Un hub di biotecnologie blu per gli innovatori del Mediterraneo

Coordinata dall’ENEA, l’iniziativa B-Blue punta a creare un nuovo meccanismo di governance. L’obiettivo superare la frammentazione del settore biotecnologico nel campo delle risorse marine mediterranee, favorendo l’accesso all’innovazione green

biotecnologie blu
Foto di Fabio Piccini da Pixabay

 Una comunità di ricerca sulle biotecnologie blu per il Mare Nostrum

(Rinnovabili.it) – Otto paesi, 10 partner, 22 mesi di tempo e 1,5 milioni di euro di finanziamento. Questi i numeri di B-Blue, nuovo progetto del programma europeo di cooperazione Interreg MED, coordinato dall’ENEA. E’stato lanciato per riunire gli attori chiave delle biotecnologie blu nel mediterraneo, aumentando la loro capacità di innovazione e cooperazione. Nel dettaglio, l’iniziativa darà vita ad un grande hub coinvolgendo oltre 300 organizzazioni tra università, centri di ricerca, istituzioni nazionali e locali e imprese di settore. 

Nella categoria delle biotecnologie blu rientrano tutte quelle le tecniche per ricavare nuovi materiali e prodotti da organismi marini e di acqua dolce. Un esempio pratico? Dalle alghe si ricava l’acido alginico, addensante alimentare. Dall’Ecteinascidia turbinata, tunicato di mangrovie, è possibile sintetizzare un farmaco antitumorale.

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Il comparto sta vivendo un momento di crescita esplosiva sul fronte delle applicazioni. Settori come quello agroalimentare, farmaceutico, cosmetico e agricolo vi hanno riposto diverse aspettative. Le prospettive sono ampie ma si tratta di una disciplina relativamente giovane, le cui opportunità e attori abilitanti necessitano oggi di un coordinamento. Un ruolo che, nel Mare Nostrum, è pronto a rivestire il progetto AB-Blue.

Le biotecnologie sono uno strumento formidabile per la chiusura dei cicli produttivi e la valorizzazione degli scarti in prodotti ad alto valore aggiunto in numerosi contesti”, spiega Cristian Chiavetta, ricercatore ENEA del Laboratorio di Valorizzazione delle Risorse nei Sistemi Produttivi e Territorial. “Oggi la nostra area d’interesse è il Mediterraneo, ma auspichiamo che B-Blue divenga un modello replicabile anche in altre zone costiere. In questo senso già alcune realtà del bacino del Mar Nero o che si affacciano sull’Oceano Indiano hanno manifestato interesse per uno sfruttamento più sostenibile delle risorse marine, che ne preservi il capitale naturale e ne protegga la biodiversità”.

Grazie all’iniziativa verranno attivati 5 laboratori pilota multistakeholder, in altrettante zone costiere. Il progetto ha selezionato il golfo di Manfredonia in Italia, il Mar Menor nella Murcia in Spagna, l’area di Tolone in Francia, il golfo di Salonicco in Grecia e quello di Portorose in Slovenia. Ogni laboratorio sarà impegnato a sviluppare soluzione innovative a partire da risorse marine, come spugne, alghe e gusci dei molluschi.

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Il coordimento avverrà tramite una piattaforma digitale per coinvolgere progressivamente tutte le organizzazioni individuate. Oltre ad ENEA, al programma partecipano CNR e Regione Puglia, Hamag-Bicro (Croazia), Hellenic Centre for Marine Research (Grecia), National Innovation Agency (Portogallo), National Institute of Biology (Slovenia), Pole Mer Méditerranée (Francia), Science & Technology Park (Montenegro) e Università di Murcia (Spagna).

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