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Economia circolare, le applicazioni possibili in agricoltura

L’economia circolare in agricoltura è un tassello fondamentale per la sostenibilità dell'intera filiera a patto di combinare tradizione e innovazione. Fondamentali le collaborazioni per promuovere sistemi agroalimentari sostenibili coinvolgendo tutti gli attori, dagli agricoltori ai consumatori

Economia circolare, le applicazioni possibili in agricoltura
Image by Tracy Lundgren from Pixabay

Tutelare e migliorare il “capitale naturale”

Economia circolare e agricoltura hanno i medesimi obiettivi? In molti casi le visioni coincidono. L’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano ha svolto una ricerca sull’economia circolare in ambito agricolo da cui emergono risultati interessanti.

Le sfide che l’agricoltura deve affrontare

Considerata da sempre un acceleratore del cambiamento climatico, oggi l’agricoltura guarda al futuro e alla salute dell’ecosistema, nonostante abbia davanti numerose sfide: dal reddito alla presenza dei giovani, dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime alla tutela delle risorse idriche, dalla perdita di biodiversità al cambiamento climatico che si mostra in modi sempre più aggressivi.

Gli agricoltori cercano di affrontare le pressioni economiche e ambientali combinando le possibilità offerte dall’innovazione e dalla tecnologia con il recupero delle pratiche tradizionali: in questo quadro, l’economia circolare è un tassello fondamentale della sostenibilità dei sistemi alimentari.

Integrare le pratiche tradizionali con l’innovazione

«Nell’agricoltura italiana, nuovi prodotti come pannelli isolanti realizzati con la pula di riso, cibi ad alto valore nutrizionale processati nel post-raccolta, tecnologie innovative per il recupero energetico e il compostaggio, si affiancano a pratiche agronomiche consolidate, come le lavorazioni senza aratura.

Il filo rosso che collega tutte queste azioni è l’economia circolare: si riusano eccedenze e sottoprodotti, si riciclano e recuperano gli scarti, si tutela e migliora il “capitale naturale”.

Questo approccio è da sempre alla base del buon funzionamento del sistema agroalimentare, ma oggi l’impiego delle pratiche tradizionali va ottimizzato, studiandole a fondo e integrandole tra loro e con pratiche e strumenti innovativi», spiega Paola Garrone, responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability.

Economia circolare per il 74% delle aziende agricole

Il nuovo corso dell’agricoltura è evidente nell’adozione di pratiche di economia circolare: il 74% delle aziende agricole (con una forma giuridica più strutturata) adotta almeno una pratica circolare, basata sull’uso sostenibile e rigenerativo delle risorse naturali, per prevenirne l’esaurimento e ridurne lo spreco.

La ricerca evidenzia un’alta percentuale di agricoltori virtuosi:

  • applicano tecniche di agricoltura rigenerativa (53%);
  • utilizzano input produttivi circolari (48%) come materie prime ricavate da scarti di processo, acqua riutilizzata ed energia da fonti rinnovabili;
  • valorizzano le eccedenze di produzione, inclusi il recupero, la donazione e la ritrasformazione (38%);
  • valorizzano gli scarti e le biomasse come materie prime nell’industria, fertilizzanti agricoli o altre applicazioni (33%).

La dimensione delle aziende influenza l’adozione di pratiche circolari, anche se meno di quanto si potrebbe pensare. Sono più diffuse nelle aziende molto grandi (82%) e grandi (77%), ma quelle medie e piccole si staccano di poco (rispettivamente 76% e 73%).

GAS o GDO?

La sostenibilità dei sistemi alimentari passa per la filiera corta? Basata sulla prossimità geografica e relazionale, ha un esempio tipico nei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), amati dai consumatori più attenti ai valori etici e alla sostenibilità che privilegiano il rapporto diretto con il produttore e sono attenti alla stagionalità e alla qualità degli alimenti.

I GAS sono una possibile alternativa ai canali di distribuzione tradizionali, ma la GDO garantisce maggiore risparmio e facilità di acquisto.

Di fatto sono due modelli che possono convivere e addirittura ispirarsi l’un l’altro per migliorare le proprie performance in termini di sostenibilità e di convenienza.

Ripensare il packaging alimentare

Un dibattito sull’economia circolare non può prescindere dal packaging alimentare, ritenuto uno dei grandi responsabili dell’inquinamento da plastica.

Tuttavia, non si dovrebbe affrontare il tema solo dal punto di vista dei rifiuti. Infatti svolge funzioni importanti nella conservazione, protezione e trasporto del cibo, in qualche modo contribuisce anche a ridurre gli sprechi alimentari. Inoltre ha una precisa funzione di comunicazione.

Per questo il packaging alimentare andrebbe ripensato in chiave circolare, tracciabile e sostenibile: solo in questa ottica si possono conciliare la tutela dell’ambiente, la riduzione degli sprechi e la qualità del prodotto.

È la direzione in cui vanno anche le politiche europee, come spiega Barbara Del Curto, responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability: «Il Green Deal e il nuovo Packaging and Packaging Waste Regulation chiedono di ripensare l’imballaggio in chiave circolare, tracciabile e sostenibile, conciliando tutela ambientale, riduzione degli sprechi e qualità del prodotto».

La sostenibilità sociale

L’indagine evidenzia come la gran parte delle valutazioni della sostenibilità del sistema agroalimentare si concentrino sugli aspetti ambientali, trascurandone altri ugualmente cruciali: la competitività, la redditività e l’attrattività dell’agricoltura.

Un aspetto da non trascurare, ma che di fatto rimane sullo sfondo, è quello della sostenibilità sociale.

La metodologia Social Life Cycle Assessment valuta gli impatti sociali ed economici di un prodotto o di un servizio lungo l’intero ciclo di vita.

In questo modo è possibile identificare e gestire rischi sociali spesso trascurati, legati ad esempio alle condizioni di lavoro, al rispetto dei diritti umani e all’impatto sulle comunità locali, fondamentali per promuovere una progettazione responsabile del prodotto e della filiera.

Parola d’ordine: collaborazione

Dall’indagine emerge un concetto chiaro: insieme si va più lontano. L’importanza delle collaborazioni per promuovere sistemi agroalimentari sostenibili coinvolgendo tutti gli attori della filiera, dagli agricoltori ai consumatori.

A questo proposito, Marco Melacini, responsabile scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability, cita l’esperienza degli Hub Aiuto Alimentare del Comune di Milano: «Nel 2024 è stato recuperato il 25% in più di eccedenze alimentari rispetto al 2023: 795,3 tonnellate di cibo, distribuite a 14.973 nuclei familiari per un totale di oltre 126mila persone e 3.867 minori in condizioni di vulnerabilità.

Un lavoro che non si ferma qui ma che darà vita a una serie di iniziative e azioni nate proprio dalla messa a fattor comune di competenze e relazioni tra tutti gli attori coinvolti».

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.