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Acque reflue, Italia di nuovo pizzicata: dall’UE multa da 13,5 mln ogni 6 mesi

Il processo di fronte alla Corte di Giustizia europea riguardava riguarda 5 centri urbani tra Sicilia e Valle d’Aosta: Castellammare del Golfo I, Cinisi, Terrasini, Trappeto (Sicilia) e Courmayeur (Valle d'Aosta)

Prende piede l’idea di trasformare le acque reflue in carburante per aerei
Foto di u_nnjglrk13q da Pixabay

Nuove multe all’Italia per non aver rispettato la direttiva UE sulle acque reflue. Sanzione da 10 milioni di euro. A cui si aggiungono oltre 13,5 milioni, ogni 6 mesi, in caso di mancato adeguamento. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’UE (CGUE) con un pronunciamento il 27 marzo scorso.

È la seconda volta che Roma viene condannata per non aver rispettato la normativa comunitaria, aggiornata nel 2008 (e di nuovo a fine 2024 con la Direttiva 2024/3019, ma queste ultime modifiche non incidono sulla sentenza), sulla gestione delle acque reflue. La prima multa arrivò nel 2014, ma da allora il Belpaese non ha garantito la presenza di reti fognarie per le acque reflue urbane e i relativi trattamenti su tutto il territorio nazionale. Anche se il miglioramento c’è: si scende da 41 a 5 (in realtà 4) casi di irregolarità con danno ambientale.

4 centri urbani ancora fuorilegge sulle acque reflue

Il ricorso della Commissione UE – da cui nasce il procedimento e relativa multa all’Italia – riguarda 5 centri urbani tra Sicilia e Valle d’Aosta: Castellammare del Golfo I, Cinisi, Terrasini, Trappeto (Sicilia) e Courmayeur (Valle d’Aosta).

Per 4 dei 5 agglomerati, l’Italia ha riconosciuto le sue mancanze: gli interventi di adeguamento sono stati avviati, ma si concluderanno non prima della fine del 2026. Ovvero 8 anni dopo la costituzione in mora da parte della Commissione UE.

Parziale eccezione è Courmayeur, dove i lavori sarebbero finiti il 31 dicembre 2023, ma l’Italia non ha fornito i documenti necessari a dimostrazione del corretto funzionamento dell’impianto.

Su Trappeto, Roma invece ha insistito: per numero di abitanti, il centro urbano non ricadrebbe in certi obblighi più stringenti di gestione delle acque reflue. E i lavori sono stati ultimati nel 2023.

Sull’importo della multa all’Italia, la CGUE ha stabilito di far pesare come circostanza aggravante il drammatico ritardo – tra i 26 e i 28 anni – dell’adeguamento alla direttiva UE. Le multe però andranno a scendere d’importo man mano che l’Italia dimostrerà di aver messo in funzione gli impianti mancanti.

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