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Italia ancora in ritardo sul PNIEC: emissioni lontane dagli obiettivi UE

ECCO: investimenti, governance e fiscalità ancora insufficienti per centrare il –55% di emissioni al 2030

Progressi PNIEC in Italia, ancora ritardi su obiettivi UE.
Progressi PNIEC in Italia, ancora ritardi su obiettivi UE – Immagine realizzata con IA

Senza un riallineamento immediato, l’Italia rischia di pagare due volte in competitività e in bolletta

L’analisi del think tank indipendente ECCO, dedicato alle politiche climatiche ed energetiche in Italia, in vista della COP30, fotografa uno scenario critico sui progressi del PNIEC in Italia. A cinque anni dalla scadenza dell’obiettivo 2030, il Paese resta distante dai traguardi fissati dal pacchetto europeo Fit for 55. Le emissioni nei settori civile e dei trasporti, oggi tra i più rilevanti, non mostrano trend di riduzione e accumulano un divario di 100 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti.

ECCO evidenzia che la proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima del luglio 2024 fissa una riduzione al –40% delle emissioni al 2030, inferiore al target europeo del –43,7%, senza prevedere misure compensative. “Senza un riallineamento immediato del PNIEC agli obiettivi, l’Italia pagherà due volte: in competitività e in bolletta”, ha avvertito Chiara Di Mambro, direttrice strategia Europa e Italia di ECCO.

Riduzione emissioni: 100 mln di tonnellate di CO₂ in più sul target

Il report sottolinea come i settori dei trasporti e del civile siano diventati più emissivi di energia e industria. Il trasporto, che pesa per il 28% delle emissioni nazionali, è in crescita del 7% rispetto al 1990, con un divario del 65% rispetto alle proiezioni del PNIEC e un parco di veicoli elettrici dieci volte inferiore agli obiettivi. Nel settore civile, dopo il crollo dovuto alla crisi del gas, le emissioni si sono stabilizzate e gli investimenti per l’efficienza sono crollati da 120 miliardi del 2021 a 20 miliardi nel 2023.

La contrazione più evidente si registra nel comparto edilizio, dove il taglio dei bonus fiscali ha ridotto drasticamente i lavori di riqualificazione energetica. Nel 2025 la spesa per l’efficientamento è stimata in appena 16,6 miliardi di euro, contro i 46 miliardi del 2022, con impatti negativi su occupazione e filiera delle costruzioni.

Transizione energetica: buoni risultati nel fotovoltaico, ma progressi nel PNIEC in Italia ancora insoddisfacenti

Sul fronte della transizione energetica italiana, i progressi nel settore elettrico restano insufficienti. Tra il 2023 e il 2024 sono stati installati 13,5 GW di nuova capacità rinnovabile, quasi tutta da fotovoltaico, e altri 4 GW nei primi otto mesi del 2025. Si tratta solo del 25% dell’obiettivo previsto.

In aumento anche gli accumuli elettrochimici, passati da 7 a 13 GWh, ma il traguardo di Terna al 2030 – 122 GWh – è ancora lontano. L’Italia ha approvato il recepimento della direttiva RED III e il Decreto FER X, che destina 10 miliardi di euro di incentivi per 23,6 GW di impianti, ma la burocrazia e i ritardi nelle autorizzazioni restano freni strutturali. Il nuovo Testo Unico sulle Rinnovabili, in vigore da fine 2024, è stato già corretto per accelerare i procedimenti, segno di un quadro normativo ancora instabile.

Elettrificazione dei consumi: oneri tripli sull’elettricità frenano la decarbonizzazione

Secondo ECCO, uno degli ostacoli principali ai progressi del PNIEC in Italia è la distorsione fiscale che penalizza il vettore elettrico. L’energia elettrica paga oneri e tasse tre volte superiori al gas e due volte maggiori di diesel e benzina, rendendo più costose le tecnologie pulite. Ciò ostacola l’elettrificazione nei trasporti e nel riscaldamento, che consumano fino a un quarto dell’energia rispetto ai sistemi tradizionali.

Il nuovo Conto Termico 3.0 e la misura Transizione 5.0, che sostiene l’autoproduzione rinnovabile nelle imprese, rappresentano segnali positivi ma limitati. Per ECCO serve una riforma strutturale della fiscalità energetica, capace di spostare i consumi verso elettricità ed efficienza, riducendo la dipendenza dal gas.

Finanza e governance: mancano strategie per attuare gli obiettivi clima UE e fare veri progressi nel PNIEC

Sul piano finanziario, il PNIEC non definisce ancora una strategia di finanziamento credibile. La Commissione europea ha rilevato la mancanza di chiarezza nella distinzione tra investimenti pubblici e privati e nella quantificazione del fabbisogno complessivo. I sussidi ambientalmente dannosi ammontano a 24,2 miliardi di euro, in aumento di 3,2 miliardi rispetto al 2022, e continuano a sostenere combustibili fossili.

L’Italia non dispone ancora di una legge sul clima nazionale, mentre a livello locale solo la Lombardia ha approvato la propria. Il monitoraggio del PNIEC avanza con la nuova piattaforma del MASE, ma resta incompleto e privo di trasparenza sui finanziamenti e sui risultati attesi. Il Piano Sociale per il Clima, con 9,3 miliardi di euro fino al 2032, rappresenta un passo avanti ma non è ancora pienamente integrato nel PNIEC.

Industria e gas: investimenti incoerenti con gli obiettivi di neutralità

Nel 2025 i consumi di gas si sono attestati su 61,8 miliardi di metri cubi, il 17% in meno rispetto al 2021. Nonostante la domanda sia stabile su livelli inferiori al passato, Snam prevede 15,8 miliardi di euro di investimenti in nuove infrastrutture, con un rischio di sovracapacità che ricadrà sui consumatori.

Nel settore industriale, le emissioni sono calate a 70,7 MtCO₂eq, ma più per effetto della crisi produttiva che per innovazione tecnologica. L’Italia destina ancora l’83% delle garanzie SACE e il 60% degli investimenti CDP a progetti collegati ai combustibili fossili. Senza un piano unitario di sviluppo industriale e incentivi mirati alla decarbonizzazione, la competitività del sistema produttivo resterà debole.

Le conclusioni di ECCO sui progressi nel PNIEC in Italia

La valutazione complessiva del rapporto ECCO mostra che i progressi del PNIEC in Italia sono ancora lontani da una traiettoria coerente con gli obiettivi clima UE. Il Paese ha avviato riforme e strumenti parziali, ma manca una visione integrata tra finanza, governance e giustizia sociale.
La riforma della fiscalità energetica, il rafforzamento degli incentivi alle rinnovabili e la creazione di una legge quadro sul clima sono i passaggi chiave per evitare che l’Italia arrivi impreparata alla COP30 e alla definizione dei nuovi impegni al 2040.

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About Author / Alessandro Petrone

Giornalista da oltre 20 anni, nel corso della sua carriera si è occupato di politica, economia, attualità e costume. È stato Caporedattore e Direttore Responsabile per una Casa Editrice che pubblica magazine generalisti in Italia, Germania, USA e Cina. Ha scritto e collaborato con aziende e media che si occupano di automotive, con particolare attenzione ai temi della mobilità sostenibile. Si è avvicinato al mondo dell’energia lavorando come ufficio stampa per multinazionali del settore. Da allora, si occupa assiduamente di temi legati alla transizione energetica, soprattutto nel settore automotive, e alle energie rinnovabili, scrivendo per La Repubblica, AdnKronos, 9 Colonne, The Post International. È altresì appassionato di tecnologia, informatica, fotografia e cucina con un passato da attivista LGBTQIA+.