Il nuovo standard di connessione 36 kV lanciato per ottimizzare l’integrazione delle rinnovabili nella rete di trasmissione può contare oggi sulle più innovative soluzioni di cavo per impianti e sistemi di monitoraggio realizzate da Prysmian. Prodotti tecnologicamente avanzati, in grado di garantire alte prestazioni e basso impatto ambientale

Prysmian, abilitatore della transizione energetica
Un’importante novità si sta facendo strada nel sistema elettrico nazionale: il nuovo standard di connessione 36 kV, soluzione lanciata da Terna per ottimizzare l’integrazione delle fonti energetiche rinnovabili (FER), semplificando le procedure di connessione e riducendo l’impatto ambientale.
Lo standard è stato accolto con entusiasmo dagli operatori di settore ma ha anche richiesto tutta una serie di novità e cambiamenti. Compresi quelli a livello dei cavi elettrici. Un avanzamento tecnologico a cui Prysmian, leader mondiale nel settore dei sistemi in cavo per energia e telecomunicazioni, ha risposto con rapidità, come dimostrato, da ultimo, nel corso di KEY 2025.
La fiera di Rimini è stata l’occasione per la società di presentare le sue ultime innovazioni a sostegno della transizione energetica, tra cui una gamma completa di soluzioni dedicate al nuovo standard di connessione. Dai cavi P-LASER con tensione 20.8/36 kV agli accessori, passando per i sistemi di monitoraggio. Un’offerta orientata al futuro e come sempre sostenuta da squadre di installatori e collaudatori altamente qualificate
Un sistema in evoluzione: la sfida delle connessioni
La crescita esponenziale degli impianti rinnovabili in Italia non sta determinando sfide solo per la flessibilità del sistema energetico. Le FER stanno avendo un impatto anche a livello di integrazione nella rete di trasmissione nazionale (RTN). Come mostrato da Terna, attualmente il numero di richieste di connessione alla RTN ha superato quota 6.000 pratiche, per una potenza complessiva di oltre 354 GW (dati aggiornati al 28 febbraio 2025). Domande che nella maggior parte si riferiscono a progetti di taglia inferiore ai 10 MW. Con una potenza media che nel 2023 si aggirava sui 35 MW.
Ed è qui che iniziano i “problemi”. Gli standard di connessione tradizionali prevedono, infatti, all’interno delle stazioni di trasformazione 380/150 kV , l’impiego di stalli a 150-132 kV (le tensioni nominali di esercizio della rete di trasmissione).
Questi punti di connessione sono pensati per accogliere impianti di taglia fino a 200-250 MW e risultano quindi sovradimensionati rispetto alla potenza media delle installazioni rinnovabili che si allacciano alla RTN. Questo gap tra capacità dello stallo e taglia degli impianti che fanno richiesta, può determinare diverse criticità. Innanzitutto avendo un singolo stallo dedicato per ciascun impianto si rischia di non utilizzare in maniera efficiente le infrastrutture, occupando “inutilmente” grandi quantità di suolo. E andando incontro ad una maggiore complessità tecnica e burocratica, dovendo i produttori occuparsi direttamente dell’elevazione della tensione.
Lo standard di connessione a 36 kV
Per ottimizzare la capacità disponibile si è fatta strada la necessità di condividere gli stalli 150 kV da parte di più unità produttive. È quella che in gergo viene chiamata connessione del tipo “in condominio”, soluzione che riduce la necessità di costruire nuove posizioni di linea, minimizzando l’impatto ambientale. Di contro, tuttavia, questo approccio comporta ulteriori difficoltà tecniche e gestionali sia in fase autorizzativa che di costruizione, allungando i tempi di connessione.
È a questo livello che si inserisce il nuovo standard di connessione 36 kV.
La soluzione prevede che ciascun impianto di produzione sia connesso direttamente a uno stallo a 36 kV, che svolge la funzione di impianto di rete per la connessione con potenza fino a 100 MW.
In questo modo è possibile fornire la connessione ad un livello di tensione più adeguato alla taglia media degli impianti di produzione rinnovabili e nel contempo svincolare gli stessi dalle complessità autorizzative portate dagli stalli 150-132 kV. L’elevazione di tensione da 36 kV a livelli superiori è infatti effettuata direttamente da Terna, non più dai produttori.
Il processo di approvazione
“Per consentire una migliore integrazione delle rinnovabili attraverso soluzioni di connessione alla rete di trasmissione nazionale più efficienti e coerenti con l’effettiva taglia degli impianti di produzione è stata individuata una nuova soluzione standard di connessione a 36 kV”. Con queste parole ad agosto 2021 Terna lanciava una consultazione sulla versione aggiornata dell’Allegato A.2 al Codice di Rete “Guida agli schemi di connessione”.
La proposta di modifica dell’Allegato è stata sottoposta all’ARERA il 15 ottobre 2021 e l’Authority ha dato il suo via libera pochi giorni più tardi (delibera 439/2021/R/ee), a cui è seguita la pubblicazione della versione aggiornata da parte del TSO il 20 ottobre 2021. A maggio 2022 Terna ha quindi posto in consultazione gli aggiornamenti della Sezione 1C del Codice di rete e gli aggiornamenti dell’Allegato A.17 e dell’Allegato A.68 al Codice di rete al fine di coordinarli con l’Allegato A.2 modificato tramite la definizione dei requisiti tecnici di connessione degli impianti di produzione.
Ma già a dicembre dello stesso anno, l’operatore della rete di trasmissione ha registrato 1.400 preventivi di connessione emessi a 36 kV, per una complessiva capacità di produzione rinnovabile (e di sistemi di accumulo) di oltre 56 GW. Non solo. Oltre il 40% dei preventivi risultano essere richieste di riesame a 36 kV di preventivi già emessi in precedenza con soluzioni di connessione a 220-150-132 kV.
I vantaggi dello standard di connessione 36 kV
Il nuovo standard mira a un utilizzo più efficiente delle infrastrutture di rete, evitando la realizzazione di stalli sovradimensionati, riducendo l’impatto ambientale e soprattutto semplificando le operazioni. A cominciare dall’alleggerimento degli oneri e delle complessità a carico dei produttori, dal momento che è lo stesso TSO a farsi carico dell’elevazione della tensione da 36 kV ai livelli superiori della rete di trasmissione.
I vantaggi annessi sono diversi. Come sottolineato da Terna, l’erogazione della connessione a 36 kV consente la condivisione di un unico trasformatore 380-220-150-132/36 kV tra più richiedenti, evitando che ogni richiedente abbia un proprio trasformatore 150/36-31 kV. E di conseguenza riduce l’occupazione di suolo. Minore superficie occupata significa anche maggiore accettabilità da parte delle comunità locali e un minore impatto sul paesaggio e sull’ambiente, fattori in grado di accelerare le procedure autorizzative.
A ciò si aggiunge l’ottimizzazione dei costi complessivi per il sistema elettrico, poiché la realizzazione di impianti della RTN a 150- 132/36 kV consente di razionalizzare la stessa rete.
Le soluzioni di Prysmian per le connessioni a 36 kV
Nonostante gli innegabili vantaggi e il crescente numero di preventivi di connessione emessi al nuovo standard, gli operatori si sono trovati da subito di fronte ad una sfida: reperire materiali conformi alle specifiche tecniche di connessione. In particolare a finire sotto i riflettori sono stati i cavi elettrici che, per i sistemi a 36 kV, devono obbligatoriamente possedere caratteristiche tecniche ben definite, con particolare attenzione ai requisiti di isolamento e di tensione nominale. Impiegare prodotti dimensionati per tensioni inferiori potrebbe, infatti, comportare seri rischi per i progetti compromettendone l’affidabilità ma anche la durata nel tempo.
A portare sul mercato soluzioni di cavo ad hoc per il nuovo standard di connessione non poteva che essere Prysmian, azienda che ha fatto dell’innovazione sostenibile e del progresso tecnologico le sue cifre distintive.
Grazie ad oltre 130 anni di esperienza e un investimento continuo in Ricerca e Sviluppo, Prysmian oggi detiene una innegabile leadership nella progettazione, produzione ed installazione di sistemi in cavo per la trasmissione di energia da fonti rinnovabili. Con un’offerta in grado di garantire prestazioni elettriche superiori, costi ridotti e attenzione all’impatto ambientale.
Questo riconosciuto impegno è lo stesso che caratterizza la nuova gamma di soluzioni dedicate allo standard di connessione 36 kV.
I cavi 20,8/36 kV di Prysmian
Lato cavi, l’azienda fornisce due soluzioni con tensione 20,8 /36 kV e una tensione massima di esercizio continuativo (Um) di 42 kV, entrambe a tecnologia P-Laser. Di cosa si tratta? Della prima tecnologia per cavi ecologici, 100% riciclabili e ad elevate prestazioni. Basata sull’impiego dell’HPTE (High Performance Thermoplastic Elastomer) – avanzato materiale termoplastico, brevettato dalla stessa Prysmian – P-Laser assicura migliori caratteristiche elettriche; in particolare un’elevata affidabilità intrinseca e un’accresciuta prestazione ad alte temperature.
Questa tecnologia non è certo una novità per gli addetti del settore delle rinnovabili, ma oggi si presta a supportare due nuove soluzioni: il cavo P – Laser ARP1H5E e il cavo P – Laser ARP1H5 (AR) E con tecnologia AIRBAG. Entrambi caratterizzati da una tensione 20.8 / 36 kV, unipolari, compatti e compatibili con cavi e accessori tradizionali, offrono eccellenti prestazioni e la capacità di operare a temperature più elevate (fino a 130ºC) rispetto a quelli standard. Elemento cruciale in situazioni di sovraccarico.
Uno dei punti di forza di queste soluzioni, oltre ad un processo produttivo a ridotte emissioni, è la completa riciclabilità. Da ogni chilometro di cavo P-Laser è possibile infatti recuperare 500 kg di materiali plastici di alta qualità. Aiutando così il settore energetico a “chiudere il cerchio”.
La variante con tecnologia AIRBAG offre un grado di protezione in più. Il sistema, situato al di sotto della guaina esterna, assorbe urti e sollecitazioni meccaniche, riducendo il rischio di deformazioni permanenti o danni.
Sviluppata da Prysmian per la posa diretta dei cavi interrati, questa tecnologia offre diversi vantaggi in fase di installazione. Permette, ad esempio, di posare i cavi a minore profondità senza usare ulteriori protezioni meccaniche, riempiendo la trincea con il materiale di risulta dello scavo. In questo modo si evita il tradizionale letto di sabbia protettivo e si riducono i costi.
Accessori e sistemi di monitoraggio
Il portafoglio prodotti aziendale include anche una serie di accessori progettati ad hoc per impianti a 36 kV. Come ad esempio i giunti Elaspeed che integrano tutte le funzioni necessarie per l’isolamento e la protezione della connessione. Presentano un design con contrazione a freddo a base di EPDM (coldshrink) e non richiedono strumenti speciali per l’installazione. La progettazione, flessibile e impermeabile, li rende adatti ad un’ampia gamma di applicazioni e nella versione con sensori – Elaspeed S – è possibile individuare la presenza di tensione durante le operazioni di manutenzione ordinaria o di scariche parziali sul circuito in servizio.
L’offerta Prysmian per gli impianti con il nuovo standard di connessione 36 kV si completa con la possibilità di adottare sistemi di monitoraggio integrati per la protezione e la manutenzione predittiva delle infrastrutture in un contesto in cui i limiti operativi nominali sono raggiunti spesso. Tali sistemi permettono di analizzare scariche parziali, correnti di schermo, temperatura distribuita e portata del cavo. Inoltre, l’azienda offre un servizio di valutazione da remoto dei parametri monitorati, con avviso all’operatore del sistema di eventuali allarmi e conseguente pronto intervento.
In collaborazione con Prysmian