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Il Brasile apre i lavori delle tre settimane di eventi sul clima della COP30

La COP30 potrebbe registrare la più bassa partecipazione di leader mondiali dal 2019. L'amministrazione Trump ha annunciato che non invierà alcun rappresentante di alto livello a Belém.

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Immagine generata da IA

Il 3 novembre il Brasile ha dato inizio ai lavori della COP30, la 30esima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il più importante evento globale dell’anno per il clima si svolgerà dal 10 al 21 novembre nella città di Belém, alle porte della foresta amazzonica. Il vertice riunirà leader mondiali, scienziati, organizzazioni non governative e rappresentanti della società civile per discutere delle azioni prioritarie da adottare per contrastare i cambiamenti climatici. I leader mondiali si incontreranno tra giovedì 6 novembre e venerdì 7 novembre.

Le aziende fanno pressione sui governi per incentivi alle energie rinnovabili

I rappresentanti del settore privato riuniti a San Paolo stanno esercitando pressioni sui Governi perché mettano a disposizione maggiori risorse per finanziare la transizione energetica. In una lettera 35 associazioni in rappresentanza di 100mila aziende hanno chiesto incentivi urgenti per facilitare l’utilizzo di energia rinnovabile. Nonostante il contesto internazionale attuale non sembri agevolare la cooperazione multinazionale in materia di clima, molti leader aziendali sperano che l’occasione serva a dare priorità alle politiche per l’energia pulita.

Alla COP30 la più bassa partecipazione di leader mondiali dal 2019

La COP30 potrebbe registrare la più bassa partecipazione di leader mondiali dal 2019, quando quasi 50 capi di Stato si erano recati a Madrid per partecipare alla COP25(durante il primo mandato di Trump). Per il vertice dei leader del 6-7 novembre a Belém, sabato scorso meno di 60 politici di alto livello avevano confermato la propria presenza alla presidenza brasiliana. Alla COP29 del 2024 a Baku c’erano più di 80 capi di Stato e di Governo. Ai tre vertici precedenti di Dubai, Sharm el-Sheikh e Glasgow, invece, erano più di 100 i leader politici presenti.

Anche l’evento principale di Belém, previsto tra il 10 al 21 novembre, ha visto un numero inferiore di iscritti rispetto alle COP più recenti. A causa dei pochi alloggi e degli alti costi delle camere, all’8 ottobre si erano iscritte soltanto 12.200 persone. La COP29 dello scorso anno a Baku aveva visto invece oltre 54mila partecipanti, mentre la COP28 di Dubai ne aveva attratti quasi 84mila. Il Brasile aveva dichiarato di aspettarsi per quest’anno più di 45mila presenze.

La pianificazione della COP30 è stata molto difficoltosa perché i Paesi hanno faticato a trovare alloggi a prezzi accessibili e per questo motivo molti hanno deciso alla fine di ridurre le proprie delegazioni. La stessa ragione ha anche spinto più persone a partecipare agli eventi finanziari di questa settimana a San Paolo o al vertice dei leader locali organizzato a Rio.

Le Nazioni Unite hanno organizzato varie riunioni di emergenza per rispondere alle problematiche sollevate da alcuni Paesi africani e dalle piccole nazioni insulari. Secondo Reuters, il Brasile sarebbe arrivato ad offrire gratuitamente alle delegazioni di alcuni Paesi a basso reddito delle cabine a bordo di navi crociera ormeggiate a Belém.

La partecipazione degli Stati Uniti alla COP30

La probabile assenza degli Stati Uniti alla COP30 è “momento spartiacque, ha commentato il Commissario europeo per il clima, Wopke Hoekstra. L’amministrazione Trump ha fatto sapere che non avrebbe inviato alcun rappresentante di alto livello. Del resto, è nota l’avversione dell’attuale inquilino della Casa Bianca per le politiche climatiche. Non si sa quindi se il Governo USA sarà presente e in che modalità. “Stiamo parlando del più grande e del più rilevante attore geopolitico al mondo e il secondo maggiore produttore di emissioni“, ha detto Hoekstra in un’intervista a Bloomberg. “Quindi, – ha proseguito – se questo attore dice: bene, me ne vado e lascio che tutti gli altri se ne occupino, è chiaro che provoca danni“.

Trump a inizio anno, per la seconda volta, ha promesso che gli Stati Uniti avrebbero abbandonato l’Accordo di Parigi sul clima (saranno formalmente fuori a gennaio 2026). La prima volta era accaduto nel 2017 ma il suo successore, Biden, aveva subito provveduto ad annullare il provvedimento. Il mese scorso, la delegazione statunitense ai negoziati dell’IMO ha fatto saltare il voto su una proposta di tassa sulle emissioni di carbonio per il trasporto marittimo globale.

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