I sistemi alimentari devono prima di tutto nutrire le persone, ma troppo spesso non rispettano gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Nel lungo periodo questo comporta effetti dannosi sulla salute delle persone e dell’ambiente

Rimuovere gli ostacoli con azioni concordate tra i diversi attori
I sistemi alimentari hanno un ruolo determinante per la sopravvivenza delle persone in tutto il mondo. Tuttavia, non sempre riescono ad andare d’accordo con i principi che riguardano il benessere dell’uomo, il rispetto dei diritti e la salute del Pianeta.
Ostacoli tecnici, economici e istituzionali
Il Rapporto Unlocking Sustainable Transition for Agribusiness pubblicato dall’UNEP (il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) e dal centro britannico di analisi indipendente Chatham House evidenziano tre ostacoli da superare per far sì che gli obiettivi di sviluppo sostenibile che riguardano i sistemi alimentari non rimangano soltanto un miraggio.
Si tratta di tre ostacoli di sistema tecnici, economici e istituzionali: cibo a costi accessibili, consolidamento del mercato e dipendenze del percorso di investimento. Pertanto, solo affrontandoli si può pensare di arrivare a sistemi alimentari sostenibili.
Il Rapporto dell’UNEP non solo evidenzia i tre tipi di ostacoli, ma soprattutto analizza il ruolo che le organizzazioni intergovernative, le istituzioni finanziarie, il settore privato e la società civile possono svolgere per rimuoverli e quindi sbloccare una situazione globale estremamente complessa.
I 4 punti chiave che mettono in crisi la sicurezza dei sistemi alimentari
I sistemi alimentari sono il perno intorno al quale ruota la sicurezza alimentare delle persone, che il Rapporto sintetizza in 4 punti chiave:
- oggi, nel mondo, più di 800 milioni di persone soffrono la fame;
- circa il 30% del cibo viene sprecato lungo la filiera, ovvero dal campo alla tavola;
- le diete povere contribuiscono a causare 1 decesso prematuro su 5 (dati OMS e FAO, Sustainable Healthy Diets);
- i costi ambientali nascosti del sistema alimentare possono raggiungere i 20 trilioni di dollari.
In questo contesto, gli attori privati – ovvero le grandi multinazionali agroalimentari e gli investitori – giocano un ruolo determinante che li mette in grado di trasformare la produzione e il consumo del cibo.
Cibo economico, a scapito della salute e dell’ambiente
Una questione essenziale per quanto riguarda gli aspetti economici dei sistemi alimentari, il sistema è sostenuto da sussidi, tasse e regolamenti per cui il cibo deve essere economico da produrre e da acquistare, anche se il costo per l’ambiente e per la salute umana a lungo termine è altissimo.
Pertanto, sarebbe necessaria una regolamentazione più stringente e si dovrebbe potenziare la ricerca pubblica per individuare e incentivare le pratiche più sostenibili. Nel contempo, dovrebbero aumentare i costi per le pratiche tradizionali ma insostenibili.
Resistenze al cambiamento
La concentrazione del mercato rappresenta un secondo fattore di criticità. In questo contesto, il settore privato può essere resistente al cambiamento, alla concorrenza o all’innovazione e limita l’autonomia e il reddito degli agricoltori.
Le dipendenze del percorso di investimento, che riflettono le tendenze stabilite negli ultimi 80 anni, costituiscono una ulteriore barriera.
Infatti mettono al primo posto l’aumento dell’efficienza e delle vendite, aumentando la dipendenza degli agricoltori da sementi, prodotti agrochimici e piattaforme digitali controllate da grandi aziende. Inutile dire che i costi per l’ambiente sono alti e che gli altri obiettivi di sviluppo sostenibile sono del tutto secondari.
Sistemi alimentari sani e scelte di acquisto
Dato questo scenario, è evidente che si impone l’urgenza di riformare i modelli e la tassazione dei sistemi alimentari valutando i costi ambientali e sanitari a lungo termine.
In questa prospettiva, si devono evitare sussidi a pratiche dannose aumentando invece gli investimenti in ricerca e sviluppo, i requisiti per la trasparenza e gli incentivi per mantenere il suolo sano, ridurre le emissioni e passare a diete più sane.
I consumatori non solo possono partecipare al cambiamento, ma possono accelerarlo. La loro consapevolezza cresce costantemente e questo li porta ad agire con il portafoglio, ovvero a indirizzare il cambiamento con le loro scelte di acquisto.
Questo porta le aziende ad aumentare il controllo delle pratiche agroalimentari e ad orientare le decisioni degli investitori verso sistemi alimentari che riducono le emissioni nocive e l’inquinamento del suolo e delle acque, oltre a migliorare i valori nutrizionali dei cibi.