Rinnovabili • Con l’agrivoltaico l’agricoltura diventa parte attiva della transizione energetica Rinnovabili • Con l’agrivoltaico l’agricoltura diventa parte attiva della transizione energetica

Gli italiani e l’agrivoltaico, un confronto sul futuro

Gli italiani sono favorevoli all’agrivoltaico. Infatti ritengono che la convivenza tra agricoltura e fotovoltaico non solo è possibile, ma può anche avere una funzione strategica per assicurare l’autonomia energetica e alimentare dell’Italia

Con l’agrivoltaico l’agricoltura diventa parte attiva della transizione energetica
Foto Fondazione Univerde

Cosa pensano gli italiani dell’agrivoltaico? I dati del sondaggio “Gli italiani e il rapporto tra agricoltura e fotovoltaico” – realizzato da Fondazione UniVerde, Noto Sondaggi con partner Starlight, società del Gruppo NextEnergy – non lasciano spazio a dubbi.

Il sondaggio è stato presentato nel convegno “Agrivoltaico sostenibile: come conciliare la produzione agricola della Pianura Padana con la generazione elettrica rinnovabile che serve al Paese”, promosso da Fondazione UniVerde, Coldiretti Lombardia, Starlight – a NextEnergy Group Company e Legance.

Il 76% degli italiani è favorevole all’agrivoltaico

Per il 76%, quindi la grande maggioranza, la convivenza tra agricoltura e fotovoltaico non solo è possibile, ma può anche avere una funzione strategica per assicurare l’autonomia energetica e alimentare dell’Italia.

In particolare, il 67% ritiene positivo che sullo stesso terreno si faccia attività agricola e nello stesso tempo si produca energia elettrica rinnovabile. Al Nord il numero dei favorevoli è ancora maggiore e raggiunge il 72%.

Il 60% degli intervistati si spinge ancora più avanti ed esprime una netta preferenza per gli impianti agrivoltaici, ovvero quelli dove si può coltivare il terreno tra le file o sotto i pannelli fotovoltaici che producono energia rinnovabile dal sole.

Una nuova visione dell’agricoltura

«Il sondaggio dimostra che gli italiani sono favorevoli all’agrivoltaico, che fa coesistere attività agricola e produzione di elettricità senza consumare suolo fertile.

Un agrivoltaico ben integrato nel paesaggio e nelle attività agricole è decisivo per realizzare la transizione energetica e digitale in modo sostenibile», ha affermato Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde.

 “Gli italiani e il rapporto tra agricoltura e fotovoltaico” mostra una nuova considerazione dell’agricoltura, che ne evidenzia gli aspetti positivi: non più solo produttrice di emissioni di gas climalteranti ma parte attiva della transizione energetica.

Innovazione tecnologica protagonista della transizione verde

Un ruolo determinante in questa nuova visione spetta all’innovazione tecnologica.

La transizione energetica ed eco-digitale in agricoltura sono una priorità assoluta per affrontare la crisi climatica, garantire la continuità delle aziende agricole, assicurare una produzione agroalimentare resiliente ai fenomeni climatici estremi.

Le imprese agricole innovative coniugano il rispetto del paesaggio, del suolo e delle tradizioni agricole con tecniche di coltivazione non invasive.

In questo contesto non deve mancare il supporto di operatori economici che comprendono le esigenze dei territori e accompagnano le aziende agricole in una pianificazione efficace.

Le comunità energetiche per l’agricoltura

Spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: «Oggi è possibile contribuire alla transizione ecologica senza sottrarre nemmeno un metro quadro di suolo agricolo fertile, grazie a soluzioni innovative che vedono le imprese agricole protagoniste.

Tra queste, un ruolo chiave è svolto dalle comunità energetiche, dagli impianti solari installati sui tetti e dall’agrivoltaico sostenibile, con pannelli elevati da terra che permettono la coesistenza tra produzione energetica e attività agricola.

Questi modelli virtuosi non solo rispettano l’ambiente, ma generano nuove opportunità di reddito per gli agricoltori, migliorando al contempo la resilienza delle colture e contribuendo alla valorizzazione del territorio.

Si tratta di un approccio integrato che unisce sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica e sviluppo economico locale, ben differente da quello del fotovoltaico selvaggio che cancella aree fertili.

Per questo motivo, come Coldiretti, ci siamo impegnati con determinazione per contrastare il fenomeno del fotovoltaico selvaggio, opponendoci all’installazione indiscriminata di ettari di pannelli a terra e a tecnologie industriali mascherate da impianti agrivoltaici. Un modello che, di fatto, sottrae terreno agricolo alla sua naturale vocazione produttiva».

Recupero dei terreni incolti o abbandonati

Gianluca Boccanera, Global Managing Director di Starlight, sottolinea dei punti importanti: «L’agrivoltaico avanzato può consentire non solo di non perdere superficie utile coltivata e reddito per gli agricoltori ma anche di recuperare terreni incolti o abbandonati riportandoli ad una produzione più sostenibile attraverso il minor uso di acqua e pesticidi.

Inoltre stiamo dimostrando che una co-progettazione che parte dal basso può restituire al territorio e alle comunità locali progetti maggiormente integrati con il paesaggio e in grado di aumentare la biodiversità oltre che le occasioni di partecipazione di scuole ed enti di ricerca».

Agrivoltaico sostenibile: innovazione, tradizione e rispetto della biodiversità

Boccanera cita l’esempio della Pianura Padana, dove l’agrivoltaico sostenibile è una soluzione possibile, perché qui «i terreni hanno mantenuto meglio che altrove il proprio valore economico ed il loro ruolo identitario, ma le necessità energetiche richiedono soluzioni capaci di coniugare innovazione, tradizione e rispetto della biodiversità.

Starlight e il Gruppo NextEnergy credono nell’importanza di dialogare con i territori, le istituzioni e le associazioni come Coldiretti per individuare, co-progettare e realizzare insieme iniziative che rispondano alle necessità delle imprese agricole e alle priorità del Paese, guardando tanto agli obiettivi ambientali comuni quanto a quelli della sovranità alimentare ed energetica».

Serve una regolamentazione chiara

Anche il settore dell’agrivoltaico ha bisogno di una regolamentazione chiara quando si tratta di realizzare impianti nelle aree rurali, dal momento che sono in gioco la produzione agricola, l’autonomia energetica e la salvaguardia del territorio.

A tale proposito, Alessandro Beduschi, assessore all’Agricoltura, alla Sovranità alimentare e alle Foreste, ha portato l’esperienza della Regione Lombardia: «La doverosa transizione energetica non può avvenire sacrificando l’agricoltura, ma deve procedere al suo fianco, valorizzandone il ruolo e le potenzialità.

In Lombardia abbiamo avviato una pianificazione seria e responsabile, con l’approvazione del Progetto di Legge per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici e agrivoltaici.

Il suolo fertile è un bene strategico

L’obiettivo è chiaro: incentivare le fonti rinnovabili tenendo sempre presente che il suolo fertile resta un bene strategico non solo per la nostra economia, ma per la sovranità alimentare dell’intero Paese.

Stiamo lavorando per fissare regole certe, che consentano sviluppo senza compromettere le superfici che garantiscono l’approvvigionamento alimentare e sostengono importanti filiere e l’intera Dop economy lombarda.

È una mediazione non semplice, ma doverosa: vogliamo un futuro sostenibile che tenga insieme le esigenze ambientali e quelle produttive, senza trasformare l’energia in una nemica del cibo».

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About Author / Isabella Ceccarini

Lavora da più di trent’anni nel campo editoriale e giornalistico. Di formazione umanistica, è curiosa delle novità e affascinata dalla contaminazione tra saperi diversi. Non ama i confini mentali e geografici, è un’europeista sostenitrice dell’Italia, convinta che le sue grandi qualità – bellezza, arte, cultura, creatività – che il mondo ci invidia dovrebbero essere più apprezzate per primi dagli italiani. Promuove e sviluppa iniziative di comunicazione della scienza, di formazione giornalistica professionale e di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità, ricerca, innovazione e formazione, nuove tecnologie, economia circolare. Organizza e modera tavole rotonde per mettere a confronto opinioni diverse.