Intervenuto in Audizione sul Ddl Edilizia Pubblica FIMAA-Confcommercio ha sottolineato che, per rilanciare il mercato delle locazioni serve tutelare i proprietari. Non sono gli affitti turistici il vero problema, ma l'eccessiva pressione fiscale e i rischi legati alle locazioni residenziali ordinarie

Nel corso delle Audizioni in Commissione Ambiente della Camera, in merito ai DDL Edilizia Pubblica 1562/C e 1169/C, sono numerose le considerazioni emerse dagli attori del settore delle costruzioni.
Dopo la proposte di ANCE, che ha immaginato un PNRR per la casa per attrarre investimenti privati a favore della riqualificazione del pubblico, anche FIMAA-Confcommercio (Federazione Italiana Mediatori Agenti Affari) affronta la delicata questione, indispensabile per risolvere la crisi abitativa.
Gli affitti ai turisti non sono la causa della crisi abitativa
Secondo ISTAT, a livello nazionale sono ben 9,5 milioni le case vuote, sul totale di 35 milioni di immobili. Con un numero così elevato di immobili vuoti, è possibile dunque che la carenza di case in affitto per i residenti sia esclusivamente legata ai troppi affitti turistici? Secondo il Vice Presidente Vicario di FIMAA, Maurizio Pezzetta, no.
“La carenza di case in locazione non è riconducibile agli affitti turistici” ha ribadito in occasione dell’Audizione sul Ddl Edilizia Pubblica. Una dichiarazione che vuole metter pace una volta per tutte sul dibattuto tema delle locazioni ai turisti in relazione alla crisi abitativa ed alla carenza di alloggi.
A supporto della tesi, la Federazione cita alcuni esempi chiave. Nel caso della città di Firenze per esempio, città simbolo delle locazioni brevi e turistiche:
- su 177.000 abitazioni, quelle locate con contratti di locazione 4+4 sono 38.0000,
- mentre quelle destinate agli affitti brevi sono appena 10.000.
Un numero decisamente inferiore rispetto invece alle abitazioni vuote, pari a 26.000 unità.
Lo stesso succede a Milano, città universitaria per antonomasia:
- ci sono 180.000 case locate a medio-lungo termine,
- 20.000 affitti turistici
- 100.000 case vuote.
Perchè dunque restano vuote così tante unità, nonostate la domanda di affitti continui a crescere al punto da non essere soddisfatta?
Come risolvere la crisi abitativa
Secondo Pezzetta, la mancanza di case in locazione è dovuta al fatto che molti proprietari preferiscono “lasciare vuote le proprie case che non correre il rischio di ritrovarsi con inquilini morosi e dover comunque versare le imposte sui canoni non percepiti”.
Un disagio comune a molti proprietari di immobili che troppo spesso porta a dover fronteggiare spese condominiali per evitare rivalse sulla stessa proprietà oltre che dover affrontare percorsi complessi ed onerosi per poter ritornare nella disponibilità del proprio immobile.
C’è poi un altro fattore sottolineato da FIMAA. Le locazioni ordinarie risultano poco redditizie a causa di una pressione fiscale eccessiva, oltre che poco flessibili a causa della durata dei contratti troppo rigida e lunga.
Queste le due reali criticità che, secondo la federazione, andrebbero in primis risolte adottando una normativa edilizia “più attuale e idonea, che risponda alle esigenze del settore e degli stessi proprietari per motivarli a locare con contratti residenziali ordinari”.
Le proposte della federazione
Per promuovere un mercato immobiliare più equo e orientato alla sostenibilità sociale, FIMAA-Confcommercio ha proposto di inserire nel Ddl Edilizia Pubblica un pacchetto di proposte mirate a incentivare le locazioni sostenibili e tutelare i proprietari.
Una serie di misure fiscali per favorire l’offerta abitativa quali:
- Riduzione del 50% dell’IMU per chi affitta con contratto abitativo ordinario.
- Aliquota agevolata per locazioni di lungo periodo per aumentare la stabilità abitativa e contrastare la volatilità del mercato.
- Agevolazioni fiscali per chi affitta a categorie svantaggiate (studenti, giovani lavoratori, famiglie a basso reddito).
Allo stesso tempo bisogna introdurre una serie di misure per tutelare i proprietari che decidono di locare i propri immobili. Per farlo propongono di:
- Riconoscere il contratto di locazione come titolo esecutivo in caso di morosità, permettendo così al proprietario di rientrare più facilmente nella disponibilità dell’immobile
- L’adozione di fondi di compensazione pubblici o agevolazioni assicurative per coprire i mancati pagamenti.
- Esenzione dal pagamento di IMU e imposte sui canoni non percepiti in caso di inquilini morosi.
- Creazione di una banca dati delle morosità, simile al CRIF, per verificare l’affidabilità dell’inquilino.
Sul fronte della rigenerazione urbana, FIMAA ha inoltre proposto:
- Promozione di interventi di demolizione e ricostruzione con pianificazione urbanistica per riqualificare il patrimonio edilizio.
- Incentivazione del cambio di destinazione d’uso verso abitazioni.
- Reintroduzione della cedolare secca al 21% per locazioni commerciali, uffici e studi privati, per contrastare il declino del commercio locale e delle attività artigianali.
Verso la direttiva case green
“Un piano organico che coniuga equità sociale, tutela del patrimonio immobiliare e promozione di locazioni sostenibili”. “La Federazione – ha detto il Presidente di FIMAA, Santino Taverna – condivide gli obiettivi di efficientamento energetico del patrimonio edilizio che l’Ue ha fissato con la direttiva Case Green. Ma questi obiettivi devono essere compatibili con le esigenze e le possibilità dei cittadini. I proprietari immobiliari devono essere supportati economicamente o quantomeno facilitati nell’accesso al credito, per potersi adeguare alle disposizioni della direttiva”.
Oltre alla definizione di un Testo Unico sugli incentivi, la Federazione sottolinea l’urgenza di rendere strutturale il sistema di agevolazioni fiscali per l’efficientamento energetico, accompagnandolo con strumenti stabili come la cessione del credito e lo sconto in fattura per interventi di riqualificazione energetica e sismica. In un contesto normativo spesso soggetto a cambiamenti repentini, FIMAA ribadisce l’importanza di garantire certezza e continuità ai contribuenti. “È essenziale – ha concluso il presidente Taverna – tutelare il legittimo affidamento di cittadini e imprese, evitando modifiche retroattive che penalizzano scelte compiute in buona fede. Solo così si può rafforzare la fiducia nel sistema e incentivare una vera transizione sostenibile nel settore edilizio”.