Il confronto tra Xi e Trump sembra aver portato più a una pausa strategica che a un accordo.

La Cina ha accettato di posticipare l’introduzione dell’ultimo ciclo di controlli alle esportazioni di terre rare nell’ambito di un’intesa di massima appena raggiunta tra Xi Jinping e Donald Trump. Restano tuttavia in vigore le restrizioni precedenti imposte dal Governo di Pechino sui minerali essenziali, limitazioni responsabili di aver scosso il commercio globale.
Il confronto Trump-Xi
Le terre rare sono diventate la leva negoziale più potente sfruttata dalla Cina che, con le restrizioni alle esportazioni introdotte quest’anno, è riuscita a mettere in crisi gli acquirenti stranieri di minerali critici.
Il 30 ottobre Trump e Xi hanno avuto un colloquio di quasi due ore in Corea del Sud. Al termine del confronto il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che la Cina aveva accettato di conservare il flusso di esportazioni di terre rare e che la questione era stata “risolta“. Subito dopo, il Governo cinese ha annunciato che avrebbe sospeso per un anno i controlli alle esportazioni di terre rare introdotti il 9 ottobre. Quel giorno la Cina aveva rafforzato le restrizioni all’export di terre rare, introducendo nuove limitazioni per altri materiali e nuove regole per le esportazioni.
Rinviata l’adozione di nuovi controlli cinesi alle esportazioni di terre rare
Tuttavia, il rinvio appena annunciato da Pechino sembra non includere le restrizioni introdotte ad aprile, che non vengono proprio menzionate. “La Cina sospenderà per un anno l’attuazione delle misure di controllo delle esportazioni annunciate il 9 ottobre e studierà e perfezionerà piani specifici“, ha affermato un portavoce del Governo della Repubblica Popolare. Queste limitazioni si applicano alle esportazioni di sette terre rare e, in particolare, ai magneti in terre rare, fondamentali alla produzione di veicoli elettrici, chip e per l’industria della difesa. Dall’8 novembre di quest’anno una serie di aziende specializzate nella produzione di batterie, materiali per elettrodi e apparecchiature industriali avrebbero dovuto ottenere una specifica licenza dal Dipartimento del commercio del Consiglio di Stato per spedire prodotti all’estero.
Alla luce di questo, il confronto tra Xi e Trump sembra aver portato più a una pausa strategica che a un accordo vero e proprio, tanto è vero che i due leader hanno promesso di incontrarsi più volte nel corso del 2026.
L’accordo tra USA e Giappone su minerali critici e terre rare
Il Presidente USA sta cercando di diversificare l’accesso ai minerali critici. Questa settimana Trump è stato in Asia. Lo scopo del viaggio era in qualche modo riprendere i contatti con gli alleati degli Stati Uniti nella regione, molto provati dalle politiche tariffarie della Casa Bianca. Dopo una tappa in Malesia per il vertice dell’ASEAN, Trump è sbarcato in Giappone lunedì scorso. Il giorno successivo ha incontrato il nuovo Primo Ministro giapponese Takaichi. Di lì Trump è andato in Corea del Sud, dove ha incontrato Xi Jinping a margine del forum dell’APEC.
In Giappone Trump ha raggiunto un accordo quadro per l’estrazione e la lavorazione di minerali critici e terre rare. L’accordo definisce un quadro normativo di riferimento per assicurare l’approvvigionamento di minerali essenziali e terre rare.
I Governi di USA e Giappone hanno concordato di mobilitare il sostegno del settore pubblico e di quello privato per favorire forniture sicure. In base all’accordo quadro, le parti individueranno insieme “progetti di interesse” per riuscire a colmare le mancanze nelle catene di approvvigionamento e, entro sei mesi, adotteranno misure per fornire loro un sostegno finanziario. Adotteranno inoltre misure che serviranno a semplificare e a deregolamentare le procedure di rilascio dei permessi, compresi quelli per l’estrazione di minerali essenziali e terre rare.
Trump prova a diversificare l’approvvigionamento di materiali critici
Anche il recente accordo tra Stati Uniti e Australia sulle terre rare ha lo scopo di spezzare il predominio di Pechino sulle forniture di minerali critici,
Non solo, gli accordi con i Governi di Malesia, Thailandia, Vietnam e Cambogia hanno tutti lo scopo di aumentare l’accesso degli Stati Uniti alle terre rare e di introdurre norme sulle esportazioni che favorirebbero gli acquirenti statunitensi rispetto alle aziende cinesi. Questi accordi prevedono anche l’impegno di non bloccare le spedizioni verso gli Stati Uniti e di incoraggiare la lavorazione e gli investimenti locali da parte di imprese non cinesi. Quelli con Malesia e Thailandia sono memorandum d’Intesa e dunque non hanno valore vincolante.
Cosa stanno facendo gli Stati Uniti per sviluppare le proprie capacità nel settore delle terre rare e dei magneti permanenti?
A questa domanda risponde un’analisi del CSIS. Attualmente negli USA l’unico produttore di magneti in terre rare negli Stati Uniti è Noveon Magnetics. Ad ottobre Noveon Magnetics e Lynas Rare Earths hanno annunciato un memorandum d’intesa per stabilire una partnership strategica incentrata sulla creazione di una catena di fornitura nazionale scalabile per i magneti permanenti in terre rare negli Stati Uniti.
A luglio 2025, nell’ambito di un accordo storico, il Dipartimento della Difesa (ribattezzato da Trump Dipartimento della Guerra) ha investito 400 milioni di dollari in azioni di MP Materials, così il Governo degli Stati Uniti è diventato il maggiore azionista dell’azienda.
L’accordo prevede anche un impegno decennale sul prezzo minimo di 110 dollari al chilogrammo per i prodotti NdPr (neodimio-praseodimio, elementi chimici delle terre rare) di MP Materials. L’impegno dovrebbe proteggere la redditività commerciale dell’azienda in un contesto di prezzi bassi derivanti dalla sovrapproduzione cinese.
Inoltre, l’Office of Strategic Capital (OSC) del Dipartimento della Difesa ha concesso un prestito di 150 milioni di dollari per espandere lo stabilimento di MP Materials a Mountain Pass, in California, per rafforzare la capacità di lavorazione nazionale. MP Materials ha anche annunciato l’intenzione di costruire un secondo stabilimento di produzione di magneti negli Stati Uniti, noto come “Impianto 10X”. Il Dipartimento della Difesa ha stipulato un accordo decennale per l’acquisizione del 100% della produzione di magneti dello stabilimento.
Tuttavia, come spiegano molti analisti, ci vorrà del tempo per incrementare queste capacità. Fino ad allora, la Cina continuerà a mantenere un notevole potere di influenza sulle catene di approvvigionamento fondamentali all’economia e alla sicurezza.













