La Groenlandia è la più esposta: lì si concentra il 66% delle nuove coste e isole

Negli ultimi 20 anni, la fusione del ghiaccio nell’Artico ha “creato” 2.500 chilometri di nuove coste e ha fatto “apparire” 35 nuove isole precedentemente sommerse o coperte da ghiacci. Dati che rivelano un paesaggio in rapidissima evoluzione e danno l’idea del ritmo a cui corre il riscaldamento globale attorno al Polo Nord – molto più accelerato rispetto alla media del resto del Pianeta.
Lo rivela uno studio pubblicato su Nature Climate Change che analizza l’impatto del riscaldamento globale sulle regioni polari dell’emisfero settentrionale.
Fusione del ghiaccio nell’Artico, un fenomeno accelerato dal riscaldamento globale
Il riscaldamento dell’Artico, quadruplicato rispetto al resto del pianeta negli ultimi 40 anni, ha innescato una riduzione media annua di 10,3 miliardi di tonnellate di massa glaciale tra i ghiacciai marini.
Questo ritiro, definito “terminale” quando interessa la parte frontale del ghiacciaio, ha portato alla formazione di coste paraglaciali: territori dinamici composti da sedimenti non consolidati, morene e substrati rocciosi esposti.
Secondo lo studio sula fusione di ghiaccio nell’Artico, la Groenlandia è l’assoluta protagonista di questo “disvelamento” di terre emerse senza ghiaccio. Nell’isola più estesa del mondo si trova l’epicentro del fenomeno: lì sono localizzate il 66% delle nuove coste emerse censite dagli autori.
Altre aree critiche segnalate nello studio comprendono l’Artico canadese, la Russia e le isole Svalbard, dove i ghiacciai in ritiro hanno generato tra i 218 e i 240 km di litorale in ciascuna regione.
Lo studio sottolinea che, nonostante la riduzione dell’estensione glaciale, il rapporto tra area persa e nuova costa varia significativamente. In Alaska e nell’Artico canadese meridionale, ad esempio, il ritiro di piccoli ghiacciai ha prodotto un aumento sproporzionato di litorale rispetto alle dimensioni glaciali.
Inoltre, il 25% delle coste esposte si trova in zone con temperature medie inferiori ai -12°C, dove i processi erosivi sono rallentati ma non assenti1.
Uno scenario irreversibile?
I dati si inseriscono in un contesto globale allarmante: i ghiacciai perdono 267 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno dal 2000, e anche limitando il riscaldamento a +1,5°C, si prevede un calo del 25% della loro massa entro il 2100. La scomparsa dei ghiacciai marini non solo ridefinisce la geografia artica, ma trasforma radicalmente gli equilibri ecologici e socioeconomici di una regione già fragile.