Sono 62 i siti temporanei per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi in Italia, secondo gli ultimi dati dell'Isin

Sono 62 i depositi temporanei dei rifiuti radioattivi in Italia. Siti di contenimento “provvisori”, in attesa che venga individuato il Deposito Nazionale (come stabilito dal D. Lgs. n.31/2010). In 10 anni, dal 2013 al 2023, questo genere rifiuti sono aumentati dell’8,79%. Parliamo di oltre 2.638 m3 che hanno portato il totale stoccato a quota 32.663,1 m3. Volumi che fino a qualche anno andavano ad incidere direttamente in bolletta. Perlomeno fino a quando la legge di bilancio 2023 non ha fiscalizzato gli oneri nucleari, rendendoli a carico dello Stato.
Da dove derivano queste scorie nucleari? Principalmente da attività di ricerca, mediche ed industriali (a cui si deve la crescita dei volumi). A ciò si aggiungono i rifiuti derivanti dallo smantellamento delle installazioni nucleari e dalle stesse attività di caratterizzazione, trattamento e condizionamento dei rifiuti radioattivi. Anche quelli dei decenni passati.
Rifiuti radioattivi, convegno nazionale sullo stoccaggio
Questi numeri provengono dall‘Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, in attesa che il prossimo 6 maggio, a Roma si terrà una conferenza tematica, dal titolo Isin, dall’esperienza pregressa ai nuovi scenari per garantire efficienza e sicurezza. Nel corso della giornata, alla presenza di ospiti istituzionali e del mondo dell’impresa, ci saranno momenti di confronto e riflessione su temi di attualità come il dibattito sulle politiche energetiche del Paese e sul possibile ritorno alla produzione di energia nucleare.
Il ruolo dell’Ispettorato
Proprio quei 62 siti temporanei di stoccaggio sono oggetto delle azioni di vigilanza dell’Ispettorato, per garantire la necessaria sicurezza. L’organo istituzionale venne creato 10 anni fa per la gestione dei rifiuti radioattivi sul territorio nazionale. Infatti, ogni anno, sono aggiornati i dati relativi ai rifiuti radioattivi detenuti nel nostro Paese.
L’Inventario è predisposto sulla base dei dati che i diversi operatori, ai quali compete la responsabilità primaria della detenzione e gestione in sicurezza dei rifiuti stessi, trasmettono al sistema informatico dell’Ispettorato denominato Strims (Sistema per la Tracciabilità dei Rifiuti radioattivi, dei Materiali radioattivi e delle Sorgenti di radiazioni ionizzanti).
Rifiuti radioattivi, tempistiche per il Deposito
Solo il 27 novembre scorso, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha avviato la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI). La CNAI, pubblicata due anni fa, ha individuato 51 aree potenzialmente idonee a ospitare il sito, in 6 regioni italiane (Lazio, Basilicata, Puglia, Piemonte, Sicilia e Sardegna) dove saranno stoccati tutti i rifiuti radioattivi italiani. Secondo la tempistica illustrata dal Ministro Pichetto Fratin nei mesi scorsi, il Deposito potrebbe ottenere l’autorizzazione unica entro il 2029 ed entrare poi in servizio attorno al 2039.