Il MASE pubblica gli esiti dell'aggiornamento del Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e le proposte per la progressiva eliminazione

Quanti sono i Sussidi Ambientalmente Dannosi in Italia?
Venticinque miliardi di euro. A tanto ammontano i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) forniti dall’Italia nel 2024 a una serie di settori economici. Primi fra tutti quelli diretti alle fonti fossili che da soli contano per 19,2 miliardi di euro.
A riferirlo è il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) nella relazione di aggiornamento preparata per il Parlamento e la CITE. Il documento analizza 183 incentivi con impatto ambientale, classificandoli in sussidi diretti (leggi di spesa) e sussidi indiretti (spese fiscali, inclusi quelli “impliciti” che possono emergere dalla tassazione ordinaria e favorire alcuni comportamenti impattanti).
SAD, SAF o SAI?
Si scopre così che la riforma dei SAD messa in campo in questi anni ha raggiunto qualche risultato, seppur minimo. Rispetto al dato del 2022, infatti, si è registrata una lieve diminuzione negli incentivi dannosi per l’ambiente: circa 760 milioni di euro in meno. Nel contempo, i Sussidi Ambientalmente Favorevoli (SAF) sono aumentati, passando dai 40,5 miliardi di euro del 2023 ai 71,8 miliardi di euro del 2024, mentre quelli Ambientalmente Incerti (SAI) sono rimasti pressoché stabili.
| Categoria Sussidio | Stima 2023 | Stima 2024 | Variazione |
| Sussidi Ambientalmente Favorevoli (SAF) | 40,5 | 71,8 | Forte aumento |
| Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) | 25,02 | 25,0 | Lieve riduzione |
| Sussidi Ambientalmente Incerti (SAI) | 26,2 | 26,29 | Stabile |
| Sussidi alle Fonti Fossili (FFS) | 20,1 | 19,2 | Lieve riduzione |
Nota bene: i dati sono al netto di una serie di azioni dalla portata più ampia. Un continuo “togli e metti” che ha visto la nascita di nuovi SAD, così come il pensionamento di celebri SAF, tra cui i crediti d’imposta per l’accumulo e l’efficienza energetica nel Sud Italia.
Tra incentivi vecchi e nuovi
A quali SAD abbiamo detto addio? Allo storico Provvedimento 6/92 del Comitato Interministeriale dei Prezzi (“CIP6”) per le fonti assimilate e all’esenzione sul prelievo di energia elettrica per i servizi di interrompibilità istantanea (art. 21 DL 69/2023). Inoltre, la Legge di bilancio 2025 ha eliminato l’applicazione dell’aliquota IVA del 10% per il conferimento in discarica e l’incenerimento senza recupero efficiente di energia dai rifiuti urbani e speciali.
In compenso, altri sussidi dannosi sono entrati a far parte del nostro sistema incentivante, come ad esempio l’esenzione dell’addizionale comunale dei diritti d’imbarco nella Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, il contributo per la raccolta di legname nell’alveo dei fiumi e quello per l’ammodernamento e manutenzione degli impianti di risalita e di innevamento artificiale.
“Con la legge di bilancio 2025,” spiega il ministro Gilberto Pichetto, “si è proceduto alla rimodulazione di due sussidi dannosi per il clima e l’ambiente: la rideterminazione delle misure di agevolazione dei veicoli elettrici aziendali, mirando a rafforzare il processo di decarbonizzazione della mobilità, e la disincentivazione dell’attività di smaltimento dei rifiuti in discarica senza recupero energetico, agendo sulla revisione dell’imposta sul valore aggiunto. Inoltre, nell’ambito della delega al Governo per la riforma fiscale nazionale, è stata portata a termine la revisione dell’incentivazione energetica con l’approvazione del Decreto legislativo 28 marzo 2025, n. 43 sulla revisione delle disposizioni in materia di accise. Pertanto, ai fini del superamento del sussidio ambientalmente dannoso sul differente trattamento fiscale di benzina e gasolio, nell’arco di cinque anni decorrenti dal 2025 è stato disposto l’avvicinamento delle aliquote di accisa tra i due carburanti”.
La riforma dei sussidi ambientalmente dannosi
Quello che emerge chiaramente dal nuovo catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi è come la riforma dei SAD non abbia i contorni di un’azione definita, quanto piuttosto quelli di un percorso a lungo termine.
L’Italia basa infatti la sua linea d’azione sul principio di gradualità, vale a dire prevedere un tempo sufficiente per la riduzione o eliminazione del sussidio, permettendo ai settori produttivi di implementare alternative a minore impatto ambientale.
Sempre secondo il documento, la maggior parte dei Sussidi Ambientalmente Dannosi è riformabile a livello nazionale, per un totale di 19,9 miliardi di euro. Di questi, 10,1 miliardi riguardano il Testo Unico dell’IVA e 8,4 miliardi i sussidi energetici inefficienti e alle fonti fossili.
“Per gli obiettivi dell’immediato futuro,” continua Pichetto, “la riforma fiscale ambientale sarà strategica e strumentale, come nel caso della graduale eliminazione dei sussidi dannosi alla biodiversità per il conseguimento degli obiettivi di ripristino previsti dalla Strategia nazionale per la biodiversità al 2030 e per i prossimi impegni di revisione dell’imposta sul valore aggiunto su beni e servizi non sostenibili, in attuazione della Direttiva (UE) 2022/542”.
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