Lo studio presentato al III Convegno Nazionale AERO evidenzia il potenziale economico, occupazionale e ambientale dell’eolico offshore per l’Italia.

Nel corso del III Convegno Nazionale AERO, dal titolo “Strategie e prospettive per lo sviluppo delle energie rinnovabili offshore in Italia”, tenutosi presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, rappresentanti del Governo, del Parlamento, delle istituzioni tecniche e del mondo industriale si sono confrontati sul futuro del settore. L’iniziativa è stata promossa da AERO – Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, con il supporto dell’Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo Sostenibile.
“Molti ci accusano di puntare solo agli incentivi, ma l’eolico offshore può dare al Paese molto più di quanto riceve: innovazione, lavoro, sostenibilità”, ha spiegato in apertura il presidente di AERO Fulvio Mamone Capria, sottolineando come il comparto non rappresenti solo una questione energetica, ma una vera occasione industriale e sociale.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, in un videomessaggio, ha parlato di eolico offshore come strumento centrale per la decarbonizzazione, sottolineando: “Dobbiamo creare le condizioni per rendere questo comparto economicamente equilibrato. Gli effetti positivi si faranno sentire a livello ambientale e industriale”.
Un tema condiviso anche dal Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare Nello Musumeci, presente in sala. “Non possiamo più permetterci ritardi. Le energie rinnovabili del mare sono una priorità anche per la protezione del territorio e per la crescita dei porti”, ha sottolineato Musumeci, evidenziando il valore strategico della cooperazione istituzionale. Il ministro ha anche promesso di portare la questione dell’eolico offshore alla riunione del Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare che si terrà il prossimo 29 luglio.
Al centro della giornata di dibattito, lo studio commissionato da AERO sulle potenzialità dell’eolico offshore, non solo dal punto di vista energetico ma anche economico, sociale ed occupazionale. I dati sono stati presentati da Ksenia Balanda, Head of Offshore Wind Italy di Nadara, e da Michele Schiavone, CEO di COP Italy. Le prospettive ambientali sono state invece approfondite dal prof. Roberto Danovaro, Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche e Presidente della Fondazione “Patto con il Mare per la Terra”.
Eolico offshore, una leva strategica per l’economia nazionale
Secondo lo studio AERO, la costruzione di nuovi impianti eolici offshore per una capacità totale di 3,8 GW – un valore che rappresenta il volume di progetti potenzialmente incentivabili dal decreto FER2 – comporterebbe un investimento complessivo di circa 21,5 miliardi di euro. Di questa cifra, la quota destinata a generare ricadute economiche dirette in Italia sarebbe molto elevata: il 70% dei costi di realizzazione (CAPEX) e il 90% dei costi di esercizio e manutenzione (OPEX) verrebbero spesi sul territorio nazionale. L’impatto sull’economia sarebbe amplificato da un moltiplicatore pari a 2,9: significa che ogni euro investito nel settore attiverebbe ulteriori 1,9 euro in valore economico aggiuntivo per il Paese, grazie all’indotto industriale e occupazionale attivato lungo tutta la filiera.
Il valore aggiunto complessivo stimato ammonta dunque a circa 62 miliardi di euro. Si tratta di un’opportunità concreta per consolidare la leadership italiana in settori chiave come metallurgia, meccanica, cantieristica e logistica portuale. Lo sviluppo dell’eolico offshore potrebbe rappresentare inoltre una risposta concreta alle crisi in atto in comparti strategici come l’automotive e la siderurgia.
L’occupazione nell’eolico offshore: un volano per il Mezzogiorno
L’impatto occupazionale stimato è rilevante. Circa 11.400 nuovi posti di lavoro diretti in fase di costruzione (e 45.600 includendo l’indotto), con una durata di cinque anni. Oltre il 55% dell’occupazione sarà localizzata su base regionale, in particolare nel Mezzogiorno. A questi si aggiungono circa 2.000 posti di lavoro costanti per 30 anni nella fase operativa.
Lo studio sottolinea come l’eolico offshore possa contribuire a preservare l’occupazione in una fase critica per l’industria europea. Inoltre, eviterebbe la perdita di competenze e il ricorso ad ammortizzatori sociali. Le ricadute si tradurrebbero anche in maggiori entrate fiscali e stabilità per i territori interessati.
Energia, prezzi e indipendenza: i vantaggi strutturali del comparto
L’eolico offshore è oggi la tecnologia più matura e scalabile per ridurre la dipendenza dal gas e calmierare il prezzo dell’energia. Il profilo di produzione è complementare al fotovoltaico. Produce soprattutto quando i prezzi dell’energia sono più elevati e riduce le ore in cui il Prezzo Unico Nazionale supera gli 80 €/MWh.
Secondo le simulazioni presentate, i benefici complessivi derivanti dall’inserimento dell’eolico offshore nel mix energetico – tra riduzione del PUN e valore aggiunto industriale – raggiungono i 103 miliardi di euro. Questo a fronte di costi per gli incentivi FER2 stimati in 30 miliardi. Una quota che, in realtà, è basata su una stima prudente del PUN (60 €/MWh) rispetto al valore reale del 2024 (102,6 €/MWh).
Le richieste del settore per sbloccare il potenziale dell’eolico offshore
Lo studio AERO ha evidenziato i principali ostacoli normativi e procedurali che rallentano lo sviluppo del comparto. In primo luogo, l’assenza dell’indicizzazione delle tariffe FER2 rispetto all’inflazione, elemento che riduce la sostenibilità economica dei progetti. Serve inoltre un calendario certo per le aste, che garantisca visibilità agli investitori e permetta di pianificare la filiera. I porti strategici devono essere adeguati con investimenti mirati per ospitare pre-assemblaggio e operazioni di installazione.
Infine, la ripartizione dei costi di trasmissione dovrebbe essere riformata. Se Terna si facesse carico della rete, come avviene nei mercati più maturi, i costi complessivi per il sistema si ridurrebbero. “L’Europa corre. Noi non possiamo restare fermi”. ha sottolineato il presidente AERO Fulvio Mamone Capria.
Il ruolo dell’ambiente e della scienza nel disegnare un futuro condiviso
Nel corso del convegno, il professor Roberto Danovaro (Università Politecnica delle Marche) ha presentato un’ampia riflessione sul rapporto tra eolico offshore e tutela del mare. Secondo Danovaro, è possibile sviluppare una strategia energetica sostenibile se supportata da dati scientifici e pratiche di co-progettazione tra istituzioni, industria e comunità.
Alcune fake news sull’impatto ambientale, ha spiegato, nascono dalla scarsa conoscenza dei fondali e degli effetti positivi che i parchi offshore possono generare sugli ecosistemi, anche come aree di rigenerazione per la pesca. “Serve una visione sistemica. Il mare è una risorsa, non un ostacolo. E il coinvolgimento degli stakeholder è l’unico strumento per una transizione giusta e condivisa”, ha dichiarato.