Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), nel 2024 l’Italia ha registrato oltre 7.000 decessi legati all’esposizione a fibre di amianto. Un numero di vittime dell’amianto che conferma il nostro paese come il più colpito d’Europa

Il 28 aprile si celebra la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Una ricorrenza che, anno dopo anno, torna a denunciare il ritardo delle bonifiche e l’impatto devastante di un materiale ancora presente in milioni di edifici pubblici e privati.
Secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), nel 2024 l’Italia ha registrato oltre 7.000 decessi legati all’esposizione a fibre di amianto. Un numero di vittime dell’amianto che conferma il nostro paese come il più colpito d’Europa in termini di vittime da mesotelioma maligno. Davanti a Germania e Francia. A livello globale, i morti ogni anno sono oltre 200.000, e più di 125 milioni di lavoratori sono ancora oggi esposti a questo pericoloso cancerogeno.
Una strage silenziosa e sottostimata: i numeri delle vittime dell’amianto
I dati più recenti tracciati dall’ONA e dal Registro nazionale dei mesoteliomi (Renam) restituiscono una situazione drammatica. In Italia, il 90% dei casi di mesotelioma maligno – un tumore raro e aggressivo – è riconducibile all’esposizione ad amianto. Questo tumore colpisce soprattutto gli uomini e ha un’incidenza pari allo 0,8% di tutti i tumori diagnosticati negli uomini e allo 0,3% in quelli nelle donne.
L’ONA stima che in Italia siano presenti oltre 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, distribuite in più di un milione di siti e micrositi, di cui almeno 50.000 di natura industriale e 42 classificati come siti di interesse nazionale.
Ancora più preoccupante è la diffusione del minerale killer in scuole, ospedali, biblioteche ed edifici pubblici:
- 2.500 scuole (con oltre 352.000 studenti e 50.000 tra insegnanti e personale esposto),
- almeno 500 ospedali,
- 1.500 biblioteche.
Edifici che presentano ancora componenti in amianto, spesso nei sistemi elettrici, termici o idraulici.
A livello regionale, la situazione più grave per vittime dell’amianto si registra in:
- Lombardia (oltre 2.000 decessi l’anno, di cui 500 per mesotelioma),
- Piemonte (circa 1.000 decessi),
- Emilia-Romagna (660),
- Liguria (oltre 600),
- Lazio (più di 500).
La legge 257/1992 e i limiti del divieto
A livello mondiale, solo 62 paesi hanno vietato l’uso dell’amianto. L’Italia ha vietato l’estrazione, la produzione, l’importazione e la commercializzazione dell’amianto nel 1992, con l’approvazione della legge 257, a 30 anni dall’introduzione massiccia del minerale nell’edilizia, nella cantieristica e nei processi industriali.
Tuttavia, la messa al bando formale non ha portato ancora all’eliminazione effettiva del rischio.
Solo il 25% dell’amianto presente nel paese è stato rimosso, secondo i dati raccolti da Legambiente e ONA. Le bonifiche procedono a rilento e la mappatura dei siti contaminati è tuttora incompleta. Per completare la rimozione della fibra killer, secondo le stime del Cigno Verde, serviranno almeno 75 anni, cui si sommano i decenni di latenza delle malattie correlate, come il mesotelioma, che può manifestarsi anche 40 o 60 anni dopo l’esposizione.
Le conseguenze sanitarie: mesotelioma, asbestosi e tumori
L’amianto è un potente agente cancerogeno classificato dallo IARC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, come responsabile diretto di molte patologie. Oltre al mesotelioma pleurico, causa anche tumori ai polmoni, asbestosi, tumori alla laringe, faringe, stomaco, colon e ovaie.
Il tasso di mortalità del mesotelioma è tra i più alti in assoluto, con una sopravvivenza a 5 anni inferiore al 10% dei casi. Ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 10.000 nuovi casi di patologie correlate all’esposizione all’amianto, con una prevalenza tra i lavoratori industriali, gli operai degli stabilimenti, e il personale civile e militare impiegato nei siti contaminati.
Ma il rischio non riguarda solo chi ha lavorato a stretto contatto con la fibra. Oggi è in crescita l’esposizione ambientale e indiretta, che coinvolge studenti, insegnanti, residenti nei pressi di siti contaminati o addirittura passeggeri di aerei contaminati da ferodi dei freni contenenti amianto. Le fibre inalate possono restare silenti nei polmoni per decenni, fino all’insorgenza della malattia.