Le due barriere installate sul Tevere e sull’Aniene hanno consentito di raccogliere più di 12 tonnellate di rifiuti in tre anni. Di questi, quasi 30.000 all'anno erano bottiglie in PET.

Le barriere antiplastica fluviali sono strutture efficaci ad arginare il flusso di rifiuti destinati a sversarsi in mare. I fiumi possono facilmente diventare dei nastri trasportatori di sostante nocive e immondizia responsabili dell’inquinamento dei mari. Per contrastare l’inquinamento da plastica Legambiente ha lanciato il progetto Plasticentro, promosso in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2025 di oggi, 5 giugno. Il World Environment Day 2025 è dedicato proprio alla lotta all’inquinamento da plastica.
Il progetto di Legambiente prevede l’installazione di barriere galleggianti “mangia-plastica” in punti cardine dei corsi d’acqua. Queste strutture hanno un grande potenziale perchè sono in grado di trattenere e raccogliere tonnellate di rifiuti ogni anno, come ha dimostrato l’attività già svolta per il Tevere nella Regione Lazio. Il bilancio è una mole di rifiuti sotratta al mare: le barriere sono riuscite a bloccare due tonnellate di immondizia ogni anno. Legambiente prevede di potenziare questo strumento: altre saranno posizionate nei fiumi del Centro Italia, tra cui ancora Tevere, Aniene e Tronto.
Plasticentro è finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica nel quadro della Legge “Salva mare” ed è coordinato da AUBAC (Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale). Con AUBAC collaborano oltre a Legambiente altri importanti partner come Enea, Università Politecnica delle Marche, Arpa Lazio e Arpa Umbria.
Come funzionano le barriere antiplastica sui fiumi
Le barriere “acchiappa plastica” vengono fissate alla sponda dei fiumi e sono concepite per intercettare i rifiuti galleggianti. I rifiuti, una volta raccolti, vengono convogliati verso un’area di accumulo accessibile via terra e poi trasferiti in impianti di selezione per il riciclo. Questo vale in particolare per la plastica da imballaggio. La posizione della barriera (ancora più funzionale se posizionata vicino a centri urbani), la frequenza di svuotamento, le condizioni meteo e la presenza di discariche abusive a monte sono tutti fattori a incidere notevolmente sulla quantità di rifiuti intercettati.
Legambiente e la Regione Lazio hanno sperimentato con un certo successo questo modello tra il 2019 e il 2022. Le due barriere antiplastica installate sul Tevere e sull’Aniene hanno consentito di raccogliere più di 12 tonnellate di rifiuti in tre anni. Di questi, quasi 30.000 all’anno erano bottiglie in PET. Una attenta analisi dei materiali intercettati ha svelato che il 66% dei rifiuti era costituito da materiali non legati agli imballaggi plastici e il restante 34% era composto da plastica da imballaggio, in particolare bottiglie in PET (25%).
Il Commento di Legambiente sull’efficacia delle barriere antiplastica
“La lotta all’inquinamento da plastica richiede un impegno collettivo e concreto. Con il progetto Plasticentro, in collaborazione con enti e istituzioni, vogliamo portare un contributo tangibile alla salvaguardia dei nostri fiumi e, di conseguenza, dei nostri mari – ha detto Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. Le barriere galleggianti rappresentano una soluzione efficace per intercettare i rifiuti prima che raggiungano il mare, ma il vero cambiamento passa da un ripensamento del nostro modello di produzione e consumo. Coinvolgere i cittadini, le istituzioni e i territori è la chiave per andare verso il riciclo, riuso e l’economia circolare. I volontari dei Circoli di Legambiente hanno già organizzato diverse attività di river litter e a breve si conosceranno i risultati del monitoraggio scientifico”.

River Litter, monitoraggio citizen science dei rifiuti sulle sponde dei fiumi
Oltre all’implementazione delle barriere antiplastica, Legambiente prevede di coinvolgere le comunità locali in attività di pulizia delle sponde dei fiumi e monitoraggio scientifico di citizen science. Lo scopo è valutare le categorie e la quantità dei rifiuti raccolti. Fondamentale è stabilire un metodo e l’area da coprire.
Se si decide di estendere l‘indagine all’intero corso di un fiume, i siti di monitoraggio devono essere localizzati in punti significativi (ad esempio: sorgente, affluenze, foce o tratti in cui insistono agenti potenzialmente impattanti). L’iniziativa serve a dimostrare ai cittadini quanto è vasta e preoccupante la dispersione di plastiche e microplastiche nei corsi d’acqua. Conoscendo il fenomeno, si può agire più facilmente ad arginare l’inquinamento e a promuovere logiche di economia circolare.
Nel corso dei primi 6 eventi di Plasticentro, con l’aiuto di partner e dei circoli regionali di Legambiente, sono stati monitorati oltre 20mila metri quadrati di sponde dei fiumi di Lazio, Umbria e Marche. La catalogazione dei rifiuti ha evidenziato il monitoraggio di 4288 rifiuti totali, di cui 714 rifiuti ogni 100 metri lineari. Il 90% del totale (vale a dire 3868 rifiuti) era plastica. C’erano scarti di ogni genere e sorta: biciclette, bici da bike sharing, pneumatici.
Anche le microplastiche nel progetto Plasticentro
Non solo maxi rifiuti, Enea, Arpa Lazio e Arpa Umbria puntano a definire un protocollo di indagine delle microplastiche sia nei grandi che nei piccoli corsi d’acqua delle regioni parte del progetto. Sono allo studio metodi sperimentali per affinare la procedura più adatta a questo tipo di inquinamento invisibile ma invadente e pervasivo.
Fino a dicembre 2026, le attività dei partner di Plasticentro saranno dedicate alle microplastiche e ai macro-rifiuti. Le campagne di volontariato e sensibilizzazione riguarderanno la pulizia e la raccolta dei rifiuti lungo le sponde dei fiumi e in prossimità delle foci di Tevere, Nera e Tronto. Da Roma a Perugia, da Ostia alla Riserva della Sentina (AP), oltre alla pulizia, si proverà a censire e catlogare tutti i rifiuti rinvenuti per identificare le principali tipologie di rifiuto e la loro provenienza.
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