Rinnovabili • etichette alimentari

Come si leggono le etichette alimentari?

L’etichetta è la carta d'identità dei cibi e ci fornisce tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno: conoscere poche e semplici regole ci aiuta a capire quali sono gli alimenti adatti a noi e a fare una spesa su misura.

etichette alimentari
Credits: Ekaterina Minaeva -123rf.com

di Daniela Maurizi

(Rinnovabili.it) – Chi di noi non si è mai preoccupato della dieta? Mangiare correttamente non è solo una questione di peso ma anche di salute. Studi scientifici hanno individuato i consumi raccomandati per gli alimenti, se ci atteniamo a queste valutazioni avremo una dieta sana e completa. Come si fa? E’ tutto scritto nelle etichette alimentari! L’etichetta è la carta d’identità di un alimento e ci fornisce tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno: conoscere poche e semplici regole ci aiuta a capire quali sono i prodotti adatti a noi e a fare una spesa su misura.

La dichiarazione nutrizionale: cosa è obbligatorio 

La tabella che troviamo sulle confezioni dei cibi confezionati è la dichiarazione nutrizionale che i produttori, ai sensi del Regolamento Europeo n. 1169/2011, sono tenuti ad inserire nelle etichette alimentari per informarci sul contenuto del prodotto. La dichiarazione nutrizionale deve riportare obbligatoriamente valore energetico e altri nutrienti: 

  • valore energetico
  • grassi
  • acidi grassi saturi
  • carboidrati
  • zuccheri
  • proteine
  • sale

Il valore energetico

Il valore energetico delle etichette alimentari indica quanta energia possiamo trarre dal consumo di un determinato alimento. È un parametro molto importante da valutare per la nostra dieta perché ci permette di valutare quanto pesa un alimento sul nostro fabbisogno ed è espresso in calorie. Le calorie degli alimenti sono definite con apposito calcolo realizzato con coefficienti stabiliti per legge: 

NutrienteKJ/gKcal/g
Carboidrati174
Proteine174
Grassi 379
Fibre 82

Il calcolo dimostra che gli alimenti con più calorie sono quelli grassi: 1 grammo di grassi apporta 9 kcal, contro le 4 kcal apportate da 1 grammo di carboidrati e le 2 kcal apportate da 1 grammo di fibre. Con questa indicazione possiamo farci un’idea del posto che uno specifico alimento può avere nella nostra dieta, ma dobbiamo considerare anche il quantitativo di alimento che consumeremo: l’olio extra vergine di oliva, per esempio, anche essendo un grasso, ma incide relativamente sul totale calorie della nostra dieta perché ne consumiamo piccole quantità, e perchè ricco di elementi nutritivi importanti.

Il valore energetico giornaliero raccomandato è pari a 8.400 kJ ovvero 2.000 kcal per gli adulti (per approfondire: https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/130110)

I nutrienti

I carboidrati

Sono utilizzati dal nostro organismo per produrre il glucosio, la “benzina” di cui abbiamo bisogno. Sono contenuti in pane, pasta, cereali, formaggi, frutta, verdura e alimenti con zuccheri aggiunti come i biscotti, i dolci e le bibite. Dovremmo consumarne 260 g al giorno. 

I grassi

Sono produttori e riserva di energia, svolgono diverse funzioni fondamentali per il nostro organismo come la regolazione ormonale e il trasporto di vitamine liposolubili che possiamo assumere proprio grazie ai grassi. Possono essere di origine vegetale  o animale. I grassi vegetali sono spesso grassi buoni (oli vegetali, frutta secca) ma non è sempre così: la margarina, per esempio, può contenere grassi idrogenati. I grassi animali sono contenuti in latticini, carne e pesce; i pesci grassi come per esempio il salmone contengono omega-3, grassi buoni e molto preziosi per la nostra salute. Per quanto riguarda il fabbisogno giornaliero, dovremmo assumere 70 grammi di grassi, di cui 20 di grassi  saturi. 

Le proteine 

Sono macromolecole composte da aminoacidi e possono essere di origine vegetale (sono ricchi di proteine la soia e i fagioli) e animale, queste ultime contengono tutti gli aminoacidi essenziali e sono quindi ad alto valore biologico. Il fabbisogno giornaliero è di 50 grammi. 

Il sale

Il valore in dichiarazione nutrizionale è il valore del sodio moltiplicato per 2,5. Se il contenuto di sale dipende solo dal sodio naturalmente presente nell’alimento (come nel caso della carne o di alcuni vegetali), i produttori possono specificarlo sulla confezione. Il fabbisogno giornaliero di sale è di 6 grammi, facciamo attenzione al contenuto di sale negli alimenti perché spesso se non sempre ne consumiamo più del necessario. 

La dichiarazione nutrizionale: cosa è facoltativo 

Nelle etichette alimentari la dichiarazione nutrizionale può contenere, a discrezione dei produttori, informazioni facoltative su:

  • acidi grassi monoinsaturi
  • acidi grassi polinsaturi
  • polioli
  • amido
  • fibre
  • sali minerali o vitamine presenti in quantità significative

Per le vitamine, il regolamento europeo n. 1169/2011 stabilisce quali vitamine possono essere dichiarate, quali sono i valori nutritivi di riferimento e cosa si intende per quantità significativa: 

Vitamine e sali minerali che possono essere dichiarati e relativi valori nutritivi di riferimento (VNR)
Vitamina A (μg)*: 800 
Vitamina D (μg): 5 
Vitamina E (mg): 12Vitamina K (μg): 75
Vitamina C (mg): 80 Tiammina (mg): 1,1Riboflavina (mg): 1,4Niacina (mg): 16
Vitamina B6 (mg): 1,4Acido folico (μg): 200Vitamina B12 (μg): 2,5Biotina (μg): 50
Acido pantotenico (mg): 6Potassio (mg): 2000Cloruro (mg): 800Calcio (mg): 800
Fosforo (mg): 700Magnesio (mg): 375 
Ferro (mg): 14Zinco (mg): 10
Rame (mg): 1 Manganese (mg): 2Fluoro (mg): 3,5Selenio (μg): 55
Cromo (μg): 40Molibdeno (μg): 50Iodio (μg): 150
*il simbolo (μg) indica i microgrammi. Quindi è consigliato il consumo giornaliero di almeno 800 microgrammi di Vitamina A (pari a 0.8 grammi)

Per stabilire se le vitamine sono presenti nell’alimento in quantità significative, si considerano: 

  • il 15% dei valori nutritivi di riferimento per 100 g o 100 ml nel caso di prodotti diversi dalle bevande
  • il  7,5% dei valori nutritivi di riferimento per 100 ml nel caso delle bevande
  • il 15% dei valori nutritivi di riferimento per porzione se l’imballaggio contiene una sola porzione.

Oltre alle quantità in dichiarazione nutrizionale, sulle etichette alimentari possiamo trovare sulle dei claim che esaltano il contenuto di determinati nutrienti nel prodotto. Non li troviamo sempre perché possono essere utilizzati solo a condizioni ben precise stabilite dal Regolamento Europeo n. 1924/2006. Se l’alimento soddisfa le condizioni espresse nella tabella seguente, tratta dal regolamento, allora in etichetta troviamo il claim corrispettivo.

A basso contenuto caloricoNon più di 40 kcal (170 kJ)/100g per i solidi o più di 20 kcal (80 kJ)/100 ml per i liquidi
A ridotto contenuto caloricoValore energetico ridotto di almeno il 30% 
Senza calorieNon più di 4 kcal (17 kJ)/100 m
Leggero/lightContenuto di grassi minore di almeno il 30% rispetto a prodotti simili 
A basso contenuto di grassiNon più di 3 g di grassi per 100 g per i solidi o 1,5 g di grassi per 100 ml per i liquidi (1,8 g di grassi per 100 ml nel caso del latte parzialmente scremato)
Senza grassi
Non più di 0,5 g di grassi per 100 g o 100 ml
A basso contenuto di grassi saturiLa somma di acidi grassi saturi ed acidi grassi trans non supera 1,5 g/100 g per i solidi o 0,75 g/100 ml per i liquidi e, in ogni caso, il 10 % dell’apporto energetico
Senza grassi saturi: La somma di acidi grassi saturi e acidi grassi trans non supera 0,1 g di grassi saturi per 100 g o 100 ml
A basso contenuto di zuccheri Non più di 5 g di zuccheri per 100 g per i solidi o 2,5 g di zuccheri per 100 ml per i liquidi
Senza zuccheri Non più di 0,5 g di zuccheri per 100 g o 100 ml
Senza zuccheri aggiuntiSenza mono o disaccaride aggiunto o altri dolcificanti. Se l’alimento contiene naturalmente zuccheri va indicato “contiene naturalmente zuccheri”
A basso contenuto di sodio/saleNon più di 0,12 g di sodio, o un valore equivalente di sale, per 100 g o 100 ml
A bassissimo contenuto di sodio/saleNon più di 0,04 g di sodio, o un valore equivalente di sale, per 100 g o 100 ml
Senza sodio o senza saleNon più di 0,005 g di sodio, o un valore equivalente di sale, per 100 g
Senza sodio/sale aggiunto Il contenuto di sodio del prodotto non supera 0,12 g, o il valore equivalente di sale, per ogni 100 g o 100 ml.
Fonte di fibre Almeno 3 g di fibre per 100 g o almeno 1,5 g di fibre per 100 kcal
Ad alto contenuto di fibreAlmeno 6 g di fibre per 100 g o almeno 3 g di fibre per 100 kcal
Fonte di proteineAlmeno il 12% del valore energetico dell’alimento è apportato da proteine
Ad alto contenuto di proteineAlmeno il 20% del valore energetico dell’alimento è apportato da proteine
Fonte di acidi grassi omega-3 Almeno 0,3 g di acido alfa-linolenico per 100 g e per 100 kcal oppure almeno 40 mg della somma di acido eicosapentanoico e acido docosaesaenoico per 100 g e per 100 kcal
Ricco di acidi grassi omega-3Almeno 0,6 g di acido alfa-linolenico per 100 g e per 100 kcal oppure almeno 80 mg della somma di acido eicosapentanoico e acido docosaesaenoico per 100 g e per 100 kcal.
Ricco di grassi monoinsaturiAlmeno il 45% degli acidi grassi derivano dai grassi monoinsaturi e a condizione che i grassi monoinsaturi apportino oltre il 20% del valore energetico del prodotto
Ricco di grassi polinsaturiAlmeno il 45% degli acidi grassi derivano dai grassi polinsaturi e a condizione che i grassi polinsaturi apportino oltre il 20% del valore energetico del prodotto
Ricco di grassi insaturiAlmeno il 70% degli acidi grassi derivano da grassi insaturi e a condizione che i grassi insaturi apportino oltre il 20% del valore energetico del prodotto
I claim delle etichette alimentari

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Rinnovabili •
About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • filiere delle rinnovabili

Decreto FERX, gli stakeholder chiedono più chiarezza e trasparenza

Il Ministero dell'Ambiente pubblica gli esiti della consultazione pubblica sul Decreto Ministeriale FER X, chiusa lo scorso settembre. Dai 46 soggetti partecipanti emerge l'esigenza di conoscere per tempo tutte le informazioni utili alla programmazione degli investimenti nelle rinnovabili. Chiesti chiarimenti sul processo autorizzativo e sulle tempistiche

decreto ferx
Foto di Rabih Shasha su Unsplash

Decreto FERX, nuovi spunti di riflessione

Servono maggiori informazioni sui coefficienti sul prezzo d’aggiudicazione, sui criteri di priorità, sulla documentazione per l’accesso al meccanismo e sulle tipologie di interventi ammessi. In particolare quando si tratta di progetti di “rifacimento” e “potenziamento”. Queste alcune delle principali richieste emerse dalla consultazione pubblica sul Decreto FERX. La scorsa estate il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica aveva pubblicato lo schema del provvedimento per una raccolta di pareri da parte degli stakeholder, con l’obiettivo di condividerne le logiche. Oggi il MASE rende noti gli esiti di tale consultazione puntando i riflettori sugli spunti e le richieste emerse da parte dei 46 soggetti partecipanti. 

Gli esiti della consultazione pubblica

Ricordiamo che il Decreto FERX nasce con lo scopo di definire un meccanismo di supporto espressamente dedicato ad impianti a fonti rinnovabili con costi di generazione vicini alla competitività. Come? Tramite contratti CfD a valere sull’energia elettrica prodotta dagli impianti. Con un accesso diretto per quelli di taglia inferiore al MW, e tramite aste al ribasso per quelli di taglia uguale o superiore al MW. Ed è proprio su queste due modalità che arrivano le prime considerazioni.

Per la maggior parte dei soggetti che hanno risposto alla consultazione, il contingente di 5 GW per gli impianti FER ad accesso diretto non sarebbe sufficiente, soprattutto vista la grande attenzione che stanno ricevendo al livello di investimento i sistemi di piccola taglia.

Per quanto riguarda l’accesso tramite asta, invece, il parere generale condivide i contingenti individuati, che secondo l’ultima bozza pubblicata oggi sarebbero: per il fotovoltaico 45 GW; per l’eolico di 16,5 GW; per l’idroelettrico di 630 MW; per i gas residuati 20 MW. “Tuttavia – si legge nel documento del MASE – congiuntamente alla risposta positiva sono state proposte diverse modifiche (aumento di uno specifico contingente, creazione di nuovo contingente, meccanismi di riallocazione della potenza non assegnata, ridefinizione dei contingenti al fine di favorire lo sviluppo dei PPA, etc.)”. Tra gli spunti emersi c’è la proposta di contingenti separati tra il fotovoltaico a terra e sul tetto.

Proposti nuovi requisiti di accesso e tempistiche

In tema requisiti d’accesso, alcuni soggetti chiedono l’incremento della soglia di potenza per l’accesso diretto, l’aggiunta dei criteri ESG, la reintroduzione del requisito specifico che attesti la capacità finanziaria ed economica di chi partecipa al meccanismo del Decreto FERX.

Con riferimento ai tempi massimi individuati per la realizzazione degli interventi, la consultazione ha evidenziato un forte distaccamento con le aspettative degli operatori. Per quanto detto diversi soggetti propongono per una o più fonti l’innalzamento dei tempi previsti, chiedendo di tenere in considerazione parametri quali, la potenza e/o la tipologia d’intervento, l’ottenimento dei titoli autorizzativi, i tempi di realizzazione della connessione e quelli dovuti agli approvvigionamenti, che sottolineano, potrebbero oltretutto determinare un aumento dei costi, visto anche i meccanismi incentivanti”, si legge ancora nel documento.

Per i tempi di comunicazione della data d’entrata in esercizio dell’impianto, emerge nel complesso l’esigenza di un prolungamento, aggiungendo da più 60 giorni a 12 mesi. Viene anche evidenziata una certa contrarietà all’obbligo per gli operatori di impianti rinnovabili non programmabili che stipula un contratto CfD ad abilitarsi alla fornitura dei servizi di dispacciamento.

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Rinnovabili • batteria ibrida al sodio

Dalla Corea la batteria ibrida al sodio che si ricarica in pochi secondi

Un gruppo di scienziati del KAIST ha sviluppato una batteria a ioni di sodio ad alta energia, ad alta potenza e di lunga durata

batteria ibrida al sodio
Foto di danilo.alvesd su Unsplash

Quando le batteria a ioni sodio incontrato i supercondensatori a ioni sodio

Arriva dalla Corea del Sud la prima batteria ibrida al sodio in grado di battere la tecnologia a ioni di litio a mani basse. Con ottime prestazioni lato di capacità di accumulo, potenza, velocità di carica e durata, come dimostra l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Energy Storage Materials (testo in inglese).

Nel 2020 le batterie a ioni sodio (Na+) hanno raggiunto prestazioni comparabili a quelle degli ioni di litio in termini di capacità e durata del ciclo in condizioni di laboratorio. Da allora il segmento ha continuato a macinare grandi progressi, spinto dall’esigenza globale di trovare una tecnologia di accumulo più economica delle ricaricabili al litio e meno dipendente dalle attuali catene di approvvigionamento dei materiali critici. L’ultimo grande risultato nel campo è quello segnato da un gruppo di scienziati del KAIST, il Korea Advanced Institute of Science and Technology.

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Il team guidato dal professor Jeung Ku Kang del Dipartimento di Scienza e Ingegneria dei Materiali ha messo a punto una batteria ibrida agli ioni di sodio dalle prestazioni eccellenti e in grado di ricaricarsi in pochi secondi. Il segreto? Un’architettura che integra materiali anodici propri delle batterie con catodi adatti ai supercondensatori.

Batteria ibrida al sodio, prestazioni record

In realtà non si tratta di un approccio nuovo. Gli stoccaggi ibridi con Na+ sono emersi negli ultimi anni come una promettente applicazione nel campo dell’energy storage in grado di superare i punti deboli degli accumulatori a ioni di sodio più conosciuti.

Tradizionalmente questo metallo è usato e studiato in due tipi di dispositivi di stoccaggio: batterie e condensatori. Le prime, come spiegato poc’anzi, forniscono oggi una densità di energia relativamente elevata ma sono caratterizzate da una lenta cinetica di ossidoriduzione, che si traduce in una bassa densità di potenza e una scarsa ricaricabilità. I secondi invece hanno un’elevata densità di potenza dovuta all’accumulo di carica tramite rapido adsorbimento di ioni superficiali, ma una densità di energia estremamente bassa.

Tuttavia unire le due tecnologie impiegando catodi di tipo condensatore e degli anodi di tipo batteria, non ha dato subito i risultati sperati. La causa è da ricercare soprattutto nello squilibrio cinetico tra i due tipi di elettrodi.

Nuovi materiali per catodo e anodo

Per arginare il problema il team sudcoreano ha utilizzato sviluppato un nuovo materiale anodico con cinetica migliorata attraverso l’inclusione di materiali attivi fini nel carbonio poroso derivato da strutture metallo-organiche. Inoltre, ha sintetizzato un materiale catodico ad alta capacità e la combinazione dei due ha consentito lo sviluppo di un sistema di accumulo di ioni sodio che ottimizza l’equilibrio e riduce al minimo le disparità nei tassi di accumulo di energia tra gli elettrodi.

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La cella completamente assemblata supera per densità di energia le batterie commerciali agli ioni di litio e presenta le caratteristiche della densità di potenza dei supercondensatori. Nel dettaglio la batteria ibrida al sodio si ricarica rapidamente e raggiunge una densità di energia di 247 Wh/kg e una densità di potenza di 34.748 W/kg. Inoltre gli scienziati hanno registrato una stabilità del ciclo con efficienza Coulombica pari a circa il 100% su 5000 cicli di carica-scarica.

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Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa quotidianamente delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • fotovoltaico materiale quantistico

Fotovoltaico, ecco il materiale quantistico con un’efficienza del 190%

Un gruppo di scienziati della Lehigh University ha sviluppato un materiale dotato di una efficienza quantistica esterna di 90 punti percentuali sopra quella delle celle solari tradizionali

fotovoltaico materiale quantistico
via Depositphotos

Nuovo materiale quantistico con un assorbimento solare medio dell’80%

Atomi di rame inseriti tra strati bidimensionali di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. Questa la ricetta messa a punto dai fisici Srihari Kastuar e Chinedu Ekuma nei laboratori della Lehigh University, negli Stati Uniti, per dare una svecchiata alla prestazioni delle celle solari. Il duo di ricercatori ha così creato un nuovo materiale quantistico dalle interessanti proprietà fotovoltaiche. Impiegato come strato attivo in una cella prototipo, infatti, il nuovo materiale ha mostrato un assorbimento solare medio dell’80%, un alto tasso di generazione di portatori fotoeccitati e un’efficienza quantistica esterna (EQE) record del 190%. Secondo gli scienziati il risultato raggiunto supera di gran lunga il limite teorico di efficienza di Shockley-Queisser per i materiali a base di silicio e spinge il campo dei materiali quantistici per il fotovoltaico a nuovi livelli. 

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L’efficienza quantistica esterna

Tocca fare una precisazione. L’efficienza quantistica esterna non va confusa con l’efficienza di conversione, il dato più celebre quando si parla di prestazioni solari. L’EQE rappresenta il rapporto tra il numero di elettroni che danno luogo a una corrente in un circuito esterno e il numero di fotoni incidenti ad una precisa lunghezza d’onda

Nelle celle solari tradizionali, l’EQE massimo è del 100%, tuttavia negli ultimi anni alcuni materiali e configurazioni avanzate hanno dimostrato la capacità di generare e raccogliere più di un elettrone da ogni fotone ad alta energia incidente, per un efficienza quantistica esterna superiore al 100%. Il risultato di Kastua e Ekuma, però, rappresenta un unicum nel settore.

Celle solari a banda intermedia

Per il loro lavoro due fisici sono partiti da un campo particolare della ricerca fotovoltaica. Parliamo delle celle solari a banda intermedia (IBSC – Intermediate Band Solar Cells), una tecnologia emergente che ha il potenziale per rivoluzionare la produzione di energia pulita. In questi sistemi la radiazione solare può eccitare i portatori dalla banda di valenza a quella di conduzione, oltre che direttamente, anche in maniera graduale. Come?  “Passando” per l’appunto attraverso stati di una banda intermedia, livelli energetici specifici posizionati all’interno della struttura elettronica di un materiale creato ad hoc. “Ciò consente a un singolo fotone di provocare generazioni multiple di eccitoni attraverso un processo di assorbimento in due fasi“, scrivono i due ricercatori sulla rivista Science Advances.

Nel nuovo materiale quantistico creato dagli scienziati della Lehigh University questi stati hanno livelli di energia all’interno dei gap di sottobanda ideali. Una volta testato all’interno di una cella fotovoltaica prototipale il materiale ha mostrato di poter migliorare l’assorbimento e la generazione di portatori nella gamma dello spettro dal vicino infrarosso alla luce visibile. 

La rivoluzione dei materiali quantistici

Il duo ha sviluppato il nuovo materiale sfruttando i “gap di van der Waals”, spazi atomicamente piccoli tra materiali bidimensionali stratificati. Questi spazi possono confinare molecole o ioni e gli scienziati dei materiali li usano comunemente per inserire, o “intercalare”, altri elementi per ottimizzare le proprietà dei materiali. Per la precisione hanno inserito atomi di rame tra strati di seleniuro di germanio e solfuro di stagno. “Rappresenta un candidato promettente per lo sviluppo di celle solari ad alta efficienza di prossima generazione – ha sottolineato Ekuma – che svolgeranno un ruolo cruciale nell’affrontare il fabbisogno energetico globale“.

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