Dal MAXXI di Roma, investitori, utility e istituzioni hanno lanciato un messaggio chiaro: accelerare sugli investimenti green è una necessità economica.

L’Italian Renewables Investment Forum 2025 ha mostrato che il futuro dell’energia italiana si gioca oggi sulla capacità di attrarre capitali e superare i ritardi accumulati nello sviluppo delle rinnovabili. L’evento, organizzato da Green Horse Advisory al MAXXI di Roma, ha riunito oltre 400 protagonisti del settore – tra fondi d’investimento, banche, utility, istituzioni e società di consulenza – per discutere delle nuove aste MACSE, delle riforme della rete, dei sistemi di accumulo e delle strategie necessarie per centrare gli obiettivi del PNIEC 2030.
La conclusione è unanime: non fare le rinnovabili costa troppo. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Rinnovabili di AGICI, il mancato raggiungimento dei target comporterebbe perdite per 137 miliardi di euro entro il 2050, pari a 5 miliardi di euro l’anno e 6.000 euro per abitante, oltre alla mancata creazione di 342 mila posti di lavoro.
Italian Renewables Investment Forum, un mercato ancora attrattivo
L’Italian Renewables Investment Forum ha messo in evidenza un dato incoraggiante: l’Italia resta un mercato di grande interesse per gli investitori globali. “Ciò che rende particolarmente attrattiva l’Italia sono gli schemi di remunerazione regolata, che garantiscono stabilità e visibilità ai flussi di cassa”, ha spiegato Carlo Montella, managing partner di Green Horse Legal.
Le ragioni dell’attenzione internazionale verso il nostro Paese sono molteplici. I prezzi dell’energia restano competitivi rispetto ad altri mercati, mentre la minore attrattività di Spagna e Stati Uniti sposta l’interesse verso l’Italia. Gli Stati Uniti vivono una fase di incertezza politica che frena i progetti green, mentre in Sudamerica pesano i rischi di curtailment e l’instabilità valutaria.
Transizione energetica con infrastrutture integrate
La transizione, come emerso dal Forum, richiede investimenti simultanei su più fronti: dalle diverse fonti rinnovabili alle reti, fino ai sistemi di accumulo. “Il sistema italiano avrà al 2030 circa 200 GW di capacità installata, di cui 140 GW rinnovabili”, ha ricordato Luca Marchisio, Head of System Strategy di Terna. Ma la sfida è la gestione della flessibilità. “Il picco di carico in Italia ha raggiunto i 60 GW solo una volta nella storia. Il curtailment sarà un elemento strutturale del nostro sistema”.
La crescita della capacità verde richiederà dunque pianificazione e investimenti nella rete, ma anche soluzioni di stoccaggio e digitalizzazione per garantire la stabilità del sistema elettrico nazionale.
Il costo del non fare: 137 miliardi e un sistema meno competitivo
Il rapporto “Quanto costa restare fermi? I Costi del Non Fare le rinnovabili”, presentato da Marco Carta, CEO di AGICI, ha quantificato in modo dettagliato il peso dell’inazione. “Investire nelle rinnovabili costa, ma non fare niente costa decisamente di più”, ha affermato Carta. Secondo lo studio, se l’Italia non raggiungesse i target del PNIEC, l’impatto sull’economia nazionale sarebbe di 137 miliardi di euro entro il 2050, equivalenti a oltre 5 miliardi all’anno.
Le conseguenze ambientali sarebbero altrettanto rilevanti: 585 milioni di tonnellate di CO₂ emesse in più e un consumo aggiuntivo di 233 miliardi di metri cubi di gas naturale, 10 milioni di tonnellate di olio combustibile e quasi 700 mila tonnellate di carbone. Al contrario, rispettare gli obiettivi del piano porterebbe benefici per 162 miliardi di euro, grazie alla riduzione dei costi energetici e alla crescita occupazionale.
L’influenza della situazione geopolitica sulla sicurezza energetica
Sul palco del Forum, il tema della sicurezza energetica è stato collegato alla fragilità del contesto internazionale. “Il quadro geopolitico è molto fratturato e pericoloso per i prossimi anni. Lo shock del gas russo è stato il primo, ma probabilmente non sarà l’ultimo”, ha avvertito Giuseppe Argirò, CEO di CVA. “L’Italia deve costruire un sistema ridondante rispetto alle esigenze, ridurre la dipendenza e puntare su tecnologie più efficienti e a costi inferiori”.
Secondo Argirò, l’evoluzione tecnologica permetterà presto performance migliori a prezzi più bassi, ma il Paese deve prepararsi ora, garantendo una rete robusta e una produzione diversificata.
Le nuove dinamiche di mercato all’Italian Renewables Investment Forum
Nel confronto tra i vertici delle principali utility italiane, l’Italian Renewables Investment Forum ha evidenziato anche le criticità del settore. “Il comparto delle rinnovabili, dopo il massimo del 2021, è tra quelli che oggi performano peggio in Borsa”, ha osservato Paolo Merli, CEO di ERG. “Il Fer X è uno schema ben studiato, stabilizza l’investimento, ma contribuisce anche a deprimere i prezzi dell’energia, spingendoli in alcuni casi verso lo zero”.
Una riflessione condivisa anche da Stefano Granella, CEO di Gruppo Dolomiti Energia, che ha sottolineato come la programmazione sia oggi cruciale: “Abbiamo capito che un’unica fonte non è la strada corretta. Le batterie sono fondamentali, ma non la soluzione definitiva”.
Nuovi strumenti per la crescita
Granella ha precisato che Macse e Fer X sono strumenti efficaci, ma richiedono capacità industriale e know-how avanzato. “I margini bassi di questi meccanismi rendono gli investimenti fattibili solo per chi sa sviluppare progetti in modo industriale”, ha spiegato. “Preferisco investire in minoranza con un soggetto industriale: le competenze di energy management sono sempre più importanti”.
E’ stato inoltre richiamato il modello Iberdrola, basato su integrazione e partenariati, come riferimento per la prossima fase del mercato. Gli esperti hanno anticipato che nel 2026 verranno bandite due aste Macse – una per batterie al litio, l’altra per pompaggi idroelettrici – e almeno una nuova asta del Capacity Market, segno di un mercato in evoluzione rapida e altamente competitivo.
Un’agenda condivisa per la transizione all’Italian Renewables Investment Forum
L’Italian Renewables Investment Forum ha lanciato un messaggio univoco: l’Italia dispone di un potenziale enorme, ma deve agire ora per non perdere terreno. La transizione energetica richiede visione strategica, regole stabili e una governance unitaria, in grado di garantire rapidità nei processi autorizzativi e integrazione tra infrastrutture e fonti.
Come ha ricordato Anna Pupino, responsabile dell’Osservatorio Rinnovabili di AGICI, “il costo delle rinnovabili è minimo rispetto alle spese che l’Italia dovrà sostenere se non investe con decisione nelle fonti pulite”.
E la sintesi del Forum, affidata a Carlo Montella, ne ribadisce la portata: “Abbiamo riunito istituzioni, regolatori e investitori per costruire fiducia. Solo da questo dialogo può nascere la spinta necessaria per mobilitare i capitali e accelerare la transizione italiana”.













