Centrali a carbone ancora in calo. Il COVID-19 darà il colpo di grazia?

La nuova capacità carbon fossile segue un trend negativo, messo ancora più in difficoltà dall’epidemia di coronavirus. Ma i piani della Cina e la sua ripresa economica potrebbero vanificare gli ultimi cali

centrali a carbone
Credits: dbajurin © 123rf.com

Per riprendersi dal blocco la Cina ha approvato 6,6 GW di nuove centrali a carbone

(Rinnovabili.it) – Per il quarto anno consecutivo lo sviluppo mondiale di centrali a carbone è diminuito. Il 2019 si è chiuso con un meno 16 per cento di nuova capacità – impianti in costruzione o nelle prime fasi di sviluppo – rispetto al 2018. E anche nei primi mesi del 2020, a causa della pandemia di COVID-19, i trend non appaiono migliori. Tra effetti diretti e indiretti del Coronavirus, 15 future centrali a carbone – per una capacità totale di 13 GW – hanno subito un blocco temporaneo per problemi nella forza lavoro o ritardi nella supply chain.

I dati arrivano dal rapporto di Global Energy Monitor, Greenpeace, Sierra Club e il centro CREA, intitolato “Boom and Bust 2020: Tracking the Global Coal Plant Pipeline” (testo in inglese). Il documento, pubblicato ieri, traccia i trend del comparto tra impianti vecchi e nuovi. E spiega come, lo scorso anno, sia cresciuto il numero di spegnimenti definitivi negli USA e nell’Unione Europea. Nel dettaglio quasi la metà della capacità elettrica da carbone messa in pensione nel 2019, apparteneva agli Stati Uniti. Non solo. I dati mostrano come, sotto Trump, le chiusure dei vecchi impianti statunitensi siano addirittura aumentate del 67 per cento rispetto l’era Obama. 

Leggi anche Record delle energie rinnovabili in Europa mentre il carbone affonda

Mentre USA e UE si allontanano da questo combustibile, il Giappone è pronto a rimpiazzare uno dei posti vacanti. Il Paese è divenuto infatti il principale motore della nuova capacità elettrica da carbone nell’OCSE. E non si tratta solo di nuove centrali nazionali: il Giappone  è divenuto anche uno dei maggiori finanziatori esteri del carbon fossile.

Ovviamente la crisi sanitaria ed economica del Pianeta ha inevitabilmente avuto un effetto su tutti i mercati, Paese del Sol Levante compreso. Tuttavia non tutti i progetti sono stati bloccati. La Cina sta scaldando i motori per riprendersi dal blocco economico di questi mesi ed ha approvato per il 2020 ben 6,6 GW di nuove centrali a carbone.

E anche nel caso i piani cinesi subissero un ritardo, i trend negativi di questi anni non mettono al sicuro il pianeta sul fronte climatico. Secondo gli autori, infatti, il consumo di carbone dovrebbe scendere dell’80% entro il 2030 per mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5°C d’aumento. Questo significherebbe, tra le altre cose, non realizzare più nuovi impianti nel mondo a partire da questo stesso anno.

Articolo precedenteEmergenza coronavirus: bisogna rivedere i piani climatici europei?
Articolo successivoA2A in linea con l’Accordo sul clima di Parigi: -46% di CO2 al 2030

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!