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Enel, A2A e le altre grandi utilities europee sono in ritardo sulla transizione

Troppo affidamento sul gas, piani per il phase out deboli o assenti, ambizione insufficiente sulle rinnovabili. Cosa frena la transizione energetica delle utilities europee?

Transizione energetica: utilities globali, ancora lontane da obiettivi clima
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Nessuna delle 10 principali utilities elettriche europee ha un piano di transizione energetica davvero solido e ambizioso. Puntano ancora sull’espansione del gas fossile e solo una manciata prevede il phase out del gas. Ma nel 2040-42, in ritardo rispetto alla data del 2035 che viene considerato il termine ultimo per le economie avanzate. E ancora: poca trasparenza nel reporting e basso tasso di allineamento con traiettorie compatibili con un riscaldamento globale limitato a 1,5°C.

È ciò che emerge dall’analisi delle strategie di transizione energetica delle utilities condotta da Reclaim Finance e Beyond Fossil Fuel insieme ad altre ong e pubblicata di recente.

Piani di transizione energetica, manca ambizione

Nessuna delle 10 utilities analizzate presenta un piano di transizione adeguato alle sfide climatiche attuali. I motivi? Il principale è la centralità del gas fossile nelle strategie di generazione elettrica. Ben 7 delle 10 utilities esaminate – A2A, Enel, ENGIE, EPH, PGE, RWE e SSE – stanno ancora sviluppando impianti a gas fossile. Complessivamente, sono previsti almeno 37 nuovi impianti a gas, equivalenti a 25 GW di capacità installata aggiuntiva nei prossimi anni.

Un dato particolarmente allarmante riguarda la localizzazione di questi progetti: 36 dei 37 nuovi impianti a gas saranno costruiti in Europa. Questo nonostante le analisi indichino che entro il 2030 una significativa porzione della capacità europea di gas fossile potrebbe risultare sottoutilizzata.

EPH, PGE e RWE emergono come i maggiori sviluppatori di gas. Mentre Iberdrola, Naturgy e Statkraft non hanno piani per nuova capacità a gas fossile. Ma nessuna di esse prevede un piano concreto per l’eliminazione graduale del gas fossile esistente.

Inoltre, Enel, ENGIE e RWE pianificano di continuare le loro operazioni di GNL (gas naturale liquefatto) con lo sviluppo di terminali di importazione o la firma di contratti di fornitura che si estendono oltre il 2040. In particolare, ricorda il rapporto, Enel prevede la costruzione di un impianto GNL onshore in Sicilia, analogamente a ENGIE che ha progetti simili a Fos-Cavaou e Montoir de Bretagne.

Male anche sulla riduzione delle emissioni

Tutte le utilities analizzate hanno fissato un obiettivo di zero emissioni nette tra il 2040 e il 2050. Tempistica che, sottolinea il rapporto, è insufficiente per garantire la decarbonizzazione del settore energetico entro il 2035. Come invece sarebbe richiesto dallo scenario Net Zero Emissions by 2050 (NZE) dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA).

Ancora: secondo il rapporto, A2A, ENGIE, EPH, PGE e SSE non sono allineate con lo scenario compatibile con 1,5°C. Mancano inoltre obiettivi di decarbonizzazione completi con perimetri e tempistiche solidi.

Un’altra criticità: la gestione delle emissioni di metano. Solo quattro utilities – A2A, Enel, ENGIE e Iberdrola – hanno implementato un monitoraggio specifico delle emissioni di metano, e solamente A2A ed ENGIE si sono dotate di obiettivi specifici per la loro riduzione. Alcune aziende, come PGE, non includono nemmeno completamente le emissioni di metano nel calcolo della loro impronta di carbonio.

Luci e ombre degli obiettivi sulle rinnovabili delle utilities

Il panorama degli obiettivi di sviluppo delle energie rinnovabili che emerge dal rapporto è molto eterogeneo. ENGIE (40 GW), Iberdrola e RWE (38 GW), e Statkraft (30 GW) si distinguono per piani di sviluppo di nuove capacità solari ed eoliche entro il 2030. Enel viene messa nella parte alta della classifica con 13 GW entro il 2026. Al contrario, gli obiettivi di A2A, EPH, Naturgy e PGE sono giudicati insufficienti.

Alcune utilities si distinguono per gli obiettivi di sviluppo di capacità di accumulo per gli investimenti in reti. ENGIE prevede di aggiungere 10 GW di capacità di accumulo aggiuntiva entro il 2030, RWE punta a circa 6 GW di batterie extra, e Iberdrola a 3 GW. Tra i virtuosi c’è anche Enel.

Solo 4 utilities – Enel, Iberdrola, RWE e Statkraft – sono sulla buona strada per allinearsi con una quota sostenibile del 77% delle capacità installate a livello globale entro il 2030, proporzione necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.

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