Tra gennaio e marzo 2025 i fondi ESG Articolo 9 registrano deflussi record. Morningstar segnala il 1° rosso europeo dal 2018 e un’ondata di rebranding

Profondo rosso per la finanza ESG. Anche per l’Europa, finora baluardo contro il “backlash ESG” che imperversa negli Stati Uniti. I fondi ESG Articolo 9 e, più in generale, i fondi sostenibili globali hanno registrato nel primo trimestre del 2025 deflussi record per 8,6 miliardi di dollari.
È un’inversione di tendenza significativa rispetto ai 18,1 miliardi di flussi in ingresso del trimestre precedente. Cosa sta succedendo? Probabilmente è il segnale di un cambiamento strutturale nel sentiment degli investitori verso la finanza sostenibile.
A suggerirlo è l’ultimo rapporto trimestrale pubblicato da Morningstar Sustainalytics, che – numeri alla mano – mostra come per la 1° volta dal 2018 si registrino anche dei deflussi netti dai fondi ESG europei, quelli tradizionalmente più resilienti.
Fondi ESG Articolo 9, cosa sono?
I fondi ESG Articolo 9 sono strumenti d’investimento regolati dal Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) dell’Unione Europea, che li classifica come prodotti con obiettivi di investimento sostenibile.
A differenza dei fondi Articolo 8 – che promuovono caratteristiche ambientali o sociali – i fondi Articolo 9 devono destinare il capitale raccolto a investimenti che contribuiscano in modo diretto e misurabile a obiettivi ambientali o sociali, come la decarbonizzazione, la tutela della biodiversità o l’inclusione sociale.
Sono quindi il segmento più “ambizioso” e impegnato della finanza sostenibile europea. Ma proprio per il loro profilo dichiaratamente “impact” sono anche quelli più esposti al rischio di greenwashing e alle incertezze normative sulla definizione e la misurazione della sostenibilità.
Europa in negativo per la 1° volta dal 2018
Che aria tira in questo primo scorcio di 2025? Il dato più clamoroso arriva dall’Europa: qui i fondi ESG hanno perso 1,2 miliardi di dollari, interrompendo una serie di flussi netti positivi lunga oltre 6 anni. Fino al trimestre precedente, i fondi sostenibili europei avevano continuato ad attrarre capitali anche quando quelli convenzionali subivano perdite. Ora, invece, la tendenza si è invertita: i fondi ESG europei arretrano, mentre quelli tradizionali raccolgono 162 miliardi di dollari.
USA e Asia: la pressione aumenta
Altra aria negli Stati Uniti, dove i deflussi dai fondi ESG proseguono per il 10° trimestre consecutivo, con 6,1 miliardi di dollari ritirati solo nei primi 3 mesi dell’anno.
L’Asia (Giappone escluso) ha registrato deflussi per 918 milioni, mentre Canada e Australia/Nuova Zelanda sono tra le poche eccezioni in positivo.
Le cause? Geopolitica, performance deludenti e attacchi normativi
Secondo l’analisi di Morningstar, diversi fattori convergono nel determinare questa inversione di rotta sui fondi ESG Articolo 9. Vediamo i principali.
- Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca: ha innescato una serie di passi indietro normativi anti-clima e anti-ESG. Risultato? Impatti legali per le aziende e più cautela da parte dei gestori di fondi.
- Clima geopolitico incerto: la priorità degli investitori si è spostata verso crescita, sicurezza e competitività economica, a scapito degli obiettivi climatici e sociali. Tendenza che, anche in Europa, trova più di un aggancio con le priorità politiche attuali.
- Dubbi sulle performance: in particolare nei settori più fragili come le energie rinnovabili e i titoli green, che hanno sofferto per il rialzo dei tassi e la volatilità dei mercati.
Capitale gestito stabile, ma crollano le nuove emissioni
Nonostante i deflussi, gli asset globali gestiti da fondi sostenibili restano quasi invariati a quota 3.160 miliardi di dollari, di cui l’84% è concentrato in Europa. Crolla però il ritmo di lancio di nuovi prodotti: solo 54 fondi ESG sono stati lanciati globalmente nel 1° trimestre 2025. È il dato più basso degli ultimi anni.
Boom di rebranding: verso la semplificazione (e l’autoprotezione)
Una delle dinamiche più significative emerse è l’ondata di rebranding dei fondi ESG. Nel solo primo trimestre 2025, ben 335 fondi europei hanno modificato il proprio nome: 116 hanno rimosso i riferimenti ESG, 216 li hanno sostituiti con altri termini meno espliciti, solo 3 li hanno aggiunti. Questo trend riflette la pressione regolatoria esercitata dalle nuove linee guida anti-greenwashing dell’ESMA e dall’SDR britannico, che impongono criteri più stringenti per l’utilizzo di etichette come “sostenibile” o “ESG”.