La clausola di salvaguardia sul riso dovrebbe proteggere produttori e consumatori. La revisione del Regolamento sul Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) rischia di portare a una clausola di salvaguardia che potrebbe rivelarsi del tutto inefficace a tutelare il riso europeo

Dalle importazioni agevolate danni non solo economici
La clausola di salvaguardia sul riso attualmente applicata dall’Unione Europea sulle importazioni dai Paesi extra-UE è efficace? Tutela realmente produttori e consumatori europei?
Queste sono le domande poste da Coldiretti e Filiera Italia davanti alle ultime notizie sulla revisione delle regole.
Infatti, la revisione del Regolamento sul Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) rischia di portare a una clausola di salvaguardia che potrebbe rivelarsi del tutto inefficace a tutelare il riso europeo.
Il Sistema delle Preferenze Generalizzate è un regime doganale agevolato per le importazioni dai paesi in via di sviluppo. L’obiettivo è stimolare la crescita economica di questi paesi e aiutarli a combattere la povertà. L’SPG non è reciproco, ovvero i paesi sviluppati concedono i benefici senza ricevere nulla in cambio.
Clausola di salvaguardia sul riso e tutela della produzione
La clausola di salvaguardia permette di applicare dazi più alti o di limitare le importazioni di prodotti che potrebbero danneggiare una produzione nazionale simile. Non è un sistema di allerta immediato: si attiva solo se si verificano determinate condizioni.
Le organizzazioni agricole chiedono che il meccanismo sia più reattivo e immediato per proteggere efficacemente i prodotti UE e che abbia una durata di almeno 12 mesi.
In particolare, per il riso europeo la clausola di salvaguardia si attiverebbe solo se si superano le 600mila tonnellate di riso. Coldiretti e Filiera Italia ritengono che sia una quantità inaccettabile: finora il massimo storico di importazioni si è fermato a 560mila tonnellate.
Pertanto, non nascondono la loro perplessità sulla revisione del Regolamento da parte di Bruxelles a cui seguirà un incontro tra le organizzazioni europee promosso da Ente Nazionale Risi e Ministero dell’Agricoltura, della Sostenibilità Alimentare e delle Foreste.
L’invasione di riso a dazio zero
Individuare la giusta quantità limite è quindi indispensabile perché il meccanismo scatti prima di registrare gravi alterazioni del mercato.
Come sollecitato da Coldiretti e Filiera Italia – e riconosciuto dal Parlamento Europeo, che ne ha sempre sostenuto l’inserimento – la clausola di salvaguardia è l’unico strumento di tutela per il settore considerando che nell’ultima campagna commerciale si è registrata una vera e propria invasione di prodotto asiatico a dazio zero sul mercato europeo.
Nell’ultimo anno, infatti, le importazioni dalla Cambogia e dal Myanmar hanno registrato un ulteriore incremento pari a circa il 10%.
L’impiego di questo strumento sarà molto utile anche per quanto riguarda gli effetti dell’accordo Mercosur sul settore risicolo, che prevede importazioni agevolate.
Triciclazolo, una questione di salute
Attualmente, l’Italia importa più del 60% del riso a dazio agevolato: una revisione della clausola di salvaguardia e l’applicazione del principio di reciprocità sembrano francamente fondamentali per la tenuta del settore.
Il problema non è solo economico, ma anche di salute. Non dobbiamo dimenticare che Asia e Sudamerica applicano standard ambientali e di qualità molto al di sotto delle produzioni europee e italiane.
Infatti fanno largo uso di triciclazolo, un potente pesticida fortemente tossico vietato nell’UE dal 2016 perché entra nel ciclo dell’acqua. La Commissione Europea aveva tentato di aumentare il limite per i residui nel riso da 0,01 a 0,09 mg/kg, incontrando la ferma opposizione della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, posizione condivisa da Coldiretti e Filiera Italia.












