L’economia circolare italiana ha 107 campioni

Oggi a Bruxelles l’incontro con le istituzioni europee per la tappa finale del Treno Verde di Legambiente

economia circolare italiana

 

 

(Rinnovabili.it) – Sono  aziende, cooperative, start-up, associazioni, realtà territoriali e Comuni. Ognuna di loro ha saputo investire su un nuovo modello produttivo,  “chiudendo il cerchio”. Sono i 107 campioni dell’economia circolare italiana premiati da Legambiente e la cui esperienza è approdata oggi all’Europarlamento, a Bruxelles, ultima tappa del Treno Verde 2017. La destinazione non è casuale dal momento che proprio i deputati europei si ritrovano fra le mani, in questi mesi, il potpourri di norme che compongono il Pacchetto Economia circolare.

 

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L’Unione Europea è alle prese con la revisione delle principali  direttive in materia di rifiuti, riciclo e discariche, definendo nuovi obiettivi per i Ventisette che dovranno poter cambiare radicalmente il sistema economico comunitario. Legambiente è oggi a Bruxelles, insieme ai campioni dell’economia circolare italiana proprio per sostenere la necessità di un accordo ambizioso tra Parlamento e Consiglio, affinché la riforma della politica europea dei rifiuti divenga al più presto realtà.

 

“È fondamentale che in sede di Consiglio l’Italia sostenga una riforma ambiziosa della politica comune dei rifiuti – insiste il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani – Il nostro governo deve fare la sua parte affinché si realizzi quella che è una strategia moderna e sostenibile per uscire dalla crisi, senza nascondersi dietro le posizioni di retroguardia di alcuni Stati membri che contrastano gli obiettivi sostenuti dal Parlamentoe”.

 

 

L’economia circolare italiana ha ottimi numeri

Come dimostra bene l’Atlante, l’Italia ha oggi tutte le carte in regola per fare da capofila nell’Europa dell’economia circolare. Le 107 esperienze – consultabili anche sulla mappa interattiva sul portale della campagna itinerante di Legambiente e Ferrovie dello Stato – portano avanti gestioni sostenibili dei rifiuti fondate su riciclaggio, raccolte differenziate domiciliari, tariffazione puntuale, riuso, prevenzione e innovazione industriale.

Il 33% lavora su scala nazionale, il 41% su scala regionale o locale, il 24% a livello internazionale. I tre settori su cui operano principalmente sono i rifiuti nel 62% dei casi, il riuso e il riutilizzo di beni (31%) e il sociale (27%), l’agricoltura (20%), l’industria (19%), il design (16%) e start up e ricerca (15%).

 

Il 65% contribuisce all’economia circolare riducendo l’utilizzo di materie prime vergini, il 53% previene la produzione di rifiuti e il 48% risparmia risorse (acqua, energia e materie prime) nella sua attività. Il 43% produce materie prime seconde, il 34% le utilizza. Il 38% ricicla rifiuti in altri cicli produttivi, e il 26% nello stesso. Il 36% svolge attività di riuso e riutilizzo dei prodotti, evitando che diventino rifiuti. Infine, rispetto ad ambiti più specifici, il 14% dei campioni lavora sullo spreco alimentare, il 13% produce biometano da scarti agricoli o zootecnici o da frazione organica dei rifiuti urbani.

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