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Estrazione di minerali in acque profonde, Giappone primo al mondo

L'area intorno all'atollo di Minami-Torishima dovrebbe custodire quasi 16 milioni di tonnellate di terre rare. Preoccupanti le ricadute ambientali.

Estrazione di terre rare in acque prodonde, Tokyo prima al mondo
La nave Chikyu, foto: JAMSTEC

Il Giappone avvierà l’estrazione di terre rare dai giacimenti dei fondali marini nell’ambito di un progetto pionieristico. L’estrazione inizierà a gennaio 2026 e a dirigere l’operazione sarà l’Agenzia giapponese per la scienza e la tecnologia marina e terrestre (JAMSTEC), come riporta il quotidiano Nikkei. La Chikyu, una nave per trivellazioni in acque profonde, stazionerà a 100-150 km di distanza dall’isola di Minami-Torishima, un atollo corallino a sud-est di Tokyo.

L’estrazione di terre rare al largo dell’isola di Minami-Torishima

L’esperimento prevede l’immersione di una condotta a 5.500 metri di profondità, toccando il fondale marino, per poter raccogliere 35 tonnellate di fango. Se il tentativo andasse a buon fine, sarebbe il primo caso al mondo di una nave sfruttata per l’estrazione di terre rare dai giacimenti oceanici a tale profondità. La JAMSTEC ha già condotto un’operazione di trivellazione offshore al largo della costa della prefettura di Ibaraki tra agosto e settembre del 2022. In quel caso, però, la condotta aveva raggiunto una profondità di 2.500 metri.

Tutto l’esperimento dovrebbe durare tre settimane, dopodiché la nave Chikyu trasporterà il fango raccolto nel territorio centrale dell’arcipelago giapponese per i rilevamenti. In base alle stime, il fango dovrebbe contenere quasi 2 chilogrammi di minerali di terre rare. Alla direzione del progetto, tuttavia, non interessa tanto quanti sedimenti si riusciranno ad estrarre quanto piuttosto che il test abbia successo.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, la Cina detiene il primato per la produzione di terre rare, rappresentando quasi i due terzi della produzione mondiale e il 92% della capacità di raffinazione globale. La Repubblica Popolare vanta infatti grandi riserve di numerosi minerali essenziali. Tra questi, la stragrande maggioranza dei giacimenti di grafite, fondamentale per i veicoli elettrici, si trova appunto in Cina.

Tuttavia, anche i fondali marini della zona economica esclusiva giapponese sono ricchi di minerali di terre rare. L’area intorno all’atollo di Minami-Torishima da sola ne dovrebbe custodire quasi 16 milioni di tonnellate. Pertanto, si collocherebbe al terzo posto tra le riserve più vaste al mondo.

Un altro esperimento di estrazione avverrà nel 2027 e dovrebbe andare avanti per oltre un mese, recuperando quasi mille tonnellate di fango. Le autorità giapponesi prevedono di costruire una piccola raffineria a Minami-Torishima per facilitare il trasporto dei minerali.

Il progetto ha ovvie ricadute ambientali perché l’attività mineraria in acque profonde distrugge gli ecosistemi e i fondali marini. L’Autorità Internazionale per i Fondali Marini, organizzazione internazionale con il compito di gestione dei fondali oceanici al di fuori delle acque nazionali, si riunirà alla fine di questo mese per valutare la proposta di un codice globale per regolamentare proprio l’attività mineraria in acque profonde.

La Quad Critical Minerals Initiative

Giappone, Stati Uniti, Australia e India, attraverso il formato Quad, si sono impegnati a cooperare più intesamente per garantire approvvigionamenti stabili e sicuri di minerali critici. I quattro Paesi in una dichiarazione congiunta a inizio luglio hanno fatto sapere di aver istituito la Quad Critical Minerals Initiative, utile a “collaborare per proteggere e diversificare” le catene di approvvigionamento.

La dichiarazione, espressa in termini abbastanza vaghi, non offre molti dettagli ma è chiaro l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalla Cina. Pechino ha trasformato le restrizioni alle esportazioni di minerali in una leva geopolitica, nell’ambito del più ampio scontro commerciale con Washington, come risposta alla decisione statunitense di limitare l’accesso cinese ai semiconduttori.

L’Amministrazione Trump ha appena rimosso le restrizioni alle esportazioni di software per la progettazione di chip verso il territorio cinese, nel quadro di un intenso lavoro diplomatico che ha portato a qualche apertura. Tuttavia, l’Agenzia internazionale per l’energia ha affermato che per realizzare la transizione energetica è necessario diversificare le fonti di approvvigionamento di materiali critici per proteggersi dalle tensioni geopolitiche.

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About Author / Erminia Voccia

Giornalista appassionata e osservatrice delle dinamiche globali. Prima di approdare a Rinnovabili ha lavorato per i telegiornali e ha scritto per diversi quotidiani nazionali di temi legati all’ambiente e agli esteri, con uno sguardo particolare verso l’Asia. Si interessa di clima, politiche climatiche e geopolitica. Ha studiato il giapponese, ama la pizza ed è mamma di Lavinia.