La Giunta ha approvato le Linee di Indirizzo per lo sviluppo delle attività amministrative in materia urbanistica ed edilizia nel Comune di Milano ponendo rigidi paletti sull’obbligatorietà o meno del Piano Attuativo

La Giunta Comunale ha approvato le nuove Linee di Indirizzo di Milano per l’urbanistica e l’edilizia del Comune lombardo. Una chiara presa di posizione con la quale l’amministrazione Sala vuole andare oltre il Salva Milano, superando la bufera che ha travolto gli Uffici tecnici e la Commissione paesaggio dopo le indagini avviate dalla Procura.
Come cambia l’urbanistica milanese
Nel comunicato stampa si legge chiaramente l’obiettivo dell’intervento: “Per garantire la prosecuzione coordinata e uniforme dell’attività istruttoria degli interventi, in attesa dell’adozione della variante generale al Piano di Governo del Territorio che disciplinerà la materia e che si trova in fase di elaborazione, l’Amministrazione ha definito più specificatamente le condizioni per l’utilizzo delle varie modalità operative”.
Un passo avanti con il quale il Comune di Milano vuole assicurare una valutazione omogenea degli interventi urbanistici ed edilizi, in attesa dell’adozione della variante al Pgt. Ma anche un passo avanti rispetto al Decreto “Salva Milano”, ancora fermo in Parlamento, per la portata forse eccessivamente arbitraria con cui agisce sul concetto di ristrutturazione edilizia e sulla disciplina urbanistica.
Due strade diametralmente opposte, quella delle Linee di Intervento di Milano e quella del Salva Milano, che vale la pena approfondire.
Cosa stabiliscono le nuove Linee di indirizzo sull’urbanistica
Le Linee di indirizzo di Milano approvate per lo sviluppo delle attività amministrative in materia urbanistica ed edilizia, impongono delle precise linee operative per gli interventi che coinvolgono edilizia ed urbanistica.
In particolare, viene stabilito l’obbligo di redigere un Piano attuativo per:
- gli interventi che prevedono il superamento dei 25 metri di altezza
- una densità fondiaria superiore ai 3 mc/mq,
- e comunque nei casi di discostamento dalle norme morfologiche del PGT,
- per gli interventi con superficie territoriale superiore ai 20.000 mq, dovrà essere reperita una dotazione in aree pari ad almeno il 50% della stessa.
Il Permesso di Costruire convenzionato sarà ammesso unicamente in presenza:
- di interventi in attuazione delle norme morfologiche dei Nuclei di antica formazione o dei Tessuti urbani compatti a cortina (parti della città con caratteri di omogeneità ed uniformità).
Il titolo edilizio diretto potrà essere utilizzato in tutti gli altri casi, salvo se previsto un cambio di destinazione d’uso urbanisticamente rilevante, in tal caso l’Amministrazione dovrà valutare la modalità più idonea per il conferimento delle dotazioni territoriali dovute (misure di compensazione, come servizi, infrastrutture, attrezzature) e se debbano essere reperite mediante cessione, asservimento di aree o loro monetizzazione.
Cosa prevede il Salva Milano
A questa rigidità si contrappone invece il Salva Milano inteso come un’“Interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”.
Due le linee d’azione del Decreto Salva Milano:
- L’ampliamento del concetto di Ristrutturazione edilizia, anche nel caso di interventi di totale o parziale demolizione e ricostruzione che portino alla realizzazione, all’interno del medesimo lotto, di organismi edilizi con sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originari.
- La non obbligatorietà del Piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata nel caso di:
- costruzione di nuovi immobili su singoli lotti situati in ambiti edificati e urbanizzati, utilizzando la demoricostruzione;
- interventi su edifici esistenti in ambiti edificati e urbanizzati, anche se determinino la creazione di altezze e volumi eccedenti i limiti massimi previsti, a meno che non vi sia un interesse pubblico attuale e motivato a limitare tali interventi.
Insomma una differenza sostanziale. Da una parte la rigidità imposta dalle nuove Linee di Indirizzo di Milano che evidenziano il ruolo del Comune nel processo decisionale imponendo paletti rigidi per la rigenerazione urbana. Dall’altra il Salva Milano che invece svincola gli interventi privati dalla burocratizzazione comunale, allargando (non poco) la maglia degli interventi ammessi.