Rinnovabili ha intervistato Roberto Di Nardo, Sales Director di BYD Italia che ci ha parlato degli obiettivi dell'azienda e dell'attenzione verso sicurezza, transizione e sostenibilità

Il brand cinese dell’automotive BYD sta macinando record su record. Superando nelle vendita di auto elettriche in Europa il colosso americano Tesla. Ed ora punta a consolidare la sua posizione in Europa. Come? Aprendo un centro di design nella capitale europea del design, Milano e portando una fabbrica in Ungheria, così da passare da importatore a produttore di auto.
BYD è un marchio che si fa notare in strada, lo possiamo testimoniare noi di Rinnovabili, che proprio in questi giorni stiamo testando la BYD SEAL U DM-I tra gli sguardi incuriositi dei passanti. Ma il colosso punta ad aumentare il numero di veicoli in Italia, come ci ha raccontato Roberto Di Nardo, Sales Director BYD Italia nell’intervista che ci ha rilasciato.
Qual è il segreto del successo delle auto BYD? È il prezzo, il design, la qualità o una combinazione di questi fattori?
Sicuramente è una combinazione di tutti e tre. Per quanto riguarda il prezzo, riusciamo a posizionare le nostre vetture, sia elettriche che ibride, allo stesso livello dei motori tradizionali europei, quindi incide indubbiamente. Tutti i nostri allestimenti sono full optional di serie. L’unica differenza riguarda la trazione, due o quattro ruote motrici. Sul fronte del design, siamo considerati i più “occidentali” tra i brand cinesi. Egger, il nostro capo designer, sta facendo un lavoro eccezionale. A riprova del nostro impegno verso il cliente europeo, le anticipo che apriremo a Milano un Design Center europeo BYD che accoglierà 50 designer. Questo dimostra quanto BYD sia attenta a raccogliere i feedback dei clienti europei.
Quindi significa che questo centro disegnerà i modelli per l’Europa?
Ci saranno sicuramente stilemi piuttosto che accorgimenti che saranno lavorati in Italia e che verranno accolti dalle future produzioni. BYD sta avendo un grande successo a livello globale.
Come sta andando in Italia?
In Cina, con 30 milioni di unità e 100 brand, il mercato è estremamente frammentato. Il 50% di questo mercato è costituito da New Energy Vehicle, veicoli elettrici (BEV) ed ibridi (PHEV). In quest’arena competitiva, BYD detiene il 30% di quota di mercato con 5 milioni di unità. Per quanto riguarda l’Italia, le ambizioni sono elevatissime e l’impegno di tutto il team è massimo. L’obiettivo è raggiungere nel più breve tempo possibile almeno 20.000 unità su strada. Perché 20.000? Perché è la soglia minima di visibilità per un nuovo brand nel nostro mercato. Al momento siamo a circa 13.000 unità immatricolate, quindi siamo sulla strada giusta e spero di raggiungere le 20.000 unità entro l’anno.
Questo effetto sorpresa è evidente. Guidando una vostra vettura, ho notato che le persone si girano, incuriosite. Recentemente c’è stata la presentazione della Dolphin Surf che compete con le piccole elettriche, come la Dacia. Abbassare i prezzi delle auto elettriche è un tallone d’Achille del settore. È possibile farlo e come state operando in tal senso?
In Italia, la guerra ai prezzi non è mai la soluzione. La Dolphin Surf, con i suoi tre allestimenti Active, Boost e Comfort, offre il massimo in termini di tecnologia e posizionamento di prezzo, quindi è già molto competitiva. Inoltre, abbiamo attivato un’offerta finanziaria di 99 euro al mese che rende l’accesso all’elettrico davvero democratico. Non ci sono più scuse per non passare all’elettrico. Quello che è fondamentale, sia per le case automobilistiche che per i concessionari, è la capacità di spiegare il TCO, il Total Cost of Ownership. Tutti conoscono il prezzo di acquisto, ma pochi sanno quanto costa davvero possedere un’auto. È cruciale individuare il cliente o il potenziale cliente, capire le sue esigenze in termini di percorrenza, e poi illustrare il TCO, che per un’elettrica come la Dolphin Surf include manutenzione ordinaria e straordinaria, ma anche l’esenzione dal bollo, fattori che hanno un’importanza strategica e vanno oltre il mero prezzo d’acquisto.
Sappiamo quanto gli italiani siano esigenti in termini di sicurezza e qualità del prodotto. Ha parlato di 13.000 unità immatricolate. Come viene percepito il marchio BYD in questa fase?
Ci stiamo distanziando dalla percezione della “cinesata”, che non rispecchia la realtà. BYD è estremamente attenta alle esigenze estetiche, come dimostra il Design Center di cui le parlavo. In generale, le nostre vetture sono tutte al massimo dell’allestimento e, rispetto ai nostri competitor, posseggono tutti gli ADAS di serie. Il Driving Monitoring System, ad esempio, aggiunge un valore significativo all’esperienza di guida. Responsabilizzare il guidatore è fondamentale, e gli ADAS offrono un supporto essenziale. Questo non solo migliora la sicurezza, ma nel lungo periodo, riducendo la sinistrosità, dovrebbe portare a una diminuzione del TCO e, in prospettiva, anche dei canoni di noleggio grazie alla riduzione dei costi assicurativi.
Il mondo vi guarda non solo per le auto, ma anche per le batterie. Quando si raggiungerà questo traguardo di maggiore autonomia che contribuisce a ridurre l’ansia da ricarica?
Le confermo che è dietro l’angolo. La tecnologia della Super charging platform, che permette 400 chilometri di autonomia in 5 minuti di ricarica, è già stata presentata: sono fatti concreti. Ciò che a mio avviso è necessario ora per accogliere questa tecnologia sono gli investimenti in infrastrutture da parte del legislatore. Non si può più prescindere da questo. Anche il passaggio dal reinvestimento dei fondi del PNRR in incentivi governativi rappresenta un passo indietro rispetto alla volontà che dovrebbe esserci nell’investire nella rete di ricarica. Questo è cruciale per ridurre l’ansia di un cliente che sceglie di guidare auto elettriche.
Quindi, secondo il suo parere non ha senso aiutare le persone a comprare un’auto se poi è difficile ricaricarla?
Le vetture sono posizionate molto bene, anche rispetto ai motori termici tradizionali. Investire in infrastrutture garantisce una riduzione dell’ansia da ricarica. Inoltre, considerando che la percorrenza media, weekend inclusi, è di circa 25 chilometri al giorno, l’ansia da ricarica è un aspetto talvolta relativo.
Oltre il Design Center di Milano, BYD quando arriverà nel vecchio continente con la sua produzione?
Non rimarremo solo importatori. La dimostrazione è l’imminente apertura della fabbrica in Ungheria, che avrà una capacità di circa 300.000 unità e fornirà l’intera Europa.
In Cina c’è stato un annuncio sui tagli dei costi delle auto. Questa riduzione di prezzi arriverà a cascata anche in Europa o è una prerogativa solo cinese?
Consideri che si tratta di un mercato ampiamente frammentato e polverizzato. Ma trasportare questo meccanismo di taglio prezzi in Italia non avrebbe alcun senso e non si farà.
Come contribuisce BYD agli obiettivi di sostenibilità?
Ogni processo produttivo e l’intera gamma sono incentrati sull’obiettivo primario del nostro Vicepresidente Stella Li e del fondatore Wang Chuanfu di abbassare la temperatura del globo terrestre di un grado. La dimostrazione primaria la trova nella nostra gamma: in Italia abbiamo importato otto modelli, di cui 7 elettrici. Inoltre abbiamo 120.000 ingegneri che lavorano costantemente all’innovazione ed efficienza dei nostri prodotti. È un obiettivo ambizioso, ma su larga scala i segnali sono assolutamente positivi”