Il rapporto edito annualmente dal Worldwatch Institute mette in guardia l’umanità sui rischi cui vanno incontro eco-sistemi ed economia se non vengono invertiti gli attuali modelli di consumo
I numeri parlano chiaro: 828 milioni di persone nelle baraccopoli, 800 milioni di auto responsabili di oltre la metà del consumo globale di combustibili fossili liquidi e di un quarto delle emissioni di anidride carbonica (80% di inquinanti nocivi nei paesi in via di sviluppo), 25-40% di tutta l’energia prodotta impiegata per costruire e gestire gli edifici (quota analoga nelle emissioni globali di anidride carbonica), un tasso di estinzione delle specie 1.000 volte più alto rispetto al periodo pre-industriale, con perdita di qualità ambientale, materie prime e servizi eco-sistemici indispensabili alla nostra vita e alla nostra economia. Per il WWF, se le cose non cambieranno, nel 2050 l’aumento della domanda di risorse (stimato in 140 miliardi di tonnellate di minerali, combustibili fossili, biomasse) causerà gravi conseguenze all’umanità e agli ecosistemi.
«Con la Conferenza mondiale di Rio+20 sullo sviluppo sostenibile, il 2012 può essere l’anno catalizzatore per impostare le basi di un sistema economico che promuova la salute delle persone e degli ecosistemi, insieme a un nuovo concetto di prosperità sostenibile – ha detto Adriano Paolella, Direttore Generale del WWF Italia – Per raggiungere questo obiettivo servono una nuova economia verde che punti anche all’eliminazione della povertà, un quadro istituzionale internazionale autorevole, ma anche un’attivazione concreta da parte di cittadini e comunità, a tutti i livelli della società. Piccoli passi avanti sul fronte politico o tecnologico non saranno sufficienti a salvare l’umanità. Dobbiamo cambiare radicalmente la nostra cultura dei consumi e rimettere come priorità assoluta il benessere del pianeta e dell’uomo, per essere protagonisti di un futuro più equo per tutti».