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La Maker Faire Rome mette l’innovazione all’ombra del Gazometro

La fiera dell’innovazione torna in doppio formato, con stand in presenza e online. Il 7 ottobre l’opening conference con esperti e innovatori da tutto il mondo, dopo la 3 giorni una lunga coda di eventi tutta digitale. Tagliavanti: “La pandemia ci ha cambiato, in meglio”. Mocci: “È diventata la prima Maker Faire al mondo, ce lo dicono gli stessi americani che l’hanno inventata”

crediti: Maker Faire Rome

In programma dall’8 al 10 ottobre 2021 la 9° edizione della Maker Faire Rome

(Rinnovabili.it) – La ricetta per il rimbalzo dopo il COVID-19? Innovazione a tutto campo con un ecosistema di aziende, università, start up e centri di ricerca per sostenerla. È sotto questi auspici che torna anche quest’anno la principale fiera dell’innovazione. Torna e raddoppia: l’edizione 2021 della Maker Faire Rome – The European edition si terrà dall’8 al 10 ottobre in doppio formato: in presenza, voltando finalmente pagina dopo l’anno più difficile della pandemia, ma anche online.

Con un cambio di location: l’evento promosso e organizzato dalla Camera di Commercio di Roma si svolgerà nell’area del Gazometro Ostiense. Dopo l’edizione tutta digitale dell’anno scorso, la Maker Faire 2021 atterra nel quartiere Ostiense ospite di uno spazio tutto votato all’innovazione come quello di Joule, la scuola di Eni per l’impresa. Resta anche la possibilità di fruire della fiera in modalità esclusivamente online. Gli organizzatori hanno pensato a un canale interamente dedicato, che permetterà di accedere a tutti gli eventi, i talk, gli incontri in tempo reale, e anche di navigare tra gli stand degli espositori, visitarli e interfacciarsi con loro.

La Maker Faire Rome sarà più di una semplice tre giorni densa di incontri ed eventi. La 9° edizione acquista un preludio e una lunga coda tutta digitale. “Il 7 ottobre, il giorno prima dell’inaugurazione, ci sarà un opening conference”, introduce Alessandro Ranellucci, coordinatore dei contenuti, durante la conferenza di presentazione. “Il titolo è ‘Faster World’ e allude al dare una spinta verso un futuro che ci serve, ma allude anche al tasto dell’avanti veloce che vogliamo usare per vedere il futuro che ci aspetta”. Vi parteciperanno speaker ed esperti internazionali per discutere di cosa sta succedendo oggi nel mondo dell’innovazione e per dare una lettura anche in prospettiva. “Avremo poi una coda lunga di contenuti online, che in parte riprenderanno quelli proposti fisicamente nell’area espositiva e in parte saranno nuovi. Così la fruizione della Maker Faire 2021 si allunga nelle settimane successive”.

Edizione ibrida e nuova sede ad Ostiense sono scelte felici e ponderate. Che riflettono gli obiettivi che si propone di raggiungere la fiera dell’innovazione. Lo sottolinea Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma: “Ci troviamo di fronte a un bivio in un nuovo contesto, in una fase post pandemica. La Maker Faire doveva scegliere come ripresentarsi e ha scelto la modalità mista. Perché la pandemia ci ha cambiato, in meglio. Di qui anche la scelta dell’Ostiense, un quartiere frutto di un sindaco atipico e controcorrente come Nathan. È stato per anni il grande quartiere dell’innovazione, è il punto dove Roma ha sperimentato che può farcela su questo terreno. Oggi non ci sono più le industrie ma gli acceleratori di impresa, l’università, l’Eni. L’Ostiense è un buon punto da cui guardare Roma”.

I temi al centro della manifestazione vanno dall’agri-tech al food-tech, dal digital manufacturing alla robotica, dall’intelligenza artificiale alla cyber security alla mobilità, dall’economia circolare alla salute, dall’IoT al recycling fino alla data science, allo sportech e alla moda. I successi degli 8 anni precedenti stanno pagando. Maker Faire Rome non è solo la prima in Europa. È diventata la prima Maker Faire al mondo, ce lo dicono gli stessi americani che l’hanno inventata”, rimarca Luciano Mocci, Presidente di Innova Camera prima di snocciolare altri dettagli dell’evento in programma tra meno di un mese. “Ci saranno circa 240 stand e un calendario nutrito di conferenze, workshop, webinar e incontri. Creeremo uno studio televisivo per le dirette con innovatori nazionali e internazionali. La cabina di regia sarà insediata nella scuola Eni per le startup innovative nell’ambito dell’economia circolare”.

Primato mondiale che si riflette nell’importanza crescente della Maker Faire Rome per il sistema-Paese come vetrina internazionale per l’Italia in un ambito cruciale come l’innovazione. Per questo la fiera è stata inserita dal ministero degli Esteri nel progetto di potenziamento per le fiere di eccellenza, annuncia il sottosegretario della Farnesina Manlio Di Stefano. “Siete uno dei pochi eventi che mette davvero al centro i concetti di digitalizzazione, artigianato tecnologico e quel saper fare di cui molti parlano ma che non sempre trova realizzazione concreta. La Maker Faire lo fa”, elogia Di Stefano ricordando che “dalle fiere passa un terzo del prodotto esportato del nostro paese, vale a dire un terzo dei contratti. Per questo vogliamo accompagnare la fiera potenziando il matching tra gli espositori”.

Riporta lo sguardo dentro i confini nazionali Paolo Orneli, Assessore allo Sviluppo economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Start-Up e Innovazione di Regione Lazio. “La sfida post pandemia è costruire un modello di sviluppo radicalmente nuovo, che sappia mettere al centro lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione dell’immenso patrimonio italiano in conoscenza e innovazione”. Nella Maker Faire “ci sono tutti gli elementi dell’ecosistema su cui dobbiamo puntare: università, imprese, creativi, innovatori, start up, … C’è anche una crescita della cultura diffusa dell’innovazione e questo è ciò che permette a un territorio di farcela: far interessare a questi temi anche i non addetti ai lavori. Anche questo è un investimento importante”.

Partecipa a Maker Faire Rome – The European Edition 2021. 

Ogni informazione su www.makerfairerome.eu

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Rinnovabili • Batterie al sodio allo stato solido

Batterie al sodio allo stato solido, verso la produzione di massa

Grazie ad un nuovo processo sintetico è stato creato un elettrolita di solfuro solido dotato della più alta conduttività per gli ioni di sodio più alta mai registrata. Circa 10 volte superiore a quella richiesta per l'uso pratico

Batterie al sodio allo stato solido
via Depositphotos

Batterie al Sodio allo Stato Solido più facili da Produrre

La batterie allo stato solido incarnano a tutti gli effetti il nuovo mega trend dell’accumulo elettrochimico. E mentre diverse aziende automobilistiche tentano di applicare questa tecnologia agli ioni di litio, c’è chi sta percorrendo strade parallele. É il caso di alcuni ingegneri dell’Università Metropolitana di Osaka, in Giappone. Qui i professori Osaka Atsushi Sakuda e Akitoshi Hayash hanno guidato un gruppo di ricerca nella realizzazione di batterie al sodio allo stato solido attraverso un innovativo processo di sintesi.

Batterie a Ioni Sodio, nuova Frontiera dell’Accumulo

Le batterie al sodio (conosciute erroneamente anche come batterie al sale) hanno conquistato negli ultimi anni parecchia attenzione da parte del mondo scientifico e industriale. L’abbondanza e la facilità di reperimento di questo metallo alcalino ne fanno un concorrente di primo livello dei confronti del litio. Inoltre l’impegno costante sul fronte delle prestazioni sta portando al superamento di alcuni svantaggi intrinseci, come la minore capacità. L’ultimo traguardo raggiunto in questo campo appartiene ad una ricerca cinese che ha realizzato un unità senza anodo con una densità di energia superiore ai 200 Wh/kg.

Integrare questa tecnologia con l’impiego di elettroliti solidi potrebbe teoricamente dare un’ulteriore boost alla densità energetica e migliorare i cicli di carica-scarica (nota dolente per le tradizionali batterie agli ioni di sodio). Quale elettrolita impiegare in questo caso? Quelli di solfuro rappresentano una scelta interessante grazie alla loro elevata conduttività ionica e lavorabilità. Peccato che la sintesi degli elettroliti solforati non sia così semplice e controllabile. Il che si traduce in un’elevata barriera per la produzione commerciale delle batterie al sodio allo stato solido.

Un Flusso di Polisolfuro reattivo

É qui che si inserisce il lavoro del team di Sakuda a Hayash. Gli ingegneri hanno messo a punto un processo sintetico che impiega sali fusi di polisolfuro reattivo per sviluppare elettroliti solidi solforati. Nel dettaglio utilizzando il flusso di polisolfuro Na2Sx come reagente stechiometrico, i ricercatori hanno sintetizzato due elettroliti di solfuri di sodio dalle caratteristiche distintive, uno dotato della conduttività degli ioni di sodio più alta al mondo (circa 10 volte superiore a quella richiesta per l’uso pratico) e uno vetroso con elevata resistenza alla riduzione.

Questo processo è utile per la produzione di quasi tutti i materiali solforati contenenti sodio, compresi elettroliti solidi e materiali attivi per elettrodi“, ha affermato il professor Sakuda. “Inoltre, rispetto ai metodi convenzionali, rende più semplice ottenere composti che mostrano prestazioni più elevate, quindi crediamo che diventerà una metodologia mainstream per il futuro sviluppo di materiali per batterie al sodio completamente allo stato solido“.  I risultati sono stati pubblicati su Energy Storage Materials and Inorganic Chemistry .

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

leggi anche Fotovoltaico in perovskite, i punti quantici raggiungono un’efficienza record

L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.