L’Europa ha quadruplicato le chiusure degli impianti a carbone e mai come l’anno scorso sono stati messe in rete nuove centrali a carbone. Ma il peso di Pechino (e Nuova Delhi) si fa sentire sul bilancio globale, che resta ancora in territorio positivo

Nel 2024, il mondo ha registrato il livello più basso di nuova capacità operativa di centrali a carbone degli ultimi 20 anni: 44,1 GW. Per trovare un dato inferiore bisogna tornare indietro al 2004, quando ci si era fermati a 37 nuovi GW. Il risultato dell’anno scorso si colloca ben al di sotto della media ventennale, fissata a 73 GW di carbone installati l’anno.
È in corso un rallentamento globale nella costruzione di nuove centrali, con una diminuzione costante della capacità in sviluppo – al di fuori di Cina e India. Per il 10° anno consecutivo, il numero di paesi che propongono nuovi impianti è calato, passando da 12 nel 2023 a solo 8 nel 2024.
Il quadro che emerge dal rapporto annuale “Boom and Bust Coal 2025” pubblicato da Global Energy Monitor (GEM) conferma il progressivo addio al carbone, nonostante crisi dei prezzi dell’energia, tensioni geopolitiche e obiettivi climatici messi sempre più in discussione.
Variazioni della capacità installata di energia da carbone
Nei Paesi OCSE, le proposte per nuove centrali sono crollate drasticamente: da 142 nel 2015 a sole 5 nel 2024. Tuttavia, sottolinea GEM, per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi le chiusure annuali devono triplicare, passando da 19 GW nel 2024 a circa 70 GW entro il 2030.
Il balzo è particolarmente urgente dato che oltre 200 GW di capacità esistente hanno superato i 40 anni di età, ben oltre la media globale di pensionamento delle centrali.
Se poi si allarga lo sguardo a livello globale, nonostante il rallentamento dei nuovi impianti si registra ancora un incremento netto della capacità da carbone. Il 2024 ha chiuso con +0,9%, a 2.175 GW complessivi. Circa 90 GW in più rispetto al 2021, quando la COP26 di Glasgow sancì per la prima volta l’impegno mondiale per una riduzione progressiva della capacità di energia da carbone. E quasi 260 GW in più rispetto al 2015, quando fu firmato l’Accordo di Parigi.
I dati di GEM dipingono quindi una situazione con molte luci ma anche diverse ombre. Due numeri su tutti aiutano a descrivere la fase attuale della transizione dal carbone. Primo, nel 2024 sono stati spenti 25,2 GW di centrali a carbone. Le nuove aggiunte superano ancora le chiusure del 175%. Secondo dato, questa volta positivo: rispetto al 2015, la capacità di carbone in fase di pre-costruzione è calata del 70%, segno che il rallentamento è reale.
Il ruolo della Cina nella traiettoria globale delle centrali a carbone
La Cina si conferma come un attore chiave nel panorama mondiale del carbone. Nel 2024 ha raggiunto un record storico per avvii di costruzione di nuove centrali, continuando la tendenza iniziata con il boom dei permessi tra il 2022 e il 2023. Mentre molti paesi stanno abbandonando il carbone, la Cina ha intensificato gli investimenti in questo settore. Oggi, da sola, rappresenta oltre il 70% della capacità globale in fase di sviluppo.
Questa espansione contrasta con le politiche globali di decarbonizzazione e pone interrogativi sulla sostenibilità degli impegni climatici internazionali. L’India segue una traiettoria simile, con un aumento delle proposte per nuove centrali nel 2024 dopo anni di rallentamento. Questi due paesi stanno quindi guidando una dinamica opposta rispetto al resto del mondo.
L’andamento del phase out delle centrali a carbone in Europa
L’Europa sta facendo progressi significativi verso l’eliminazione del carbone, segnala ancora GEM. Nel Regno Unito, la chiusura dell’ultima centrale a carbone nel settembre 2024 ha reso il paese ufficialmente libero dal carbone: è la 6° nazione ad abbandonare questa fonte energetica dall’Accordo di Parigi del 2015. Inoltre, nell’UE il ritmo delle chiusure è quadruplicato rispetto agli anni precedenti.
Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi climatici europei, sarà necessario accelerare ulteriormente i ritmi. L’Indonesia e la Malesia hanno annunciato piani per eliminare gradualmente il carbone rispettivamente entro il 2040 e il 2044, dimostrando che anche altre regioni stanno seguendo l’esempio europeo.
E gli Stati Uniti di Donald Trump? Durante il suo primo mandato (2017-2020), The Donald aveva di fatto chiuso più centrali a carbone (54 GW) di quanto fosse riuscito a fare Obama prima di lui (17 GW nel 2009-2012, 49 GW nel 2013-2016), e anche Biden nel quadriennio successivo (39 GW nel 2021-2024).
Tra 2025 e 2028, gli USA dovrebbero chiudere ben 62 GW di impianti. Per GEM, nonostante la retorica trumpiana, il trend continuerà invariato.