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L’esposizione cronica all’inquinamento danneggia il sistema immunitario

Uno studio della Columbia University ha dimostrato che un’esposizione prolungata e cronica all’inquinamento indebolisce le cellule del sistema immunitario rendendoci più vulnerabili alle malattie

inquinamento sistema immunitario
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Studiata la relazione tra esposizione all’inquinamento e indebolimento del sistema immunitario

(Rinnovabili.it) – Uno studio della Columbia University Irving Medical Center ha dimostrato che l’esposizione prolungata all’inquinamento indebolisce il sistema immunitario, rendendo le cellule polmonari più vulnerabili e i nostri polmoni esposti alle malattie respiratorie. Questo è il motivo – spiega il team che ha lavorato alla ricerca – per cui gli anziani sono più fragili, più vulnerabili all’influenza e a malattie respiratorie come il Covid 19. 

“Non sappiamo ancora l’impatto completo che l’inquinamento ha sul sistema immunitario del polmone – ha spiegato Donna Farber, a capo dell’indagine – ma l’inquinamento gioca indubbiamente un ruolo nella creazione di infezioni respiratorie più pericolose negli anziani ed è un altro motivo per continuare il lavoro nel miglioramento della qualità dell’aria”.

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Il sistema immunitario di chi è stato a lungo esposto all’inquinamento è compromesso

Lo studio ha esaminato le cellule immunitarie dei linfonodi di donatori deceduti. L’indagine, condotta negli ultimi dieci anni, ha riscontrato che il tessuto linfonodale polmonare dei non fumatori si presentava al microscopio diverso di quello di altre parti del corpo: questo ha indotto il team a raccogliere più campioni di tessuto, da diversi tipi di donatori. Alla fine sono state poste sotto esame le cellule di 84 donatori deceduti, in un range d’età tra gli 11 e i 93 anni per stabilire un modello, che ha rivelato che il colore più chiaro corrispondeva ai donatori più giovani. Le cellule più adulte erano invece annerite e, esaminate più approfonditamente, si è scoperto che il colore era dato da particelle di inquinamento atmosferico. 

Gli scienziati hanno stabilito che è l’inquinamento atmosferico a danneggiare i linfonodi, alterando la capacità del sistema immunitario di rispondere quando i polmoni vengono attaccati. 

La prima evidenza mostrata è che il tessuto linfonodale polmonare era più nero nei donatori più anziani, mentre quello di altre parti del corpo come l’intestino non restituiva questa alterazione. Secondo Farber le particelle di inquinamento atmosferico responsabili sono dell’indebolimento del sistema immunitario perché lì attaccano cellule cruciali chiamate “macrofagi”, che rappresentano l’avamposto delle difese immunitarie polmonari perché distruggono i batteri ed espellono le cellule morte. 

“Quando abbiamo guardato i linfonodi delle persone, siamo rimasti colpiti da quanti dei nodi nel polmone apparivano di colore nero, mentre quelli nel tratto gastrointestinale e in altre aree del corpo erano il tipico colore beige”, ha detto la ricercatrice,”Queste cellule immunitarie sono semplicemente soffocate dal particolato e non possono svolgere funzioni essenziali che ci aiutano a difenderci dagli agenti patogeni”.

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Le politiche ambientali devono tener conto non solo dei cambiamenti climatici ma della relazione tra inquinamento atmosferico e sistema immunitario

I risultati mostrano che le particelle di inquinamento atmosferico si accumulano nei nodi polmonari deputati alla produzione di macrofagi, compromettendone il funzionamento. Più siamo esposti, più diminuisce la nostra capacità di combattere gli agenti patogeni e ci ammaliamo per le infezioni respiratorie. 

Le conclusioni dello studio sono che “Gli effetti specifici delle sostanze inquinanti sull’infiammazione polmonare e l’asma in determinati individui o all’interno di determinate regioni geografiche sono stati documentati,” così come gli effetti su malattie neurodegenerative e neuroinfiammazione. A questo punto i ricercatori pensano che le evidenze che rappresentano un monito per i decisori politici: “Proponiamo che le politiche per limitare le emissioni di carbonio non solo migliorino il clima globale, ma preservino anche i nostri sistemi immunitari e la loro capacità di proteggere dagli agenti patogeni attuali ed emergenti e di mantenere la salute e l’integrità dei tessuti”.