Cingolani: necessario il 72% di elettricità da rinnovabili al 2030

Lo ha affermato il ministro in audizione alla Camera annunciando la nascita della direzione Project Management, unità che si interfaccerà con l’unità di governance del Pnrr. Pronta la bozza del decreto Semplificazioni, in dirittura d’arrivo il nuovo DM sulle energie rinnovabili

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Credits: MiTE

40 milioni al giorno la spesa per il Recovery sulla transizione ecologica

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – “Il budget totale della misura due, quella della transizione ecologica, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è di 40 milioni al giorno nei prossimi 5 anni”. Una grande responsabilità per il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che in audizione alla Camera parla a tutto campo dei temi sul tavolo, cominciando naturalmente dal Recovery plan: ha una “spesa complessiva di 100 milioni al giorno”.

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La mette sulla governance, la gestione, e l’operatività, Cingolani: si tratta di “una chiara sfida di project management che va seguita per 5 anni con tempistica europea”, oltre alla necessità di capire come fare a portare “avanti questa macchina”. Ed è per questo che annuncia che al ministero sarà istituita “una nuova direzione” proprio per “il project management, per avere una centrale unica di azione e non doverci dividere tra tante direzioni. Abbiamo predisposto un gruppo di project management con 10 persone, per interfacciarci con l’unità di governance centrale del Pnrr”. Intanto è stato convocato il primo Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite). Cosa che – avverte – “ci permette di approvare il piano generale e entro il 30 giugno la proposta di costruzione del ministero della Transizione ecologica”. 

Si concentra poi sugli obiettivi per il clima, in particolare quelli legati alla riduzione delle emissioni di gas serra. Per rispondere ai target nazionali ed europei al 2030 di un taglio del 55% delle emissioni serviràil 72% di elettricità da fonti rinnovabili: grazie all’energia verde possiamo trattare i settori ‘hard to abate’ usando l’elettricità per le alte temperature richieste, possiamo installare 10mila colonnine di ricarica per i mezzi elettrici e per le infrastrutture dell’idrogeno, per il quale dobbiamo iniziare una politica seria”. Un fallimento in questo senso comporterebbe “un ritardo su tutta filiera”, il che vorrebbe dire che arriveremmo tardi anche sul meno 55% di emissioni rispetto al 1990.

Per questo è necessario accelerare 10 volte su sistemi complessi, sul repowering, installando macchine più potenti che occupano meno terreno, eolico offshore e onshore”. Per rispettare la “tempistica europea” richiesta per la realizzazione dei progetti del Recovery serviranno “misure molto dure per accelerare: non sarà un’operazione semplice o gratuita, qualche compromesso lo dovremo accettare, sarà un’operazione molto complessa”. Ed è così che la prospettiva del ministro vede in questi cinque anni “uno sforzo enorme” per tagliare la grande quantità di gas serra che emettiamo con gli interventi più radicali. Ma non finisce qui, perché dopo ci saranno ancora 25 anni su cui lavorare.

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Passando dal nucleare alle auto elettriche, il numero uno del MiTE si sofferma sui termovalorizzatori:Il commissario europeo Timmermans ha detto che nel Pnrr gli inceneritori non devono starci. Poi all’ultimo ha detto ‘potete farli, ma non coi fondi europei’. Io penso che lo stato italiano debba fare una riflessione. La discarica deve sparire. Io so che i grandi paesi europei non hanno discariche, da noi siamo al 23%”. Rispondendo alle domande dei parlamentari presenti, il ministro ha inoltre annunciato la chiusura della bozza del decreto Semplificazioni e l’emanazione dell’atteso decreto Fer 2 per l’estate, mentre entro il 30 settembre vedrà la luce il Pitesai.

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