Secondo il nuovo rapporto IEA, le emissioni GNL lungo tutta la catena di fornitura ammontano a 350 Mt CO₂-eq annui, ma potrebbero essere abbattute con interventi a basso costo.

Le emissioni GNL rappresentano una quota significativa dell’impatto climatico legato al gas naturale. Secondo l’ultimo studio della IEA, pubblicato in occasione della LNG Producer-Consumer Conference 2025 in Giappone, la filiera globale del gas naturale liquefatto genera circa 350 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente ogni anno, con il 70% derivante da CO₂ e il restante 30% da metano disperso nell’atmosfera.
L’intensità media globale delle emissioni GNL si attesta a 20 g CO₂-eq/MJ, contro i 12 g CO₂-eq/MJ della fornitura di gas naturale tradizionale. Tuttavia, esistono grandi differenze regionali: dai 26 g/MJ di alcuni paesi del Sud-Est asiatico ai meno di 6 g/MJ della Norvegia.
Cos’è il GNL, quanto inquina e dove viene usato
Il GNL (gas naturale liquefatto) è metano raffreddato a -162 °C per essere trasportato in forma liquida.
In fase di combustione, produce circa 55 g CO₂/MJ, ma le emissioni GNL complessive – considerando anche estrazione, liquefazione, trasporto e rigassificazione – raggiungono una media di 20 g CO₂-eq/MJ, con ampie variazioni tra aree geografiche.
Viene usato principalmente nei mezzi pesanti e nel trasporto marittimo, dove sostituisce il gasolio abbattendo particolato, NOx e CO₂. Rispetto al GPL (gas di petrolio liquefatto), composto da propano e butano, il GNL ha una densità energetica maggiore e consente autonomie superiori, ma richiede serbatoi criogenici più costosi. I vantaggi ambientali includono la riduzione delle emissioni locali e di CO₂ rispetto ai combustibili tradizionali ma, come dimostra il rapporto dell’IEA, dipendono fortemente dalla gestione delle perdite di metano lungo la filiera.
Dove si concentra l’impatto ambientale della filiera?
Le emissioni GNL sono dunque distribuite lungo l’intera catena di fornitura: produzione a monte, trasporto, liquefazione, spedizione e rigassificazione. Lo studio della IEA ha esaminato 350 impianti upstream in 22 paesi, 45 terminali di liquefazione e 220 terminali di rigassificazione in 50 nazioni, monitorando oltre 7.000 viaggi marittimi annui di navi metaniere.
Le emissioni più rilevanti derivano dal consumo energetico per liquefare il gas e dalle perdite di metano nella fase di produzione. Solo la liquefazione contribuisce per circa 6 g CO₂-eq/MJ, mentre il trasporto marittimo aggiunge altri 3,5 g/MJ, variabili in base alla distanza e al tipo di nave.
Tecnologie e strategie per ridurre le emissioni GNL
Secondo la IEA, l’adozione di tecnologie già disponibili permetterebbe di ridurre le emissioni GNL del 60%, equivalenti a 220 Mt CO₂-eq all’anno. Il potenziale maggiore è legato alla riduzione delle perdite di metano: con misure come il leak detection and repair (LDAR), il recupero dei vapori e la sostituzione di apparecchiature obsolete si potrebbero abbattere fino a 90 Mt CO₂-eq, la metà dei quali a costo nullo.
L’elettrificazione degli impianti upstream e dei terminali GNL, se alimentata con fonti a basse emissioni, potrebbe contribuire con ulteriori 110 Mt CO₂-eq di riduzione. Altri interventi chiave includono l’eliminazione del flaring routinario e l’implementazione di tecnologie CCUS per la cattura della CO₂ naturalmente presente nel gas.
Investimenti necessari e ritorni ambientali
L’investimento stimato per applicare queste tecnologie lungo l’attuale filiera è di circa 100 miliardi di dollari. Di questi, 50 miliardi sarebbero destinati all’elettrificazione dell’upstream, 35 miliardi ai terminali, 7 miliardi alla cattura della CO₂ naturale e 5 miliardi per il contenimento del metano e la riduzione del flaring. L’effetto complessivo sarebbe una riduzione di oltre il 60% delle emissioni GNL, con un costo medio pari a 40 USD per tonnellata di CO₂ evitata. L’impatto sul costo del GNL consegnato sarebbe contenuto: circa 1 USD per milione di BTU.
GNL meno emissivo, ma non ancora green
Anche se il GNL emette mediamente il 25% in meno di CO₂ rispetto al carbone, paragonarsi a quest’ultimo “fissa l’asticella troppo in basso”, come sottolinea la IEA. La vera sfida per il settore è migliorare l’intensità emissiva del GNL confrontandosi con gli standard delle energie a basse emissioni.
Con 550 miliardi di metri cubi esportati nel 2024, destinati a crescere nei prossimi anni, la decarbonizzazione della filiera GNL diventa una priorità. Gli strumenti ci sono già: servono volontà politica, investimenti mirati e un nuovo paradigma di trasparenza e tracciabilità ambientale lungo tutta la catena del gas.