In Commissione Ambiente, la sottosegretaria Gava ha illustrato i piani del Governo e le incognite legate al rinvio del nuovo mercato del carbonio europeo.

Il dibattito parlamentare sul fondo sociale per il clima
Il fondo sociale per il clima è stato al centro dell’audizione alla Commissione Ambiente della Camera di ieri. Nel corso della discussione, la sottosegretaria Vannia Gava ha chiarito la posizione del Governo sulla gestione delle risorse europee destinate a sostenere cittadini e imprese nella transizione energetica. Al centro del confronto, il nuovo sistema ETS2, che estenderà dal 2027 il mercato europeo del carbonio ai settori dell’edilizia e dei trasporti su strada.
La viceministro dell’Ambiente e della Transizione Energetica ha confermato l’impianto del Piano nazionale per il fondo sociale per il clima, articolato in quattro linee strategiche, ma ha anche annunciato la preparazione di due scenari alternativi in vista di un possibile rinvio dell’ETS2 deciso a livello europeo.
Rinvio dell’ETS2: perché l’Italia prepara due piani
L’avvio del sistema ETS2 è fissato al 2027, ma la direttiva europea prevede una clausola di salvaguardia: se nella prima metà del 2026 i prezzi di gas o petrolio risultassero eccezionalmente elevati, la Commissione europea potrà posticipare il nuovo mercato al 2028.
Questo possibile rinvio, ha spiegato Gava, avrebbe un impatto diretto sul fondo sociale per il clima, strettamente collegato ai ricavi delle aste ETS2. In tal caso, le misure previste dal piano nazionale verrebbero slittate di un anno e le risorse si ridurrebbero.
Per questo motivo il Governo sta elaborando due versioni del piano: una con dotazione piena in caso di partenza nel 2027, e una con finanziamenti ridotti nel caso di rinvio. Entrambe le ipotesi saranno incluse nella proposta che l’Italia dovrà trasmettere a Bruxelles.
Un meccanismo europeo per una transizione energetica equa
Il fondo sociale per il clima nasce con l’obiettivo di rendere la transizione energetica equa e inclusiva. Finanziato dai proventi delle aste ETS2, il fondo dovrà mitigare gli effetti sociali ed economici dell’estensione del sistema di scambio delle emissioni ai settori più diffusi e difficili da decarbonizzare.
Tra il 2026 e il 2032, il fondo metterà a disposizione 86,7 miliardi di euro, destinati a sostenere famiglie vulnerabili, microimprese e utenti dei trasporti nei Paesi membri.
All’Italia spetteranno circa 8 miliardi di euro, da utilizzare per efficienza energetica, rinnovabili e mobilità sostenibile. Gava ha ribadito che “in caso di rinvio dell’ETS2, le quattro linee di intervento del piano nazionale verrebbero inevitabilmente posticipate, riducendo le risorse a disposizione per la transizione”.
Dall’ETS all’ETS2: come cambia il mercato del carbonio
Per comprendere le ricadute del nuovo sistema, è necessario ricordare che l’ETS, istituito dalla Direttiva 2003/87/CE, è il principale strumento europeo di riduzione delle emissioni.
In Italia è attuato dal D.lgs. 47/2020, che obbliga gestori e operatori a ottenere un’autorizzazione per emettere gas serra e a rendicontare annualmente le proprie emissioni.
L’ETS2, introdotto con il Capo IV bis della direttiva, estende la stessa logica ai settori dell’edilizia, dei trasporti stradali e di parte della piccola industria.
Dal 2025, i soggetti regolamentati dovranno essere autorizzati a immettere combustibili in consumo e predisporre un piano di monitoraggio delle emissioni. La fase di mercato inizierà nel 2027 con la messa all’asta delle quote, e dal 2028 sarà obbligatoria la loro restituzione annuale.
Le novità europee e il ruolo del fondo sociale per il clima
Le modifiche alla direttiva ETS, parte del pacchetto Fit for 55%, estendono il campo di applicazione a nuovi settori come marittimo e rifiuti urbani, fissando un obiettivo di riduzione del 62% delle emissioni entro il 2030.
Le assegnazioni gratuite verranno progressivamente eliminate, mentre tutte le quote ETS2 saranno vendute tramite asta. Una parte dei proventi alimenterà il fondo sociale per il clima, il Fondo per l’innovazione e il Fondo per la modernizzazione, strumenti finanziari che sosterranno tecnologie pulite e investimenti per la decarbonizzazione.
In questo modo, il mercato del carbonio si trasforma in un meccanismo non solo ambientale, ma anche economico e sociale, destinato a sostenere il percorso verso la neutralità climatica.
ETS2 come strumento di redistribuzione
Nell’ambito del dibattito politico e tecnico, è utile ricordare l’analisi di ECCO – il think tank italiano per il clima, che ha recentemente pubblicato due studi sul nuovo sistema ETS2 e sul fondo sociale per il clima.
Secondo ECCO, l’ETS2 potrebbe generare tra 184 e 483 miliardi di euro a livello europeo nel periodo 2027-2032, con una quota italiana compresa tra 21 e 55 miliardi. Se i governi utilizzeranno il 100% dei ricavi per sostenere efficienza, elettrificazione e famiglie vulnerabili, il sistema potrà agire da meccanismo redistributivo. “L’ETS2 restituisce ai cittadini il gettito raccolto sotto forma di investimenti in efficienza energetica e rinnovabili”, si legge nello studio.
Le stime di ECCO indicano che i maggiori costi per le famiglie vulnerabili – tra 0,6 e 1,3 miliardi l’anno a seconda del prezzo del carbonio – sarebbero ampiamente compensati dalle risorse del fondo, la cui dotazione media annua per l’Italia è di circa 1,55 miliardi di euro. In altre parole, l’ETS2 potrebbe non solo mitigare l’impatto dei rincari energetici, ma anche favorire un riequilibrio strutturale della fiscalità tra i diversi vettori energetici.
Nel suo intervento, Gava ha ricordato che la riuscita dell’ETS2 dipenderà anche dal mantenimento di un equilibrio tra stabilità sociale e obiettivi climatici. “È prioritario assicurare adeguate misure di tutela per i soggetti più vulnerabili, preservando il consenso pubblico verso le politiche climatiche europee”, ha dichiarato.
ECCO: usare il Fondo sociale per il clima per anticipare i rincari
In Italia, il fondo sociale per il clima disporrà di 9,3 miliardi di euro fino al 2032, di cui 7 miliardi provenienti dall’Unione europea, destinati a politiche di decarbonizzazione e tutela sociale.
ECCO evidenzia come il fondo europeo possa rappresentare un’occasione di politica pre-distributiva, capace cioè di intervenire prima che i rincari si traducano in disuguaglianze, finanziando misure strutturali – come la riqualificazione energetica, il sostegno alle microimprese e la mobilità sostenibile – anziché semplici compensazioni.
Il think tank sottolinea che la piena attuazione del fondo può garantire accesso alle tecnologie pulite anche per le fasce più deboli, sostenendo interventi di lungo periodo e non semplici misure compensative. Inoltre, propone di integrare le risorse del fondo con ulteriori ricavi ETS2, così da ampliare la capacità redistributiva e favorire una transizione realmente inclusiva.












