Oceanix Busan, svelato il progetto della prima città galleggiante autosostenibile

La prima città galleggiante carbon neutral contro l’innalzamento del livello dei mari diventa realtà, ecco i progetti di Oceanix Busan

oceanix
Vista aerea della città – credits: oceanixcity.com

La comunità resiliente Oceanix Busan sarà in grado di accogliere fino a 100mila persone

(Rinnovabili.it) – E’ stato presentato ufficialmente durante la tavola rotonda delle Nazioni Unite il progetto di Oceanix Busan, il primo prototipo al mondo di una comunità flottante resiliente e sostenibile. Il masterplan della prima città galleggiante anti inondazione è stato lanciato per la prima volta da UN-Habitat, assieme alla società Newyorkese blue tech Oceanix. I due hanno messo insieme un team di esperti per la concretizzazione del sogno. Partendo dai progettisti di BIG, Bjarke Ingels Group, affiancati da Samoo (samsung) e dalla stessa città di Busan, Corea del Sud, luogo prescelto per la costruzione di Oceanix.

Il progetto rappresenta una risposta ai cambiamenti climatici ed all’innalzamento del livello del mare, problema che colpirà con maggiore forza le le piccole isole e le comunità della costa.

Oceanix punta a diventare un modello di tecnologia innovativa per tutte le città costiere ed oltre, proponendo un prototipo di infrastruttura galleggiante, autosufficiente dal punto di vista energetico ed alimentare.

“Non possiamo risolvere i problemi di oggi con gli strumenti di ieri”, ha commentato Maimunah Mohd Sharif, Direttore esecutivo di UN-Habitat durante la presentazione. “Abbiamo bisogno di innovare le soluzioni alle sfide globali. Ma in questa strada verso l’innovazione, cerchiamo di essere inclusivi ed equi, senza lasciare nessuno e nessun posto dietro”.

Una città modello che potrebbe ospitare fino a 100.000 persone

Vista aerea della città – credits: oceanixcity.com

Sviluppata su piattaforme galleggianti connesse tra loro, la città di Oceanix Busan ospiterà fino a 12mila persone, con possibilità di ingrandirsi fino ad accoglierne 100mila, essendo modulare. Per partire saranno costruiti 6,3 ettari, tre piattaforme galleggianti dove vivere, lavorare e fare ricerca.

Ciascuna unità sarà affiancata da avamposti per la produzione di energia pulita dal sole e di serre per la coltivazione del cibo. Unità ovviamente modificabili nel tempo a seconda delle esigenze.

Sei pilastri di ricerca

OCEANIX
Vista aerea della città – credits: oceanixcity.com

Oceanix Busan si svilupperà a partire da sei pilastri sistemici: rifiuti zero seguendo i principi dell’economia circolare, sistemi idrici a circuito chiuso, cibo autoprodotto, net zero energy, mobilità innovativa e rigenerazione degli habitat costieri.

Ciascuno di questi sistemi sarà alimentato al 100% da energia rinnovabile prodotta in loco dai pannelli fotovoltaici disposti sulle coperture e nelle isole dedicate. Allo stesso modo ogni quartiere avrà un proprio impianto per il trattamento delle acque e per la produzione di cibo, per ridurre riciclare e garantire l’autosufficienza.

Piattaforme futuristiche

Le architetture di Oceanix Busan si distinguono in tre tiplogie: le piattaforme per l’ospitalità esterna, le piattaforme di ricerca e gli alloggi. Ciascuna con le proprie caratteristiche, predisposta per la vita indoor e outdoor. Fattorie idroponiche per la coltivazione in loco. E per restare ancorate al fondo del mare useranno il biorock, un materiale ecologico che sfrutta le basse stimolazioni elettriche per produrre calcare. Un materiale solitamente impiegato per favorire la rigenerazione delle barriere coralline.

Leggi anche Siglato l’accordo per costruire il primo prototipo di città galleggiante sostenibile

Secondo le Nazioni Unite 2 persone su 5, al momento vivono a meno di 100 km dalla costa. E il 90% delle megalopoli al mondo è vulnerabile all’innalzamento del livello del mare. Per questo motivo 3 anni fa UN-Habitat ha avviato un progetto di ricerca sulle comunità galleggianti come risposta ai cambiamenti climatici.

Articolo precedenteContenitori in vetro: per i consumatori il top per sostenibilità e sicurezza alimentare
Articolo successivoEnergia eolica europea: meno soldi, più installazioni

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Leave the field below empty!