Rinnovabili • Emergenza abitativa: nei prossimi anni serviranno almeno 635.000 nuove unità Rinnovabili • Emergenza abitativa: nei prossimi anni serviranno almeno 635.000 nuove unità

Emergenza abitativa: nei prossimi anni serviranno almeno 635.000 nuove unità

Le proposte di Confindustria Assoimmobiliare per risolvere l’emergenza abitativa passano dall’housing sociale e dagli interventi fiscali

Emergenza abitativa: nei prossimi anni serviranno almeno 635.000 nuove unità
Depositphotos.com

Entro i prossimi anni all’Italia serviranno altre 635mila unità abitative, realizzabili solo attraverso un investimento di almeno 170 miliardi di euro. Sono queste le stime calcolate da Confindustria Assoimmobiliare e necessarie per far fronte all’emergenza abitativa. Ma le soluzioni per poter raggiungere l’obiettivo esistono e secondo l’Associazione ben si sposo con le proposte presentate sul nuovo “Piano Casa Italia”. 

Parole d’ordine stabilità e trasparenza

I numeri emersi dall’indagine dell’Associazione sono stati presentati in occasione dell’evento “Piano Casa Italia – Le proposte di Confindustria Assoimmobiliare” al quale ha preso parte anche il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.

“I nostri Associati hanno già realizzato negli ultimi anni 1,7 milioni di metri quadrati di edilizia residenziale sociale pari a circa 24.500 alloggi, ma non è sufficiente. La domanda sta crescendo esponenzialmente e per far fronte alle esigenze degli italiani è indispensabile che il governo favorisca un quadro normativo e fiscale favorevole agli investitori”, ha dichiarato Davide Albertini Petroni, Presidente di Confindustria Assoimmobiliare, che ha poi sottolineato come “solo così il nostro mercato residenziale potrà diventare attrattivo non solo per i fondi pensioni e per le compagnie assicurative, attualmente i principali player di settore, ma anche per gli attori internazionali”.

Forte e unanime la richiesta di una legislazione chiara e stabile nel tempo, elemento da sempre inesistente nella normativa italiana, ma che invece sarebbe in grado di assicurare al nostro Paese la continuità necessarie per allinearci agli altri Paesi Europei.

Si parta con l’affordable housing

I temi sollevati da Confindustria Assoimmobiliare nel corso dell’evento si sono concentrati su due direttrici cruciali per affrontare l’emergenza abitativa in Italia: potenziare l’affordable housing e diversificare i modelli abitativi. In particolare attraverso strumenti come il Build to Rent, un approccio che prevede la realizzazione di immobili residenziali concepiti fin dall’inizio per la locazione.

A questo scopo, l’Associazione di settore ha presentato un pacchetto di proposte normative con il chiaro obiettivo strategico di attrarre capitali privati nel mercato abitativo, rendendo gli investimenti residenziali più efficienti, sostenibili e appetibili per gli operatori professionali.

Le 8 leve normative per rilanciare l’abitare

Le 8 proposte sono:

  1. La revisione del regime di trasparenza fiscale per i fondi immobiliari che amplierebbe la base di investitori, facilitando la raccolta di capitali da destinare allo sviluppo del settore residenziale.
  2. La possibilità, in relazione alle locazioni e cessioni di fabbricati abitativi, di esercitare l’opzione per l’imposizione IVA da parte dei soggetti professionali che svolgano in via prevalente l’attività di locazione e il dimezzamento (dal 10% al 5%) dell’aliquota applicabile alla locazione, con conseguente ampliamento dell’offerta e possibile riduzione dei cano. 
  3. Il riconoscimento della strumentalità degli immobili locati, superando l’attuale classificazione contabile che limita le deduzioni fiscali.  Anche in questo caso, la possibilità per l’operatore di dedurre i costi di acquisto/costruzione/recupero si potrebbe tradurre nella possibilità di ampliare l’offerta, abbassare i canoni di affitto, avere più risorse per la manutenzione degli immobili e ridurre l’emergenza abitativa.
  4. La riduzione dell’imposta di registro (oggi al 9%) per le compravendite di immobili residenziali effettuare da soggetti professionali; ciò agevolerebbe un maggiore coinvolgimento degli operatori professionali per i quali l’attuale imposta di registro costituisce un onere che rende antieconomiche le operazioni di investimento e locazione sui fabbricati residenziali.
  5. L’esenzione IMU per gli immobili residenziali concessi in locazione da investitori professionali a persone fisiche che li utilizzano come abitazione principale, garantendo una riduzione del canone di locazione equivalente al beneficio ottenuto dal proprietario locatore.
  6. Maggiore flessibilità nei cambi di destinazione d’uso, per favorire la riconversione di edifici già esistenti ma attualmente non destinati all’uso residenziale.
  7. Riduzione dei tempi per il rilascio di permessi urbanistici in tutti i casi di sviluppo di social housing, affordable housing, student housing, senior living o di abitazioni in vendita a prezzi calmierati. Tra le proposte:
    1. contributi di costruzione calcolati esclusivamente sulla maggiore volumetria nei casi di demolizione e ricostruzione con incremento volumetrico
    2. esenzione totale per gli alloggi di edilizia abitativa convenzionata
    3. esenzione dall’obbligo di dotazione di parcheggi e di reperimento di ulteriori aree per servizi di interesse generale nei casi di demolizione con ricostruzione senza incremento volumetrico.
  8. Certezza dei termini per l’impugnazione dei titoli, fissando in 60 giorni dall’esibizione del cartello di cantiere il termine per impugnare un titolo abilitativo per la realizzazione di un intervento edilizio residenziale, garantendo così stabilità giuridica agli investimenti. 

About Author / La Redazione