CANDE presenta un esposto alla Corte dei Conti sui crediti incagliati da Superbonus: il Governo accusato di danno erariale

E’ arrivata fino alla Corte dei Conti la richiesta di giustizia contro i crediti incagliati legati al Superbonus ancora fermi nei cassetti fiscali di aziende ed imprenditori. A presentare l’esposto è CANDE, la Class Action Nazionale Edilizia. L’accusa è chiara: la classificazione contabile dei crediti d’imposta legati al 110% non sarebbe compatibile con i saldi di finanza pubblica dichiarati dal Governo Italiano. A monte di tutta questa drammatica situazione, che ha spinto al limite molti attori del settore delle costruzioni, ci sarebbe una discrasia di interpretazione in contrasto con i principi europei di correttezza contabile.
Crediti pagabili inesistenti
L’esposto alla Procura generale della Corte dei Conti vuole fare chiarezza sulla classificazione contabile dei crediti fiscali presentata dal Governo italiano ad Eurostat. Secondo l’Associazione potrebbe infatti essere illegittima la registrazione in bilancio di una spesa che, in realtà, non risulta ancora sostenuta, come nel caso dei crediti incagliati.
“Emerge di fatto una spesa che non esiste”, ha dichiarato Roberto Cervellini, Presidente di CANDE, “mentre decine di migliaia di imprese sono al collasso e stanno fallendo per crediti fiscali bloccati, non pagati e inutilizzabili, fino addirittura a vederseli svenduti all’asta dai Tribunali”.
In realtà, prosegue l’Associazione, si tratta di una manovra tecnica sulla “contabilità nazionale” irregolare.
L’esposto si concentra sui crediti incagliati riconducibili all’attività fiscale del 2023, richiamando però l’attenzione anche sugli anni precedenti, fin dalla nascita del Superbonus.
Nell’esposto si documenta che l’ISTAT concede di registrare come “crediti pagabili” quelli legati al Superbonus del 2023, nonostante le restrizioni imposte dai DL n. 11/2023 e n. 39/2024, che hanno bloccato la Cessione del Credito e la possibilità di effettuare uno sconto in fattura.
“In questo modo di fatto viene rappresentata una spesa pubblica che gonfia artificialmente il deficit ESA B.9 e consente al Governo di godere di margini fiscali europei ingiustificati”.
I punti chiave dell’esposto della Class Action
“È evidente che si tratta di un sistema contabile che necessita di chiarezza. A Bruxelles si racconta di aver speso per le famiglie e le imprese, mentre nella realtà non è arrivato un euro a chi ne aveva diritto: con il nostro esposto chiediamo alla Procura Generale della Corte dei Conti di valutare se questo meccanismo, che sta piegando un intero settore, abbia prodotto un danno erariale ed eventualmente intervenire per correggerlo”.
Questi in sintesi i punti chiave dell’esposto alla Corte dei Conti:
- Verificare la legittimità della classificazione “pagabile” dei crediti, alla luce del Regolamento ESA 2010 (UE n. 549/2013);
- Valutare l’impatto sulle voci B.9 (deficit), D.5 (entrate tributarie) e D.75 (trasferimenti correnti);
- Accertare eventuali danni erariali e responsabilità istituzionali;
- Accertare la legittimità delle operazioni di cessione e vendita all’asta dei crediti d’imposta Superbonus e bonus facciate, a causa della riclassificazione citata;
- Attivare ogni strumento di controllo e responsabilità previsto dall’ordinamento contabile italiano.
- Sollecitare l’adozione urgente di un meccanismo di rimborso per i crediti incagliati, in particolare per imprese edili e contribuenti incapienti. Ma di questo anche l’Europa ne è conoscenza.
Parallelamente, l’Associazione CANDE ha anche avviato una procedura ufficiale formale presso la Commissione Europea per presunta violazione del diritto dell’Unione, al vaglio della Commissione UE.
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