di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – L’allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza, approvato dal Consiglio dei ministri, introduce “un nuovo approccio, basato sui principi dello sviluppo sostenibile, per pianificare, programmare, progettare e realizzare le infrastrutture di un Paese più moderno, competitivo e resiliente, in coerenza con i principi dell’Agenda 2030 dell’Onu, del Green deal europeo e con i piani nazionali generali e settoriali di riferimento”.
“Progettiamo l’Italia del 2030 su un modello di sviluppo sostenibile in linea con le politiche europee. L’allegato infrastrutture di quest’anno – osserva il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini – si fonda su una visione integrata delle diverse aree di investimento e su un nuovo metodo di programmazione che tiene conto in maniera coerente dei piani nazionali settoriali e degli obiettivi del Green deal europeo”.
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“Per la prima volta si presenta una valutazione dell’impatto del Pnrr relativo a infrastrutture e mobilità sul benessere delle persone, sulle variabili economiche, sulla riduzione delle disuguaglianze territoriali e sociali, sull’ambiente”. Il piano si sviluppa lungo quattro direttrici: analisi dei fabbisogni, nuovi criteri per la definizione delle priorità, coerenza con le programmazioni nazionali e settoriali, e valutazione dell’impatto degli investimenti sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu.
Viene introdotto “il Piano Processo“, cioè un metodo per pianificare gli interventi con nuovi parametri per la selezione delle opere, aggiornamenti, approfondimenti e “la possibilità di revisione delle scelte in caso di mutamento dei contesti e valutazioni ex ante ed ex post”. In questo modo “il Mims intende contribuire alla transizione ecologica e digitale, a migliorare la sicurezza e il benessere delle persone riducendo le disuguaglianze territoriali, economiche e sociali e ad accrescere la competitività delle imprese nel rispetto dell’ambiente”.
L’impatto del Pnrr contenuto nell’allegato Infrastrutture al Def – che si chiama non a caso ‘Dieci anni per trasformare l’Italia’, con il sottotitolo altrettanto diretto: ‘Strategie per infrastrutture, mobilità e logistica sostenibili e resilienti. Per il benessere delle persone e la competitività delle imprese, nel rispetto dell’ambiente’ – ha già delle previsioni: oltre 6.500 chilometri di rete ferroviaria nazionale e regionale potenziata o riqualificata, 4.500 nuovi autobus, più di 230 km di trasporto rapido di massa nelle città potenziato o riqualificato, 55 stazioni ferroviarie riqualificate nel Sud del Paese, 50 nuovi treni completi passeggeri, 1.900 unità per le merci tra locomotive, carri, mezzi intermodali, manutenzione su 2.000 km di strade, e 1.800 km di nuove piste ciclabili. La qualità delle infrastrutture, la mobilità e la riduzione dei divari territoriali ne avranno dei vantaggi: “Le differenze tra le aree geografiche del Paese verranno ridotte anche grazie all’aumento dell’accessibilità ferroviaria al Sud”.
Il nuovo processo di pianificazione – viene spiegato dal ministero – si inquadra nella strategia adottata dal Mims “in linea con il cambio di denominazione e con i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo complementare”.
Un grande rispetto per il Ministro Giovannini, ma questo mi sembra l’ennesimo annuncio sul riequilibrio infrastrutturale nord/sud che non arriva mai. In occasione della presentazione del PNRR si era evidenziato proprio questo intendimento, il riequilibrio socio economico territoriale, ma leggendo in dettaglio il documento, delusione totale. Un esempio, della velocizzazione e riqualificazione della linea adriatica, Bologna / Lecce-Taranto, non si dice assolutamente nulla, né in termini di interventi, tanto meno come date obiettivo. Gli esempi sarebbero lunghi e questo non è il luogo adatto. Dispiace rilevare una forte dose di ipocrisia in questo governo Draghi. Che lo stesso, non sia stato insediato proprio per realizzare una bella restaurazione antecovid? La cosa strana che non si eleva nessuna voce critica, nei confronti dell’operato del governo Draghi, tolto le baggianate di una certa opposizione populista. Antonio Corbo