Sono solo 5 ad oggi le Regioni che hanno elaborato norme, proposte o linee di indirizzo per la definizione delle aree idonee e non agli impianti rinnovabili. Lo studio di Legambiente
Il Decreto Aree Idonee è entrato in vigore nei primi giorni di luglio 2024 lanciando alle Regioni e Province autonome un compito non da poco: definire con proprie norme le zone atte ad ospitare i nuovi impianti rinnovabili e quelle precluse. Nelle speranza di ottenere un quadro finale non troppo disomogeneo. Una vera e propria sfida visti i diversi orientamenti territoriali e la differente apertura nei confronti dell’energia pulita. Oggi, dopo quasi 5 mesi dalla pubblicazione del Decreto Ministeriale del 21 giugno 2024, viene da chiedersi a che punto siano le nuove leggi regionali Aree Idonee.
In prima battuta la risposta arriva da Legambiente che il 27 novembre 2024 ha presentato il rapporto “Regioni e aree idonee“. Il documento offre un’interessante analisi sulla distanza dei diversi territori dagli obiettivi di burden sharing (condivisione degli oneri). Mostrando chi si impegna di più (come ad esempio il Trentino-Alto Adige che ha già raggiunto il 60,8% del suo target 2030) e chi di meno (Molise 7,9%).
Ma soprattutto porta alla luce qualsiasi norma, proposta o linea di indirizzo presentata finora in materia di Aree Idonee.
Leggi Regionali aree idonee
Quello che emerge chiaramente è che, nonostante quasi tutte le Regioni abbiano iniziato a lavorare alle normative richieste dal DM e che la deadline per l’adozione sia impostata per 30 dicembre 2024, ad oggi sono davvero poche le amministrazioni hanno proposto qualcosa di tangibile. Ma con risultati abbastanza altalenanti secondo l’associazione ambientalista. Parliamo di Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia e Sardegna.
Sardegna
La prima ad aver iniziato i lavori è la Sardegna. La Giunta Todde ha approvato il Ddl “Disposizioni per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili”, il 19 settembre 2024 passando poi la palla al Consiglio regionale.
Legambiente evidenzia una serie di punti di forza e punti deboli, ma alla luce dei numerosi paletti inseriti nel provvedimento – tra cui la retroattività delle norme e l’obbligo di polizza fideiussoria per i proponenti nuovi impianti – il giudizio è fortemente negativo. “Nella Legge sarda – scrive l’associazione – che […] nei fatti rende non idoneo quasi il 100% del territorio regionale, spicca un generalizzato contrasto alle rinnovabili”. Il testo punta, infatti, al raggiungimento degli obiettivi di burden sharing “guardando quasi esclusivamente ai piccoli e piccolissimi impianti legati all’autoconsumo o alle comunità energetiche rinnovabili. Elementi positivi, ma largamente insufficienti a raggiungere gli obiettivi previsti dal decreto legislativo n.199/21”.
Calabria
La Regione Calabria ha affrontato il tema solo in via preliminare. I primi riferimenti si trovano nelle Linee di Indirizzo per l’aggiornamento del Piano Energetico Ambientale regionale, oggi Piano Regionale Integrato Energia e Clima (PRIEC) in cui si chiede di identificare e delimitare, prioritariamente le aree idonee ad accogliere gli impianti rinnovabili facendo riferimento alle norme statali già pubblicate. Ossia il decreto di recepimento della RED II e il DL Aiuti.
A ciò si aggiunge la proposta di legge “Misure urgenti per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee” presentata dai Consiglieri Regionali Filippo Mancuso, Francesco De Nisi e Giuseppe Graziano. Proposta giudicata da Legambiente troppo restrittiva. Soprattutto considerando la fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela e dalle strade statali (SS 18 Tirrena Inferiore, SS 106 Jonica) panoramiche costiere. Per l’eolico la distanza fissata sarebbe di 5 km.
“Ma anche quando si parla di fotovoltaico a terra in aree agricole, dove non vengono distinte, seguendo l’errore della normativa nazionale, le aree coltivate dalle altre”, scrive Legambiente.
Lombardia
La Regione Lombardia ha avviato una consultazione in merito alla prima bozza della proposta di legge Aree Idonee. Per Legambiente il testo ha diversi punti a favore, che ne fanno la migliore proposta presentata sino ad oggi. A cominciare dall’ampio margine lasciato alle aree idonee e dai casi più circoscritti e limitati per quelle non idonee. Le criticità? In caso di compresenza di idoneità e inidoneità il testo prevede attualmente la prevalenza della seconda.
Puglia
Il 28 ottobre 2024 la Regione Puglia ha dato il via all’iter di Consultazione pubblica per raccogliere pareri e opinioni inerenti il Disegno di legge n. 222 del 23/10/2024 “Disposizioni per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili”.
Il provvedimento, composto da dieci articoli, quello di garantire il contrasto al cambiamento climatico, perimetra le aree in cui è vietata l’installazione di impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra, facendole coincidere con le zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti, con alcune eccezioni, tra cui i terreni finalizzati alla costituzione di una Comunità energetica rinnovabile.
Punti critici? Legambiente individua una serie di paletti, tra cui la previsione di 3 km come area di rispetto per gli impianti eolici. E la non idoneità all’installazione di impianti eolici di grossa taglia e di fotovoltaici a terra, delle aree ricadenti nella fascia di rispetto di 1 km dalle strade panoramiche e dai luoghi panoramici.
Piemonte
“Per la Regione Piemonte, ad oggi non è possibile esprimere una valutazione completa, in quanto l’Amministrazione si è espressa soltanto attraverso un documento sintetico all’interno del quale vengono indicati alcune linee di principio che intende seguire nella definizione della Legge Regionale”, si legge nel rapporto. “Nonostante ciò, alcune criticità sono emerse fin da subito, come l’associazione con il consumo di suolo per gli impianti a fonti rinnovabili, o la prevalenza della non idoneità in caso di compresenza di aree idonee e non”.
La giunta ha incontrato lo scorso 28 ottobre le associazioni di categoria e i comuni, per accogliere le loro proposte sulla futura legge regionale Aree Idonee. E dopo poco ha deliberato per rendere più restrittivi i vincoli per installare gli impianti agrivoltaici nelle zone Buffer Unesco.