente 24 ore prima dall’avvio della campagna antincendio della Regione. E quando si sapeva che ci sarebbe stato un forte vento di scirocco. Insomma, non ci credo all’incendio casuale». Secondo Crocetta, che chiede di potenziare il sistema di sorveglianza, è il primo passo per speculare su zone di pregio come Cefalù e Monreale che “fanno gola a molti”.