UE: arriva il mega-programma di stimolo della Commissione Europea

I piani di ripresa nazionali saranno valutati attraverso la procedura del comitology, cioè attraverso la consultazione dei governi nazionali e la maggioranza qualificata degli Stati membri.

Il programma di stimolo dell’esecutivo UE prevede 500 miliardi di euro a fondo perduto

(Rinnovabili.it) – Il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha proposto un programma di stimolo senza precedenti da 750 miliardi di euro, principalmente attraverso sovvenzioni non rimborsabili, delegando ai governi un ruolo cruciale nel decidere come saranno spese le risorse. “La nostra volontà di agire deve essere all’altezza delle sfide che stiamo affrontando”, ha dichiarato von der Leyen al Parlamento Europeo.

Il programma di stimolo è sovvenzionato da un fondo che fa parte un quadro finanziario pluriennale aggiornato (QFP). Includerà un totale di sovvenzioni da 500 miliardi, mentre il resto (250) sarà offerto ai governi tramite prestiti a condizioni favorevoli. Il QFP mobiliterà altri 1,1 miliardi di miliardi di euro tra il 2021 e il 2027. Inoltre, l’UE ha offerto 540 miliardi di euro di assistenza in materia di liquidità agli Stati membri e alle società.

Per mobilitare questi fondi, la Commissione chiederà agli Stati membri il permesso di ottenere prestiti dai mercati a livelli record, aumentando le risorse proprie dell’UE al 2%. L’esecutivo UE, infatti, intende rimborsare il debito dividendo i costi per un periodo fino a 30 anni e introducendo nuove tasse UE, tra cui dazi “verdi” sulle emissioni di carbonio, la plastica e un’imposta digitale.

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Per far sì che il QFP e il fondo di risanamento siano attivi e funzionanti il ​​1° gennaio 2021, la Commissione ha affermato che un accordo sulle caratteristiche principali del programma di stimolo dovrebbe essere raggiunto entro l’estate. Oltre al pacchetto UE, gli Stati membri hanno anche adottato misure nazionali di stimolo fiscale per un totale di oltre il 3% del PIL dell’UE (circa 420 miliardi di euro).

Von der Leyen ha affermato che i fondi andranno a beneficio soprattutto delle regioni e dei settori più colpiti. Di conseguenza, la maggior parte delle sovvenzioni andrà all’Italia, che potrebbe ricevere fino a 82 miliardi di euro, e alla Spagna (fino a 77 miliardi di euro). Ma tutti gli Stati membri potranno accedere ai fondi. La Commissione ha proposto degli standard di assegnazione fissando un massimale per l’importo di sovvenzioni e prestiti a cui si potrà accedere, purché i piani nazionali “spuntino tutte le caselle” e gli Stati membri concordino.

Tuttavia, le scelte su Italia e Spagna hanno attirato le critiche di Paesi Bassi, Austria, Danimarca e Svezia, che si oppongono al prestito di un importo così elevato e alla concessione di sovvenzioni ai paesi in difficoltà. “Così facendo, la Commissione ha evitato qualsiasi decisione difficile o compromesso in questa fase”, ha affermato un diplomatico dell’UE di un paese del Nord intervistato da Euractiv. Von der Leyen ha tuttavia trovato sostegno tra i più grandi gruppi del Parlamento Europeo. “La solidarietà è tornata”, ha affermato il capo gruppo del Partito popolare europeo (PPE), Manfred Weber.

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Ora, i governi nazionali dovranno presentare piani di ripresa e resilienza per investimenti e riforme al fine di accedere alla maggior parte dei 750 miliardi di euro. I piani di investimento dovrebbero essere allineati con la trasformazione verde e digitale. Nel frattempo, le proposte di riforma dovrebbero essere “guidate” dalle raccomandazioni specifiche per paese emesse dalla Commissione agli Stati membri.

Una volta che i piani nazionali saranno inviati a Bruxelles, tutti gli Stati membri decideranno se i piani sono all’altezza attraverso la procedura di comitology, che richiede la consultazione dei governi nazionali. Von der Leyen ha deciso di introdurre questa procedura per garantire la “proprietà collettiva” dei fondi. Ciò significa che tutti gli Stati membri devono essere convinti che l’UE stia finanziando “le giuste priorità”. I piani nazionali dovrebbero essere approvati dalla maggioranza qualificata degli Stati membri (almeno 15 Stati membri che rappresentano il 65% della popolazione dell’UE).

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