Il quadro proposto dall'IMO mira a raggiungere emissioni nette pari a zero entro la metà del secolo, ma per Washington la misura graverebbe troppo sui costi del trasporto marittimo.

L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) si riunirà questa settimana per decidere formalmente se imporre una tassa sulla CO2 per il trasporto marittimo. Una serie di Paesi, come Membri dell’Unione Europea, Regno Unito, Giappone e Cina sono favorevoli alla misura. Gli Stati Uniti, invece, l’hanno fortemente osteggiata e hanno minacciato l’imposizione di dazi, restrizioni sui visti e tasse portuali nei confronti dei Governi che l’avrebbero sostenuta.
Cosa prevede la tassa sulla CO2 del trasporto marittimo
L’IMO è un’agenzia delle Nazioni Unite responsabile della sicurezza del trasporto marittimo internazionale e delle misure anti-inquinamento causato dalle navi. A aprile 2025 aveva trovato un accordo preliminare riguardo un pacchetto di regolamenti utile a contenere le emissioni delle navi più inquinanti. Il regolamento introduce un sistema vincolante valido a livello mondiale. Prevede limiti obbligatori alle emissioni delle navi e un meccanismo di prezzo per i gas serra causati dal settore del trasporto marittimo. L’accordo è considerato da alcuni piccoli Stati insulari e ONG ambientaliste ancora poco ambizioso e non compatibile con quanto previsto dall’Accordo di Parigi sul clima.
Nel 2024 il trasporto marittimo internazionale è stato responsabile dell’1,4% delle emissioni globali di gas serra. Le navi emettono più di 1 miliardo di tonnellate di CO2 equivalente all’anno, secondo i dati di Clarkson Research. Services Ltd.
Il regolamento proposto dall’IMO prevede l’imposizione di una tassa per le navi di stazza superiore a 5mila tonnellate che superano una determinata soglia di emissioni e un meccanismo di premi e incentivi a favore delle navi che si affidano a carburanti più puliti. Le navi saranno tenute a pagare una penale qualora emettano più emissioni di carbonio rispetto a una determinata soglia. I nuovi requisiti entrerebbero tecnicamente in vigore nel 2027 ma si non dovrebbe pagare nulla fino al 2029.
Se confermato, il regolamento imporrà una tassa sulla CO2 emessa dalle navi più inquinanti. Affinché questo accada l’accordo dovrà essere adottato formalmente, ecco perché se ne parla in vista della riunione del comitato ambientale dell’IMO prevista dal 14 al 17 ottobre. Alla riunione di questa settimana dovrebbe partecipare anche il Governo statunitense.
Lo scontro tra Stati Uniti e UE sulle emissioni globali del trasporto marittimo
Negli ultimi mesi Washington non ha fatto che boicottare la misura, minacciando tasse portuali e restrizioni sui visti contro i Paesi favorevoli. Nelle ultime settimane il Dipartimento di Stato USA avrebbe contattato alcuni Paesi Membri dell’IMO intimando loro di non adottare Net-Zero Framework.
“Gli Stati Uniti si muoveranno per imporre misure correttive alle nazioni che sponsorizzano tale esportazione neocoloniale di normative climatiche globali guidata dall’Europa“, ha dichiarato il Dipartimento di Stato americano l’11 ottobre. Di recente, invece, la Commissione Europea è tornata a chiedere all’IMO di proseguire verso l’adozione del regolamento. L’Unione Europea e gli Stati Uniti arrivano quindi fortementi divisi al voto di questa settimana.
Il disaccordo si inserisce in un contesto di tensioni più ampie tra Bruxelles e Washington in materia commerciale. Attualmente, le parti sono impegnate a negoziare i passi successivi di un accordo raggiunto all’inizio di quest’anno per dazi del 15% sulla maggior parte dei prodotti in arrivo dall’UE negli USA.
I proventi derivanti dalla misura andrebbero al Fondo Net-Zero dell’IMO, secondo quanto stabilito nella bozza di regolamento. Non si sa ancora come questo denaro verrà utilizzato o redistribuito ma si ha un’idea di quante risorse la misura potrebbe generare. Secondo una ricerca dell’University College di Londra, si potrebbe arrivare a 11-12 miliardi di dollari all’anno, poiché la maggior parte delle navi non riuscirebbe a evitare di versare la penale, almeno nei primi anni di attuazione delle norme.












