I lobbisti dell'industria che si oppongono alle politiche pro clima non riflettono il sentimento imprenditoriale più popolare nell'UE

di Erminia Voccia
Politiche pro clima, cambia il sentiment aziendale
Un numero sempre maggiore di grandi aziende dell’Unione Europea sostiene le politiche pro clima. A rivelarlo è una nuova analisi di InfluenceMap. Lo studio mette in risalto il cambiamento radicale degli atteggiamenti aziendali nei confronti delle politiche sul clima tra la presentazione del Green Deal, avvenuto a inizio legislatura 2019, e l’avvio dei lavori del Parlamento Europeo a seguito delle elezioni del 2024. Nonostante la forte inclinazione delle imprese europee a sostegno di tali politiche, resiste purtroppo la tendenza delle associazioni industriali a opporsi agli impegni a favore della riduzione del surriscaldamento globale. I lobbisti dell’industria non sembrano rappresentare il sentimento imprenditoriale più diffuso nell’Unione ma sono tuttavia ancora in grado di influenzare con successo il dibattito e i risultati politici in tal senso.
“Le associazioni industriali dell’Ue sembrano impegnate una battaglia persa contro la tendenza positiva a favore delle politiche pro clima e necessitano di rivedere le loro priorità. – ha spiegato Venetia Roxburgh, manager del programma europeo di InfluenceMap – Il loro argomento cardine, ossia che le politiche sostenute dall’evidenza scientifica sono dannose alla competitività, appare antiquato e mette l’Ue a rischio di essere lasciata indietro”.
Lo studio di Lobbymap
La piattaforma Lobbymap ha valutato la promozione delle politiche climatiche da parte di 200 delle più importanti aziende europee e 80 associazioni di settore. L’analisi ha evidenziato che il 52% delle aziende considerate si mostra oggi perfettamente o almeno parzialmente allineato alle politiche ambientali suffragate dall’evidenza scientifica. La ricerca sottolinea un aumento significativo rispetto al 24% registrato nel 2019 alla presentazione del Green Deal europeo.
In base a tale valutazione, invece, la percentuale di imprese europee impegnata pienamente ad allineare la propria attività industriale alle politiche climatiche europee è salita nel 2025 al 23% rispetto al 3% rilevato nel 2019. Vale a dire che una porzione sempre più vasta di aziende spinge, sia nelle proposte al Governo che nelle comunicazioni destinate al pubblico, a favore di politiche conformi alle raccomandazioni scientifiche del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) e dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) per contenere il riscaldamento al di sotto di 1,5 °C. Al contrario, la percentuale di aziende non allineate alle politiche climatiche è invece scesa dal 34% al 13% nello stesso periodo di tempo considerato.

Nonostante le associazioni industriali dell’Unione Europa abbiano evidenziato un solido e continuativo supporto alle azioni politiche pro clima, passando dal 2% al 12% delle entità allineate agli obiettivi climatici tra il 2019 e il 2025, la percentuale non sembra tenere conto del profondo cambiamento attuato dalle imprese. Tali associazioni sembrano non riflettere il cambio di passo, malgrado il loro compito sia appunto rappresentare gli interessi delle stesse imprese. Secondo i risultati della ricerca, in particolare, sono l’industria pesante e il settore dei trasporti a mostrare una maggiore resistenza alle politiche climatiche sostenute dall’Ue. Tale atteggiamento non risparmia neanche associazioni più rilevanti come BusinessEurope, French Business Federation (MEDEF), Spanish Confederation of Business Organizations (CEOE), Federation of German Industries (BDI) e per quanto riguarda l’Italia Confindustria.