Dall’esperienza di tre realtà consolidate nasce CiviSmart, nuova realtà industriale che punta a guidare la transizione digitale ed energetica delle città italiane ed europee. Ne abbiamo parlato con Riccardo Amoroso, CEO dell'azienda

Dall’unione di tre realtà storiche del settore, nasce CiviSmart, un nuovo player che punta a guidare la transizione digitale ed energetica dei centri urbani italiani ed europei. Ne abbiamo parlato con Riccardo Amoroso, CEO dell’azienda, che ci ha raccontato come un approccio integrato all’illuminazione pubblica, all’efficienza energetica e alla digitalizzazione urbana, possa non solo migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche svincolare risorse economiche per investire in sicurezza, mobilità e sostenibilità.
CiviSmart nasce dall’unione strategica di tre operatori del settore e oggi ambisce a diventare un punto di riferimento europeo per le infrastrutture smart. Qual è la visione alla base del progetto?
R.A.: L’opportunità è enorme, resa possibile dall’innovazione tecnologica. Oggi abbiamo a disposizione tecnologie avanzate che, se implementate correttamente, possono migliorare in modo significativo il modo in cui viviamo le nostre città.
Faccio un esempio concreto: l’illuminazione pubblica. Oltre al passaggio al LED, parliamo di telecontrollo adattivo punto-punto con intelligenza artificiale, telecamere in grado di rilevare traffico, luminosità ambientale e orario per regolare in tempo reale il flusso luminoso.
Queste soluzioni portano benefici ambientali, riducendo i consumi fino al 90% rispetto alle vecchie lampade al sodio, ma anche finanziari: nonostante l’investimento iniziale, il costo complessivo per le municipalità si abbassa, permettendo risparmi da reinvestire in altri servizi, come videosorveglianza o progetti di sicurezza urbana.
La nostra ambizione nasce dall’esperienza di questi tre operatori del settore (Ottima, Selettra e Atlantico) che da oltre vent’anni operano in più di 200 comuni italiani. L’obiettivo di CiviSmart è accompagnare le amministrazioni in questo viaggio di transizione smart, fornendo tecnologie che generano risparmi e migliorano la qualità della vita urbana.
La sua esperienza nel mondo delle rinnovabili ha influenzato l’approccio strategico di CiviSmart?
R.A.: Senza dubbio. Ho lavorato a lungo nel settore delle Smart City e delle rinnovabili, e molte delle soluzioni che oggi proponiamo partono da logiche di efficientamento energetico. Che si tratti di edifici pubblici, trasporto locale o illuminazione, sono tutti ambiti dove i costi energetici incidono in modo rilevante.
Applicare le tecnologie innovative in questi contesti permette di abbattere drasticamente i consumi e di reinvestire i risparmi in nuovi servizi. È lo stesso principio che ha guidato la crescita del fotovoltaico: un’innovazione che ha rivoluzionato il modo di produrre energia rendendolo più sostenibile e meno costoso. In fondo, ciò che muove tutto è proprio la sostenibilità finanziaria.
Il mercato italiano delle Smart City ha finalmente superato nel 2023 il miliardo di euro, segnando un +11% rispetto al 2022, ma resta ancora distante dai livelli europei.
Cosa frena secondo lei il pieno sviluppo del settore in Italia? Quali leve andrebbero attivate per colmare il gap con Europa (+21,9%), Stati Uniti (+20%) e Asia (+20,6%)?
R.A.: Ci sono tre fattori chiave. Prima di tutto il know-how industriale. Le tecnologie smart non sono banali, richiedono progettazione, gestione e manutenzione complesse. Serve esperienza consolidata per adattarle ai contesti locali.
Il secondo punto è la disponibilità finanziaria. Queste tecnologie hanno un elevato costo up front iniziale, compensato poi da risparmi nel tempo sui costi operativi, questo vuol dire che serve un capitale iniziale per far partire questo meccanismo. I fondi PNRR sono stati un impulso importante, ma da soli non bastano. Di conseguenza serve l’intervento di capitali privati per ampliare e strutturare gli investimenti che diventano complementari con i fondi pubblici nel calare a terra in modo più ampio e ancora più strutturato le smart cities.
Il terzo ingrediente è perciò quello della cooperazione intelligente tra il pubblico e il privato,. Il Partenariato-Pubblico-Privato (PPP) è lo strumento ideale per unire visione pubblica e capacità esecutiva privata. In Italia è già presente, ma va utilizzato di più e in modo più efficace proprio perché consente di unire il meglio di entrambi i mondi. CiviSmart, in questo senso, ha una solida esperienza e mette a disposizione un know-how tecnologico avanzato e una piattaforma digitale capace di gestire in maniera integrata tutti i dispositivi presenti in città, dalla lampada al punto di ricarica, dal fotovoltaico alle pompe di calore.
In che modo CiviSmart interpreta il partenariato pubblico-privato (PPP)? Avete modelli già collaudati?
R.A.: Il PPP permette di coinvolgere il privato fin dalla fase progettuale. Il meccanismo è virtuoso: il privato propone un progetto alla PA, che lo mette a gara pubblica, e il promotore ha diritto di rilancio in caso di offerte migliorative. Questo approccio consente di costruire soluzioni su misura per le esigenze specifiche dei Comuni, anche quelli con minore capacità progettuale interna.
A Chioggia, ad esempio, siamo partiti proprio dall’efficientamento dell’illuminazione pubblica, che incide tra il 10% e il 20% sul bilancio energetico del Comune.
CiviSmart ha trasformato i circa 8.500 punti luce cittadini, sostituendoli con LED intelligenti dotati di sistemi di modulazione del flusso luminoso. Questo ha generato risparmi significativi, che ci hanno permesso di installare oltre 170 telecamere di videosorveglianza. Maggiore illuminazione e controllo visivo rendono la città più sicura e vivibile. Insomma, l’illuminazione pubblica è certamente il nostro “anchor business“, ma oggi lavoriamo su molteplici fronti.
Su questa base, abbiamo poi aggiunto ulteriori dispositivi smart: centraline meteo e campi elettromagnetici, portali di lettura targhe e sensori di traffico, totem informativi a messaggistica variabile e smart building automation per oltre 50 edifici pubblici, dove gestiamo da remoto temperatura, illuminazione e consumi energetici grazie all’integrazione con la piattaforma sviluppata dal nostro reparto IT. Per poter gestire la grande quantità di dati abbiamo implementato la rete MAN cittadina sia in fibra ottica che LORA.
E poi c’è Sasso di Castalda, un piccolo borgo in Basilicata che, come spesso accade in Italia, se ben valorizzato può diventare un forte traino turistico. Qui siamo intervenuti su 500 punti luce inserendo LED intelligenti con telecontrollo, illuminazione architettonica per valorizzare gli edifici storici, impianti fotovoltaici sui tetti delle scuole, colonnine di ricarica e una piattaforma digitale che gestisce tutto in modo integrato.
In ogni contesto, grande o piccolo, partiamo dal risparmio energetico per generare valore aggiunto e nuovi servizi per i cittadini.
Quanto è centrale il concetto di “piattaforma unica” nella vostra strategia e qual è il ruolo della digitalizzazione in una Smart City?
R.A.: CiviSmart di fatto accompagna le amministrazioni in questo processo di transizione. La piattaforma unica è il cuore digitale di tutto il sistema.
Tutti i dispositivi – lampioni, colonnine di ricarica, impianti fotovoltaici, pompe di calore, pannelli informativi – sono connessi tramite sensori IoT e gestiti centralmente. I tecnici comunali accedono alle informazioni nel rispetto delle policy digitali e della sicurezza informatica, mentre noi dalla control room ci assicuriamo che tutto funzioni al meglio.
La digitalizzazione consente di monitorare lo stato degli impianti anche in tempo reale. Ad esempio attraverso le segnalazioni dei cittadini che indicano eventuali guasti o malfunzionamenti e ricevono poi un feedback delle soluzioni di manutenzione messe in atto dalla municipalità.
Una manutenzione predittiva che permette di ottimizzare i consumi. E questo vale per qualunque dimensione urbana.
Guardando ai prossimi 3-5 anni: quali sono le direttrici strategiche per la crescita di CiviSmart e le sfide più cruciali per traghettare le città italiane verso una vera trasformazione smart?”
R.A.: La prima direttrice strategica è la crescita nel nostro core business, ovvero l’illuminazione pubblica. Oggi serviamo oltre 200 comuni per un totale di circa 380.000 punti luce gestiti. L’obiettivo nei prossimi anni è ampliare ulteriormente questa base, raggiungendo sempre più territori in tutta Italia.
La seconda direttrice riguarda l’ampliamento della nostra offerta nei cosiddetti business “adiacenti”. Le concessioni legate all’illuminazione pubblica ci permettono di instaurare un rapporto di lungo periodo con i comuni, creando le condizioni ideali per proporre soluzioni aggiuntive in ambiti strategici come l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, la mobilità elettrica, la gestione intelligente delle reti e la digitalizzazione dei servizi urbani.
Il nostro approccio si fonda su una piattaforma digitale trasversale e in costante evoluzione, capace di integrare tutti questi servizi in modo coerente, flessibile e su misura per le esigenze delle amministrazioni e dei cittadini.
In sintesi: rafforzamento del core business, espansione dell’offerta nei settori affini e centralità della componente digitale come abilitatore della transizione energetica e urbana. Le sfide non mancano, ma le opportunità sono ancora più grandi. E la nostra missione è contribuire a città più efficienti, inclusive e sostenibili.