Rinnovabili • Problemi del Superbonus: incertezza e retroattività due bombe sociali Rinnovabili • Problemi del Superbonus: incertezza e retroattività due bombe sociali

Problemi del Superbonus: incertezza e retroattività due bombe sociali

Tra i problemi del Superbonus la retroattività delle norme sui SAL rappresenta uno dei nodi più pericolosi, un dramma giuridico che espone le famiglie al rischio di dover restituire al Fisco somme forse insostenibili

Problemi del Superbonus: incertezza e retroattività due bombe sociali
Immagine creata con IA

Il Superbonus è quasi completamente terminato, ma la lunga scia di contenziosi innescata da una misura nata di fretta e modificata ben 38 volte durante la sua vita, resterà visibile per molti anni. Uno dei problemi del Superbonus più grave, innescato da queste continue modifiche, è la retroattività di determinati provvedimenti 

Centinaia di famiglie, che hanno investito nei lavori di efficientamento energetico delle proprie abitazioni affidandosi alle norme allora vigenti, sono state poi travolte da richieste di rimborso da parte dell’Agenzia delle Entrate. Una situazione paradossale e drammatica, innescata da un parere interpretativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che ha cambiato le regole del gioco a posteriori. 

La risposta “autentica” del MEF che ha fatto esplodere il caso

Il nodo della questione è principalmente tecnico e riguarda il parere del MEF, pubblicato il 12 novembre 2024 in Commissione Finanze. In quell’occasione il Ministero ha escluso dal computo dello Stato di Avanzamento Lavori (SAL) le forniture di materiali non ancora installati, i cosiddetti materiali “a piè d’opera”, come infissi, pompe di calore o pannelli fotovoltaici consegnati e già presenti in cantiere ma non ancora montati. Una prassi diffusa, considerata fino ad allora pienamente legittima da progettisti, direttori dei lavori e dalla stessa prassi operativa di imprese e consulenti tecnici.

Il problema della retroattività delle norme

Quello che era stato interpretato forse solo come dettaglio normativo, ha avuto in realtà ricadute pesanti e, talvolta, drammatiche sulla gestione del Superbonus per le famiglie.  

Le famiglie che avevano rispettato tutte le indicazioni dei professionisti e raggiunto il 30% dei lavori richiesti entro il 30 settembre 2022, condizione indispensabile per accedere alla proroga della detrazione fino alla fine 2023, si sono visti invece escludere dal beneficio, con richieste di restituzione dell’intera detrazione già ottenuta, comprensiva di interessi e sanzioni. Questo perché il Decreto Rilancio non ha mai realmente definito cosa si intesse per SAl, lasciando una lacuna colmata solo a posteriori dalla miriade di interventi normativi. In ultimo il parere del MEF che ha definitivamente escluso il riconoscimento delle forniture non installate. Il risultato è che cittadini che hanno agito in piena buona fede si trovano oggi nella posizione paradossale di dover risarcire lo Stato per scelte tecniche considerate valide all’epoca dell’esecuzione dei lavori.

La battaglia degli Esodati del Superbonus

Considerando che il costo medio dei lavori di riqualificazione per una casa unifamiliare, si aggira intorno ai 117 mila euro (dati ENEA), è evidente che l’impatto delle richieste di rimborso da parte del Fisco è tutt’altro che trascurabile. Come sottolinea l’Associazione  Esodati del Superbonus, “il clima è quello di una vera e propria emergenza sociale”, con cittadini sanzionati per errori tecnici, contribuenti che hanno già completato i lavori e che si trovano ora schiacciati da un debito imprevisto e costretti a vendere la casa o a ricorrere alla magistratura. Per uscire dal dedalo di problemi legati al Superbonus,l’Associazione propone tre interventi mirati: 

  1. Una moratoria immediata sui recuperi fiscali legati ai SAL contestati.
  2. Una norma di regolarizzazione che riconosca la buona fede dei cittadini e la legittimità della prassi del piè d’opera, come già proposto da autorevoli Centri Studi e sostenuto anche da recenti sentenze della magistratura.
  3. Tutela dei diritti acquisiti e salvaguardia della casa come bene primario.

Ancora una volta, la vicenda rischia di rallentare sensibilmente gli interventi di riqualificazione energetica del nostro Paese. In un momento cruciale per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei di decarbonizzazione, la mancanza di stabilità normativa diventa il principale ostacolo.

About Author / La Redazione