Riscaldamento: le potenzialità “alpine” della geotermia a bassa entalpia

Dalla caratterizzazione del potenziale geotermico al catalogo degli esempi di buone pratiche: il progetto europeo GRETA porta la sostenibilità energetica sulla catena montuosa più importante d’Europa

geotermia a bassa entalpia

 

Geotermia a bassa entalpia: una tecnologia, diverse applicazioni

(Rinnovabili.it) – I sistemi di riscaldamento e climatizzazione a base di rinnovabili sono una delle soluzioni che meglio si adattano alla sfida energetico-ambientale della regione alpina. Ma nel puzzle di opzioni studiate per il territorio, ad oggi la geotermia a bassa entalpia risulta essere il pezzo mancante. Parte del problema è legato alle differenze normative dei Paesi dell’arco alpino, che nei fatti ostacolano una diffusione organica di questa tecnologia.

Per capirne e valorizzarne al meglio il potenziale è nato GRETA (near-surface Geothermal REsources in the Territory of the Alpine space), progetto di ricerca europeo che unisce 12 partner da università (TU Monaco, Politecnico di Torino, Università di Basilea), centri di ricerca (EURAC) e cluster di aziende (INDURA), organismi internazionali (Climate Alliance), agenzie statali (servizi geologici nazionali della Francia-BRGM, Slovenia-GEOZS e Austria-GBA), enti regionali (ARPA Valle d’Aosta, Regione Lombardia) e aziende (Triple.S).

 

Il nutrito consorzio si è dato tre precisi obiettivi: incrementare le informazioni su potenziale geotermico a bassa entalpia nelle regioni Alpine, scambiare a livello internazionale know how e buone pratiche nel campo e sviluppare una base di conoscenze per l’inclusione di questa tecnologia negli strumenti di pianificazione energetica. Come fare per portare in primi piano la tecnologia? Realizzando strumenti di supporto decisionale (mappe del potenziale geotermico, linee guida per la pianificazione energetica) e raccomandazioni normative e tecniche, basati su uno scambio di buone pratiche, per l’integrazione della geotermia negli strumenti di policy (ad esempio piani e strategie energetiche).

 

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I partner si sono incontrati nei giorni scorsi a Salisburgo per presentare i primi risultati dell’iniziativa e coorganizzare i prossimi passi. “Dobbiamo diffondere le tecnologie rinnovabili e a basse emissioni” ha affermato Kai Zosseder (Technical University of Munich), leader del progetto GRETA aprendo la mid-term conference, “ma per ora il potenziale della geotermia a bassa entalpia non è ancora stato ben valorizzato”.

Ad un anno dal termine del progetto, la conferenza ha messo in luce i progressi ottenuti a partire dalle 3 aree pilota – Cerkno (Slovenia), Oberallgäu (Germania) e la Valle D’Aosta – selezionate per sviluppare ed implementare apposite metodologie per l’integrazione della geotermia a bassa entalpia nei piani energetici locali.

 

L’evento ha dato spazio anche al catalogo degli esempi di buone pratiche nel settore, come il data center della BMW, che utilizza per il raffrescamento un sifone di drenaggio della falda idrica che passa sotto la metropolitana di Monaco di Baviera. O il sistema realizzato da Triple.s per la stazione di Oberstdorf (Baviera), nella quale 23 scambi ferroviari sono mantenuti liberi dal ghiaccio mediante un sistema con sonde geotermiche.

 

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Tra i risultati più interessanti, c’è sicuramente il lavoro intrapreso sulla caratterizzazione del potenziale geotermico che sottolinea come la capacità di geoscambio sia influenzata molto il costo di installazione. Ad esempio un impianto a circuito chiuso può costare fino al 38% in più ad Aosta (dove il terreno è scarsamente conduttivo) rispetto a Courmayeur (caratterizzata da rocce a maggiore conducibilità termica). Per contro, la piana di Aosta si presta molto bene alla realizzazione di impianti a circuito aperto, come nel caso della ristrutturazione di Maison Lostan, futura sede di uffici regionali.

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