Nel nuovo podcast “Angelo Dalle Molle – Il genio dimenticato”, di Massimo Cerofolini su RaiPlaysound, la storia dell’imprenditore veneto che inventò il Cynar, le tecniche moderne del marketing e i primi centri di intelligenza artificiale. In un episodio il suo rivoluzionario sistema di car sharing lanciato a livello europeo e la prima vettura elettrica omologata in Italia. Perché un personaggio del genere è caduto nell’oblio?

di Massimo Cerofolini
La battaglia per sedurre gli italiani col Cynar, l’amaro al carciofo di sua invenzione, era vinta. Quando nel 1973 Angelo Dalle Molle cede alla Bols le quote dell’azienda fondata negli anni Trenta col padre e i due fratelli, le vendite dei vari prodotti (compresi Vov e Biancosarti) sono alle stelle: oltre 40 milioni di bottiglie finiscono nelle case e nei locali degli italiani. E l’assegno che l’imprenditore porta a casa gli permette finalmente di dedicarsi a tempo pieno a ciò che davvero lo appassiona e che ha preparato negli anni precedenti coinvolgendo nella sua rivista La via aperta i grandi pensatori europei dell’epoca, da don Sturzo a Schuman: usare le nuove tecnologie per migliorare la vita delle persone, l’ambiente, la qualità delle relazioni umane.
Di questa storia mi sono occupato nel podcast di Radio1 Rai “Angelo Dalle Molle – Il genio dimenticato”, disponibile su Raiplay Sound.
Ricordate la famosa pubblicità del Cynar? Quella con l’attore Ernesto Calindri seduto a un tavolino in mezzo alla strada che sorseggia pacifico il suo amaro mentre intorno a lui il traffico impazzisce? Ecco, ora Angelo sa che non basta un aperitivo per combattere il logorio della vita moderna. Bisogna fare di più: immaginare una città e un sistema di trasporti più a misura d’uomo. Ha un’idea fulminante. E con qualche decennio d’anticipo sul resto d’Italia, si mette al lavoro con un progetto molto concreto: un sistema di scambio e noleggio di auto elettriche. Oggi lo chiameremmo car sharing. La visione, che si precisa nel confronto con economisti e politici di fama mondiale, è quella di opporsi all’idea dell’automobile come un bene sostanzialmente privato.
Da strumento di libertà, ragiona Dalle Molle, sta diventando una sorta di carcere, che sequestra le persone in una scatoletta di metallo. Per di più inefficiente perché resta parcheggiata nella gran parte del tempo, mentre, per quelle poche ore d’uso, avvelena la vita alla collettività con smog e rumore. Le città, un tempo costellazioni di incontri, si sono trasformati in labirinti di lamiere immobili. Un’impresa titanica, di duplice portata, che Dalle Molle si prende in carico. Nel 1976, quindi, si parte: nasce la sua nuova società, la Pge, Progetti gestioni ecologiche. È dentro la fastosa villa palladiana che Dalle Molle insedia, oltre che il suo domicilio privato, il quartier generale dell’azienda. Le antiche mura sulla riva del Brenta, testimoni silenziose dei secoli, accolgono ora i progetti per un domani elettrico. Per prima cosa viene allestita l’officina. I macchinari sono molto semplici: trapani, tranciatrici, piegatrici, una piccola pressa, l’equipaggiamento per la saldatura, la sala verniciature e un ponte elevatore. Le diverse parti vengono assemblate in maschere dove avviene la saldatura.
Di pari passo procede l’altra metà del progetto della Pge: il sistema di noleggio cittadino delle vetture elettriche per svuotare i centri storici dai veicoli privati. Nel grande e curatissimo parco della villa Barbariga, la villa a stampo palladiano acquistata dopo l’uscita dal business del Cynar, Dalle Molle installa alcune stazioni di scambio, tutte dotate di colonnine di ricarica e emettitrici automatiche. Saranno la prova generale per il piano nelle città. Semi da piantare poi nell’asfalto cittadino. La procedura per procurarsi la vettura elettrica a noleggio è molto semplice. Con parcheggi distanti tra loro non più di 300 metri e la possibilità di prenotare la stazione d’arrivo, per poi lasciare il mezzo a un altro utente. L’idea è quella che chi deve raggiungere il centro storico può arrivare coi mezzi pubblici, oppure lasciare la propria autovettura a benzina, in uno dei parcheggi di scambio piazzati lungo la cintura urbana. E poi sbloccare l’auto a noleggio con una sua carta di credito distribuita a chi si serve del servizio.
All’alba degli anni Ottanta, Dalle Molle tira un bilancio più che positivo sull’avvio della Pge. Dall’officina della sua villa la squadra di lavoro ha già prodotto cinque diversi modelli. E poi arriva l’ora del giudizio. Il collaudo delle vetture firmate PGE. Nello stupore di tutti gli addetti ai lavori, le auto di Dalle Molle passano il test. Sono suoi i primi veicoli elettrici omologati ex novo in Italia. Ben prima della Fiat.
Ma quello che sta più a cuore a Dalle Molle è il sistema di noleggio centralizzato che raccoglie l’attenzione crescente dei comuni italiani. E non solo. Progetti che toccano amministrazioni locali di ogni comune e latitudine, da Padova a Palermo. Il caso di maggior successo è in Belgio, dove per diversi anni il car sharing elettrico di Dalle Molle collegherà due sedi universitarie della capitale.
Il momento è favorevole. In giro per l’Europa, tra Francia, Svizzera e Germania, si moltiplicano esperienze simili avviate da altre realtà. La Pge è sull’onda da protagonista. E anche la produzione di auto elettriche segna i primi risultati positivi. Ma c’è un aspetto del modello ideato da Dalle Molle che emerge quasi spontaneamente, ispirato dalla premura dell’imprenditore per il benessere dei suoi lavoratori.
Mentre è lanciato sugli accordi con politici e fornitori, prende infatti forma un’idea nuova di produzione, replicabile – secondo lui – su tutto il territorio nazionale: al posto delle grandi concentrazioni in fabbriche spesso alienanti per chi ci lavora, propone piccole unità da non più di dieci addetti che operano in modo flessibile. Come un arcipelago di isole creative, collegate tra loro ma autonome. Per raggiungere l’obiettivo c’è poi l’uso pioneristico dei computer, con cui Dalle Molle azzarda un primo impiego dell’intelligenza artificiale, provando a mettere una macchina in dialogo coi dipendenti. Siamo nel 1981, internet è ancora un giocattolo per pochi ricercatori e il web che conosciamo oggi arriverà solo 8 anni dopo.
Ma dentro l’officina di Dalle Molle sembra già di casa. L’informatica e le macchine, però, per Dalle Molle devono essere sempre al servizio dell’uomo, dell’operaio. Senza mai violarne la dignità. E non solo. Il lavoro, per l’imprenditore, deve essere anche un tempo di istruzione e apprendimento continuo. Intorno a questi principi nasce poi un progetto di Angelo Dalle Molle che può apparire ingenuo, ma che dice molto della freschezza e della mobilità della sua mente: crea un kit per la produzione di auto elettriche destinato agli agricoltori, per far sì che, durante il periodo invernale e in assenza di lavoro, possano assemblare i veicoli nei propri locali, in totale autonomia.
L’originalità di Dalle Molle deve però fare i conti con l’Italia di quegli anni. L’inventiva artigianale della ricostruzione nell’immediato dopoguerra sta cedendo terreno a un sistema di potere con tutt’altre logiche. I tempi della burocrazia per approvare il noleggio delle vetture si allungano e le promesse dei comuni si smarriscono nei labirinti della politica italiana. La scusa è quella dei costi. Salvo il caso di Bruxelles, dunque non parte nulla.
La Pge è costretta ad abbandonare l’idea del car sharing già a metà degli anni Ottanta. Bisognerà aspettare un paio di decenni per vederne i primi timidi tentativi nel nostro Paese. Come quello, di modesto seguito, promosso a Milano nel 2001 da Legambiente per i suoi iscritti. Resta però in piedi l’officina. Alcune decine di modelli vengono venduti ad aziende come Enel, Ital Gas e altri enti con un proprio autoparco tradizionale da potenziare con le vetture elettriche su percorsi predefiniti. E dentro villa della Barbariga si continua a sperimentare.
C’è un’altra idea innovativa di Dalle Molle che, fosse stata accolta, avrebbe aiutato molto la diffusione delle macchine elettriche: la batteria estraibile, da sostituire rapidamente nelle stazioni di servizio invece di attendere la ricarica. Proposte all’avanguardia, in continuo sviluppo, che attirano l’interesse di diverse imprese europee. Nel podcast riportiamo la voce di un imprenditore belga in visita alla villa del vulcanico protagonista. I riscontri positivi che l’azienda veneta riceve da tante piccole realtà anche straniere incrociano però l’indifferenza, se non l’ostilità, della grande industria.
E le cose per Dalle Molle cominciano a mettersi male quando i giganti dell’auto, a partire dalla Fiat, scelgono altre strade per limitare lo smog dei trasporti, dalle marmitte catalitiche alle benzine senza piombo. Niente mezzi da condividere tra più persone. Il primato dell’auto privata, quello non si deve toccare. La Pge va comunque avanti.
Ma i costi continuano a crescere. Le casse, in mancanza di commesse, languono. Per uscire dall’angolo, Dalle Molle tenta anche la carta del design. Negli anni Novanta affida all’ingegner Enrico De Vita di Quattroruote l’idea di realizzare una vettura più in linea con il gusto degli italiani. Buona idea che però si rivela un boomerang. Perché non prevede l’arrivo di nuove regole per immatricolare le vetture. Senza clienti, privi di omologazione sugli ultimi veicoli, con batterie innovative ma ancora lontane da una produzione di scala, la Pge va comunque avanti. Fino al passaggio del millennio.
Continuerà un paio d’anni persino dopo la morte di Dalle Molle, nel 2001. Poi sotto la guida dell’ultima moglie, Elenora, nel 2003 si spegne per sempre la luce. La fine di un sogno, potente e presto dimenticato. Nel ricordo di quelli che hanno preso parte a questa avventura, con le varie testimonianze raccolte nel podcast tra i suoi vecchi operai e dipendenti, c’è oggi un misto di orgoglio e amarezza. Quando fai qualcosa per il gusto del gioco, anche se poi le battaglie le perdi, hai già vinto la sola guerra che conta davvero. In fondo, quella del car sharing era solo una delle tante avventure in cui Dalle Molle si immerge dopo gli anni vivaci del Cynar. Alcune sono bizzarre, altri sogni fragili che si dissolvono all’alba.
Ma ce n’è una destinata a scavare un solco profondo, più ancora dell’auto elettrica. È l’intuizione, già negli anni Settanta, che la tecnologia decisiva per l’umanità fosse quella che in pochi conoscono e che persino esperti stanno in quel momento abbandonando: l’intelligenza artificiale. Nella trama invisibile di questi codici, culminati oggi con ChatGpt e gli altri sofisticati algoritmi, la fondazione creata da Angelo ha un ruolo cruciale, determinante. Oltre le foschie del presente, ancora una volta, Dalle Molle riesce a distinguere le forme nitide di qualcosa che per gli altri non è neppure immaginabile. Come un navigatore solitario che, mentre tutti guardano la riva, ha già intravisto oltre la foschia del presente le coste nitide di un continente che per gli altri resta ancora invisibile.
Il nostro podcast “Angelo Dalle Molle – Il genio dimenticato” è anche una forma di riparazione alla sua memoria, che colpevolmente, abbiamo sepolto.(https://www.raiplaysound.it/programmi/angelodallemolle-ilgeniodimenticato)